Roma sicura. Roma e� sicura. Si puo� girare di notte a qualunque ora da San Lorenzo a Trastevere, anche se aumenta la piccola violenza urbana. Niente, davvero, di confrontabile con grandi metropoli mondiali, purtroppo meno insicure. Ma cresce, come in altre parti d�Italia, l�insofferenza. E� un sentimento diffuso. Va dal fastidio per i writers che imbr-u-ttano la citta�, ai quartieri della festa notturna stretti tra doppie file di auto con multe ed esenzioni non sempre spiegabili, tra bottigliette e rumore, e l�impressione che la citta� sia per i tavolini e non le persone (non basterebbe segnare per terra i confini, esporre una licenza chiara della concessione e quindi rendere facilmente trasparenti anche ai cittadini le irregolarita�, magari con un numero di telefono?). Ma e� una insofferenza che prende forma e si fa discorso pubblico quando si incanala verso rom e sinti, verso romeni e �altri�, indistintamente fastidiosi o pericolosi. In tutto meno di diecimila persone, la meta� bambini.
Roma ha gestito con avvedutezza la presenza cinese, c�e� qualche periferia con concentrazioni eccessive governate dal mercato della casa, ma e� diffuso un fastidio anti-romeni e anti-zingari. Se incoraggiato puo� diventare pericoloso. C�e� un antigitanismo che da sempre attraversa l�Europa e ha riempito campi di sterminio, ma che non ha creato anticorpi nella societa�, al contrario della Shoah. Non c�e� vergogna nel disprezzo. Non c�e� misura nella sanzione del comportamento irregolare: e� l�unico caso in cui i reati di alcuni portano alla distruzione della casa, brutta quanto ci pare, di tutto il gruppo.
Per questo e� saggio cercare soluzioni realistiche. La scurezza e� un valore. Non e� di destra o di sinistra. Ma la criminalizzazione di un gruppo imbarbarisce tutta la societa� e scatena mostri. Il Patto per Roma Sicura non parla di espulsioni ma e� stato recepito dall�opinione pubblica come una promessa di �fare piazza pulita�.
La creazione di quattro grandi villaggi per quattro-cinquemila persone non e� l�ideale, ma puo� essere un�alternativa decente al fango e alle baracche di fortuna. Non ai campi attrezzati che gia� esistono. Altrimenti negherebbe quanto di buono e� stato fatto finora, tra scolarizzazione e primo livello di dignita� di vita. I campi attrezzati �storici� vanno semmai risanati e si puo� pensare a servizi aggiuntivi, a incentivi concordati, a fronte di tassi di frequenza scolastici e altri comportamenti virtuosi. I campi irregolari in parte potranno confluire nei nuovi villaggi, in parte in altri piu� piccoli, da attrezzare, rispettando i legami con la citta� dei piu� antichi stanziali. Da sempre e� piu� facile l�inserimento e l�assorbimento di piccoli gruppi, magari con piccoli vantaggi per i quartieri che ce li hanno piu� vicini. Vanno perseguite entrambe le piste e dire chiaro ai cittadini che gli zingari e i romeni fanno parte della stessa nostra comunita�. E� anche una battaglia culturale.
Mario Marazziti
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