Comunità di S.Egidio


 

20/06/2007

Comunit� di S.Egidio: �Spesso basta poco, l�aiuto del quartiere, dei vicini�
�Aiutiamo gli anziani a restare a casa loro�

 

CASA dolce casa, � proprio il caso di dire. Invecchiare fra le mura domestiche � meglio che farlo, magari serviti e accuditi, dentro un istituto, fosse anche di stralusso. E� a partire da questa constatazione, frutto di una lunga assiduit� con gli anziani, che la Comunit� di S.Egidio lancia il suo appello-proposta: aiutiamoli a restare a casa loro. Non una battaglia contro le Residenze Sanitarie Assistite (le Rsa, 64 nella provincia di Firenze, con dentro 3800 persone e lunghe liste d�attesa), ma l�offerta di una opportunit� reale di scelta a una categoriadi cittadini in crescita costante, gi� un quarto (93.740) dell�intera popolazione, �titolari� del 68% di quell�imponente 42% di famiglie fiorentine costituite da una sola persona, con assegno sociale in 11 mila casi e pensione minima in 69 mila, e bisognosi di aiuto, non solo a causa di malattie, in almeno 10 mila. Rispetto a cui, insomma, gi� ora si pone un serio problema di risorse pubbliche: gran parte delle liste d�attesa per le Rsa sono dovute alla mancanza non di posti, ma di soldi pubblici per il pagamento della quota sanitaria, mentre quelli destinati all�assistenza domiciliare sono ancora minimi e la badante � un lusso di pochi.

Ma quello sollevato dalla Comunit� di S.Egidio � un problema umano e sociale, prima ancora che economico, di una citt�, si sostiene, �non pensata per gli anziani�. L�esperienza ormai ventennale maturata con gli over 65, infatti, soprattutto in due quartieri della citt� - Ponte di Mezzo, quasi periferia, e Sant�Ambrogio, cuore del centro storico � e all�Istituto di Montedomini, dimostra �che in realt� sono rari i casi in cui davvero non si pu� fare nulla per imboccare la strada di un istituto�. Molto spesso, come dicono le storie presentate ieri all�incontro pubblico "Anche domani a casa mia", organizzato dalla Comunit� nella sua sede di via della Pergola, basta davvero pochissimo: l�installazione di un ascensore, l�abbattimento di una barriera architettonica, una rete di negozianti che porta la spesa in casa, un gruppo di amici che telefona, una vicina che va a pagare le bollette e a prendere le medicine. E un quartiere intorno.

Il vantaggio di restare in casa, del resto, � innegabile dal punto di vista psicologico: �Non posso credere che sia meglio un comodino, uno spazio angusto, una vita tutta anonima, alla propria casa� spiega Maria, un�anziana che sta facendo da testimonial alla campagna lanciata dalla Comunit� di Sant�Egidio, con l�invito, rivolto a chiunque abbia voglia di mettersi a disposizione per estendere il suo impegno con la terza et�, a chiamare il numero 055.234.27.12 (disponibile anche una guida: Come rimanere a casa propria d aanziani). L�alternativa alla Rsa, ovvero alla solitudine e al senso di abbandono che sono i veri nemici della terza et�, molto spesso, secondo la Comunit�, � un insieme di risorse minime, attivate da una rete di vicinato. La presenza degli operatori di via della Pergola � bastata, per esempio. a convincere i condomini di Anna, caduta dalle scale, a mettere un ascensore. Nel caso di Gina, con carattere un po� burbero e molto isolata nonostante una famiglia numerosa, � servita a riattivare una circuito di rapporti familiari interrotti, attraverso l�organizzazione di incontri con i fratelli e il figlio, l�invito a festeggiare insieme i compleanni. Ma i racconti sono tanti: Anna, che oggi non c�� pi�, era diventata cos� amica degli operatori della Comunit� che tutte le sere li chiamava per farsi dare la buonanotte: �Cos� mi passa la paura� diceva. Ad aiutare Antonietta, 80 anni, caduta in casa e rimasta per terra da sola due giorni, � stato invece direttamente il suo pizzicagnolo, che si � preoccupato non vedendola e � andato a suonarle il campanello; mentre Duna e Mario Pierini hanno potuto restare nella loro casa, circondati da chi pu� cos� continuare ad aiutarli, grazie a un nuovo condizionatore, comprato col contributo del Comune su informazione degli operatori di S.Egidio. Silvia, rimasta sola dopo la morte dei genitori e del fratello, aveva bisogno soltanto di qualcuno che le facesse la spesa e qualche lavoretto per casa. Questo �qualcuno� sono diventati, a turno, i suoi vicini di casa e lei ha potuto restare l�, nel quartiere dove � nata e vissuta. E c�� anche la storia di Mario e Renato, rimasti soli, alle prese con pensioni piccole piccole, gi� entrati in un istituto, ma che, di nuovo grazie a una rete, sono riusciti a uscirne, e adesso vivono insieme in una casa in affitto del Comune sempre seguiti da qualcuno, che li accompagna ai giardini, va con loro dal medico e in vacanza.

�Riannodare fili�, �prevenire�, piuttosto che �intervenire chirurgicamente�, sono, come ha spiegato ieri Michele Brancale a nome della Comunit� di S.Egidio, le vere parole d�ordine capaci di incidere nelle cose. Sapendo che lavorare sulle situazioni concrete, �verificando di continuo la condizione degli anziani, e quello che si fa per loro, � un�indispensabile �assicurazione� dal rischio del �velleitarismo� in cui tanto spesso cadono le politiche per la terza et�. �Vorrei sapere� si chiede Maria la testimonial, �perch� si rispettano le volont� di un testamento. Ma non si dovrebbe essere ascoltati da vivi, se si dice che in istituto non ci si vuole andare...�.

Maria Cristina Carrat