Perch� George W. Bush ci tiene tanto a incontrare i rappresentanti della Comunit� di Sant�Egidio nonostante il cambiamento di programma imposto al presidente degli Stati Uniti per motivi di sicurezza? Una risposta arriva dall�analisi della doppia natura di un�istituzione che ha sempre goduto di una particolare benevolenza da parte di Giovanni Paolo II. Fu papa Wojtyla ad affidare a monsignor Vincenzo Paglia e ad Andrea Riccardi l�organizzazione della giornata mondiale di preghiera per la pace, con l�obiettivo di non lasciare sguarnito dalla presenza dei cristiani il fronte dei nemici della guerra. �La pace � nostra, e dobbiamo affermarlo� disse Giovanni Paolo II. Da allora, ottobre 1986, Sant�Egidio significa due cose. Da un lato, c�� l�assistenza ai poveri, agli anziani, ai malati terminali. Agli ultimi. � un�attivit� silenziosa, ma efficacissima: basta andare alla stazione Termini, di notte, per accorgersi dell�impegno quotidiano di tanti volontari per assistere i barboni romani.
Dall�altro lato, con la sua rete globale (� presente in 70 paesi del mondo, con 50mila membri), la Comunit� di Sant�Egidio continua a esercitare un ruolo di �diplomazia parallela� specie in quelle zone del pianeta dove la voce degli organismi sovranazionali � particolarmente flebile, se non spenta. A cominciare dall�Africa. E qui il discorso diventa di grande interesse per il presidente americano, sempre pi� preoccupato dall�avanzata dell�integralismo islamico nel continente africano (il caso della Somalia � il pi� evidente, ma non l�unico), dove i terroristi pescano nell�immenso bacino della povert�, della fame, delle epidemie e delle guerriglie tribali. Poche settimane dopo l�attacco alle Torri Gemelle, Riccardi mi fece questo ragionamento: �Dobbiamo riprendere una forte iniziativa in Africa, dove gli occidentali e l�Europa in particolare si sono ritirati. Abbandonarla al suo destino significa lasciarla cadere nella rete di Bin Laden�. Il fondatore della Comunit� di Sant�Egidio aveva ragione, come i fatti poi hanno dimostrato. E da qualche tempo Bush si mostra particolarmente attivo sul versante africano, al contrario degli europei che continuano a balbettare inconsistenti denunce. Il capo del governo degli Stati Uniti sa che n� l�Onu n� la Nato possono fare molto in un�area inquinata anche da una forte diffidenza per l�imperialismo americano. Bush ha bisogno di alleati, discreti e credibili. Un ruolo su misura per una Comunit� religiosa che, in questo momento, cura 35mila malati di Aids nel continente africano.
Antonio Galdo
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