Comunità di S.Egidio


 

27/05/2007

IL VIAGGIO IN MALAWI DI 150 RAGAZZI DELLE SCUOLE ROMANE, ACCOMPAGNATI DAL SINDACO
TESTIMONI DI SPERANZA

 

Il diario di Walter Veltroni: �Qui hanno incontrato per la prima volta la povert�. E capito che possono fare qualcosa per chi ha meno fortuna di loro�.

Il contrasto forte, stridente, arriva subito. Sulla pista di atterraggio dell�aeroporto di Lilongwe il nostro � l�unico aereo. Il traffico, i rumori e la moltitudine di velivoli di Fiumicino sono lontani appena 10 ore, eppure i 150 ragazzi delle scuole romane e i loro insegnanti si rendono subito conto che la distanza � molto pi� grande, molto pi� profonda. Sono arrivati in uno dei Paesi pi� poveri del mondo, e lo sapevano, quando hanno iniziato a raccogliere i fondi per costruire, qui, due scuole.

Dopo il Mozambico e il Rwanda, Roma porta il suo cuore e la sua solidariet� in Malawi, grazie a questi ragazzi fantastici che hanno lavorato mesi per raggiungere il loro obiettivo. Vengono da una trentina di scuole, tra le rappresentanze pi� folte c�� quella degli studenti di Ostia. Tutti uniti per un traguardo concreto, che diventa visibile, reale, il giorno stesso, quando andiamo a inaugurare la Scuola "Roma" nel distretto di Nkhukwa.

Raggiungiamo i due nuovi edifici dopo circa un�ora di pullman. Ad accoglierci sono i colori, gli sguardi e i sorrisi di centinaia di bambini che cantano e ballano per noi, e in un attimo siamo insieme a loro, a seguire quel canto, Wasa Wasa, fatto di un ritmo e di parole che ci accompagneranno per tutto il viaggio. A Nkhukwa ci sono le autorit� locali e i missionari comboniani di padre Mario. Saranno loro a gestire il complesso scolastico: accoglier� oltre 800 bambini che l� potranno non solo studiare, ma anche trovare cibo e acqua. Sono momenti di festa e di commozione. I nostri ragazzi ridono, scherzano, capiscono e si fanno capire con parole e gesti, ma spesso l�emozione arriva forte, e gli occhi si fanno lucidi.

A Nkhukwa non ci sono adulti n�, tanto meno, anziani. In Malawi l�aspettativa di vita � fra i 35 e i 37 anni. L�Aids ha creato un vuoto tra le generazioni adulte, e la mortalit� infantile � tra le pi� alte al mondo.

Qui l�acqua � una benedizione

La nuova scuola ha due targhe ben visibili sul muro principale: sono le dediche ad Angelo Frammartino, il giovane volontario accoltellato a morte a Gerusalemme meno di un anno fa, e a Giulia Songini, una studentessa del Liceo Augusto che sarebbe stata con noi se una malattia crudele non se la fosse portata via poche settimane fa.

Rientrando in albergo, sul pullman, i ragazzi parlano tra loro e tutti si ritrovano negli stessi pensieri: �Sapevamo quanto la situazione fosse difficile, sapevamo della povert�, ma vedere la realt� direttamente � tutta un�altra cosa�.

Il giorno dopo il programma prevede l�inaugurazione delle aule scolastiche di Matola, un�opera di cui gli studenti di Ostia vanno particolarmente fieri. Durante il tragitto per arrivare sul posto veniamo sorpresi da un violento temporale, ma a nessuno dispiace, perch� tutti hanno gi� imparato che qui in Africa l�acqua � una benedizione. L�allegria delle centinaia di bambini e ragazzi che intonano Wasa Wasa � ancora pi� bella, sotto l�acquazzone. Facciamo caso a tante bambine, di sei o sette anni al massimo, che tengono il loro fratellino o la loro sorellina appena nati legati con un drappo di stoffa sulla schiena. In Malawi si deve crescere in fretta. Il pomeriggio � dedicato alla visita della missione dei padri Monfortani di Balaka, che � un miracolo concreto per migliaia di persone che possono contare su un ambulatorio, su una scuola, su una mensa e su altri servizi realizzati grazie al trentennale lavoro di questa congregazione guidata da padre Luigi e animata dalla solidariet� di fantastici volontari. Nell�area della missione incontriamo il dottor Mario Spini, un toscano che trasmette sicurezza e competenza, e ci parla del suo centro medico per la lotta all�Aids che sta sorgendo nei pressi.

