C'� una �congiura del silenzio�, una vera e propria �rimozione culturale� che offusca il genocidio zingaro operato dal nazismo. Il primo studio storico serio sulla strage dei nomadi nei lager, d'altronde, � solo del 2000, opera di Guenter Lewy, che stima tra i 219 mila e i 500 mila i deportati col triangolo nero degli �asociali� e la �Z� cucito sulla casacca. Un olocausto che chiude nel sangue sette secoli di ostilit� e persecuzioni, ma al quale non � seguito una profonda riflessione, come per l'antisemitismo. E cos� il �caso zingari� non viene ancora affrontato in modo organico dalla politica e dalla giurisprudenza, contribuendo ad alimentare un diffuso sentimento di �antigitanismo�.
Andrea Riccardi, fondatore e leader della Comunit� di Sant'Egidio, pungola il mondo intellettuale ad aprire gli occhi su un popolo che vede sistematicamente negati i propri diritti di minoranza etnica, solo perch� non ha un territorio di appartenenza. Occasione � il convegno organizzato dalla Comunit� e ospitato dalla Provincia di Roma, significativamente, nella Sala don Luigi Di Liegro di Palazzo Valentini. �Sul genocidio zingaro c'� una congiura del silenzio - accusa lo storico - in particolare della cultura italiana che dagli anni 40 non ha mai aperto una riflessione seria� sulla realt� problematica di un popolo fatto di etn�e diverse �ma in gran parte europee�.
Marco Impagliazzo, storico e presidente di Sant'Egidio, ricorda le tappe della persecuzione, fino alla �minimizzazione� seguita al genocidio. Il primo documento sugli zingari in Europa � del 1322, del 1471 il primo decreto di espulsione dalla Svizzera. Seguiranno Spagna, Sacro Romano Impero, Paesi Bassi, Inghilterra, Napoli, Firenze, Venezia e lo stesso Stato Pontificio. Dal Portogallo verranno deportati in Brasile e Africa, nel 1725 Federico Guglielmo I di Prussia ordin� l'impiccagione di tutti gli zingari sopra i 18 anni. �Il loro nomadismo - chiede Impagliazzo - � imprescindibile o prodotto del rifiuto sociale?�. La leggenda che li accusa di avere forgiato i chiodi della croce li accomuneranno con gli ebrei nella maledizione di �popolo deicida�. E per Amos Luzzatto, gi� presidente delle comunit� ebraiche italiane, nella storia delle persecuzioni �zingaro o ebreo sono termini intercambiabili�.
Cos� Cesare Lombroso nel 1878 li definisce �delinquenti antropologici� perch� �dolicocefali come le scimmie�. Da qui ai deliri nazisti il passo � breve. Pi� incomprensibile che al processo di Norimberga non si sia parlato del genocidio zingaro, e fino al 1980 la Germania ne abbia negato il carattere razziale e quindi gli indennizzi.
Nel nostro Paese sono circa 130 mila, di cui 70 mila italiani, 30 mila ex jugoslavi, 30 mila romeni. Lo 0,23% della popolazione, ma �suscitano reazioni sproporzionate alla loro consistenza - dice lo storico - e finiscono in cronaca pi� spesso per la morte dei bambini per freddo o incendi�. Luzzato ricorda come il libro Cuore di De Amicis racconta dei piccoli accattoni italiani emigrati in America e del giudizio di �popolo di ladri� che ci veniva affibbiato.
Unanime il giudizio severo di pi� istituzioni europee sul mancato godimento dei diritti elementari degli zingari in Italia, dice il vicepresidente della Consulta Giovanni Maria Flick: �L'articolo 6 sulla tutela delle minoranze non � subordinato all'appartenenza a un territorio�. Serve un approccio giuridico di ampio respiro. Per Flick �la Carta dei valori e dell'integrazione voluta dal ministro Amato per gli immigrati pu� essere un'ottima base di partenza, come i patti di legalit� sottoscritti da qualche comune con i capi Rom�. Ma attenzione, avverte Riccardi: �Sicurezza e solidariet� vanno declinate insieme. Isolare la sicurezza apre il vaso di Pandora della paura sociale�.
Luca Liverani
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