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06/05/2007 |
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Nello spirito di Assisi |
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Non si pu� dimenticare che il Papa che ebbe l'ispirazione di indire il Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII, nei suoi cinque anni di pontificato lesse profondamente i "segni dei tempi" e lasci� alla riflessione dell'umanit� due poderose encicliche sociali di cui l'ultima reca il titolo "Pacem in terris". Pur avendo la Chiesa Cattolica certamente e profondamente, a cuore il tema della pace (il suo Messia � definito "Principe della pace"; Is. 9,5) e pur avendone trattato in varie parti di molti documenti, nessuna enciclica, ad eccezione di quella sopra ricordata, apre il sipario sulla pace nel mondo e fa della pace il tema centrale attorno al quale ruotano tutte le altre questioni nella luce piena del Vangelo e della tradizione della Chiesa. Altra singolarit� di questa enciclica � il fatto che i suoi destinatari siano anche "tutti gli uomini di buona volont�". Il coinvolgimento di quanti hanno a cuore i destini dell'umanit� nell'opera di costruzione della pace non riduce certamente la qualit� e l'intensit� dell'impegno dei cristiani, tanto che il Papa che opera l'atterraggio del Concilio, Paolo VI, in un tempo di continuata proliferazione nucleare e nella dialogante linea dei documenti conciliari che non poco parlano di pace (in particolare, Gaudium et spes), per un verso impegna istituzioni (mondiali, continentali, nazionali e locali) uomini e donne di ogni parte della terra a realizzare il passaggio "da condizioni di vita meno umane a condizioni pi� umane" nella convinzione che "lo sviluppo � il nome nuovo della pace" (si tratta di un integrale sviluppo dell'uomo e di un solidale sviluppo dell'umanit�) e per altro verso ritiene che la Chiesa, nella sua universale missione di salvezza, debba essere esemplare ed attenta alla grande questione della pace sicch� istituisce la Commissione Iustitia e Pax ed indice dal 1968, per il primo giorno dell'anno, la Giornata Mondiale della Pace. Giovanni Paolo II - che alla riflessione conciliare aveva dato un generoso e fervido contributo, che nella sua esperienza di vita portava i segni vivi della guerra con l'abominio metafisico della Sho� e del successivo totalitarismo antireligioso e materialista, che dall'Unione Sovietica comunista si era allungato alla sua Polonia, che dei suoi due predecessori aveva assorbito le ricchezze spirituali e la grande ansia pastorale per una missione religiosa di salvezza nella costante ricerca della pace universale - consider� che le religioni presenti nella vita dei continenti non dovessero e non potessero sottrarsi ad uno specifico e continuo contributo alla pace e che nessun luogo meglio di Assisi potesse raccogliere l'anelito di grandissima parte dell'umanit� e la preghiera, sia pure distinta,ma insieme elevata al Dio onnipotente e creatore dai rappresentanti di molte religioni. Cos� nel 1986 nasce questa nuova ed universale iniziativa di pace, che non poco fece discutere dentro e fuori il mondo cattolico. Bene ha fatto la Comunit� di S. Egidio a riprendere lo spirito di Assisi, a fondare l'Associazione internazionale Uomini e Religioni, a portare per varie citt� del mondo questo messaggio di fraternit� fra gli uomini e di pace fra religioni, buon auspicio e grande risorsa per la pace universale. Il fatto che nel prossimo ottobre questa singolare iniziativa abbia come sede Napoli, anche per volont� del nostro Cardinale Arcivescovo Crescenzio Sepe, deve indurre comunit� ecclesiale, societ� civile e istituzioni ad assumere consapevolezza che anche Napoli, pur nella drammaticit� dei suoi problemi sociali e delle non poche carenze politiche, pu� lanciare un messaggio di speranza e di pace a condizione che sappia utilizzare la circostanza non come mera forma di spettacolo ma come provvida occasione per un buon esame di coscienza. La pace a Napoli significa molte cose: l'impegno corale di tutti, ciascuno per la sua parte, per isolare prima ed estirpare poi la camorra e la mentalit� camorristica che corrodono come una metastasi il tessuto sociale; la necessit� che la politica torni ad essere la vera ricerca del bene della citt� e del suo governo (non nell'interesse dei blocchi di potere, dei partiti politici completamente autoreferenziali, degli stessi governanti pi� imprenditori di se stessi che uomini e donne a servizio della comunit� civile) capace di utilizzare, senza sprechi e senza fantasiose idee di grandezza, le ampie risorse disponibili nazionali ed europee per innervare un processo endogeno di sviluppo che da lavoro a giovani e donne, con le necessarie strutture sociali (case, asili nido, scuole non fatiscenti,ecc), aprendo una concreta via alla formazione di nuove famiglie e alla tutela sociale di quelle esistenti che stentano ad arrivare alla fine del mese; la necessit� che la politica risolva annosi problemi della nostra citt� (sottosuolo, manutenzione delle strade, rete idrica, rete fognaria, rifiuti solidi urbani, trasporto pubblico, opere necessarie a rendere pi� disincentivato il traffico privato, e per quanto possibile, pi� fluente; inquinamento di terra aria e mare; ecc.) che fortemente incidono sulla moderna vivibilit� di una metropoli e scuotono non poco "la .pace" dei cittadini; l'impegno di'istituzioni, associazioni, comunit� religiose a ricostruire uno spirito civico che � partecipazione attiva dei cittadini alla gestione di quel pubblico che � di tutti (e non di nessuno o di pochi!) e all'abbandono in molti ceti sociali di uno spirito di chiusura e di cura del proprio esclusivo particolare interesse. L'auspicio � che il convegno di ottobre, nel contribuire alla pace universale, porti a Napoli un bisogno nuovo ed effettivo di ricerca di pace vera che parta da un buon esame di coscienza, fatto da cattolici e laici, dal recupero di una vera dimensione di fraternit� umana e di servizio, dall'impegno generoso di ciascuno ad assumere le proprie responsabilit� e, superando individualismo utilitarismo ed esclusivo particolare interesse, a rendere la nostra citt� bella dentro e nel suo vissuto quotidiano cos� come � bella fuori nei suoi contorni naturali.
Raffaele Cananzi
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