Il terzo giorno siamo a Zalewa, una localit� molto conosciuta. Si tratta di un luogo nel bel mezzo della savana, a un�ora di auto dall�unica strada asfaltata del Paese, che ospita un campo di raccolta per rifugiati dell�Acnur-Onu. Ci dicono che � la prima volta che degli studenti arrivano a visitare il campo, a conoscere una realt� cos� forte.

Oggi i rifugiati sono circa 2.800, ma ai tempi delle guerre in Mozambico, in Congo e in Ruanda qui vivevano 250.000 esseri umani. Gli adulti, molto pochi, non possono tornare nei loro Paesi d�origine. I bambini, moltissimi e per lo pi� orfani, hanno pochissime possibilit� di un futuro migliore. I nostri ragazzi ascoltano le storie di guerra e violenza che alcuni coetanei raccontano, poi raccolgono le lettere che i rifugiati scrivono.

Sono indirizzate soprattutto al Papa, al presidente degli Stati Uniti e al segretario generale dell�Onu. In quei fogli, scritti in inglese o in francese, il concetto espresso � sempre lo stesso: �Non dimenticatevi di noi, aiutateci, portateci via da qui�. Un ventitreenne congolese mi mette in mano una lettera scritta in italiano, evidentemente sapeva che ci sarebbe stata la nostra visita. Poi ho scoperto che ne aveva scritte altre 20 uguali, e le aveva distribuite ai nostri ragazzi. Arriviamo, quindi, a Blantyre, la vecchia capitale al tempo del colonialismo inglese. Qui c�� il migliore ospedale del Malawi per la cura dell�Aids ed � gestito da medici e volontari, quasi tutti romani, della Comunit� di Sant�Egidio.

La struttura, in pochi anni, ha strappato alla morte migliaia di persone, grazie al progetto "Dream" che fornisce farmaci retrovirali in grado di bloccare il virus dell�Hiv. Con il passare dei giorni il cambiamento di molti ragazzi si fa sempre pi� evidente, soprattutto per quelli che erano partiti un po� meno consapevoli di quello che avrebbero trovato.

Quel "senso" che riempie la vita

Una riflessione comune � quella sul "tempo", che in Africa sembra davvero scorrere in un altro modo, pi� lento, rispetto al nostro. Da qui la nostra societ� appare frettolosa e distratta, piegata alla logica del consumo immediato e troppo spesso superficiale: auto veloci, elettrodomestici veloci, computer sempre pi� veloci. La conclusione che i ragazzi si scambiano � sostanzialmente una, ed � quella che noi, che viviamo nella parte ricca e fortunata del mondo, cerchiamo in mille modi di guadagnare tempo, per poi accorgerci di non averne mai abbastanza, e soprattutto di non riuscire, spesso, a impiegarlo dando alla nostra vita quel "senso" capace di riempirla. L�opposto di quello che i ragazzi hanno visto nei missionari e nei volontari che in Malawi conducono un�esistenza veramente dura, lavorando per i pi� poveri della terra e senza alcun bene materiale. Ma la felicit� segna dolcemente i loro volti.

Infine, l�ultima tappa: dopo una visita a un villaggio di pescatori sul lago Malawi, veniamo ospitati nella cooperativa agricola fondata dal nostro concittadino padre Federico Tartaglia, un esempio di come � possibile il riscatto dell�Africa attraverso un�esperienza comunitaria che punta su un�agricoltura moderna e di qualit�. A questo punto il nostro viaggio volge al termine, e nessuno ha gran voglia di tornare. I ragazzi parlano tra loro di quello che si potr� fare di concreto per l�Africa, hanno voglia di raccontare quello che hanno visto ai loro compagni di scuola. Sanno di aver vissuto un�esperienza straordinaria, visitando una terra meravigliosa, che ha tante risorse e poco sostegno da parte di chi queste risorse potrebbe contribuire a liberarle. Sanno che molto dipende, purtroppo, dal silenzio che continua ad avvolgere l�Africa, ma sanno che a fare in modo che questo possa cambiare ci penseranno anche loro, ora che sono diventati testimoni.

Walter Veltroni