Comunità di S.Egidio


 

14/08/2007


Non c�� pace per i Rom

 

Nel 1725 Federico Guglielmo I di Prussia decretava che gli zingari sopra i diciotto anni, uomini e donne, fossero impiccati senza processo. Era solo pi� conseguente di altri governanti che l'avevano preceduto e che l�avrebbero seguito.

Gli zingari sono l'Olocausto con cui non abbiamo mai fatto i conti. Trecentomila o mezzo milione sono stati inghiottiti nei campi di sterminio (e la stessa oscillazione della cifra mostra il disinteresse degli studi storici), ma non sono cresciuti in Occidente gli anticorpi per un antigitanismo che non si � mai attenuato, n� prima n� dopo la seconda Guerra Mondiale. Nessun risarcimento, nessun senso di colpa o vergogna collettivo, nessun tentativo di trovare una soluzione reale. Tutti gli autori che hanno scritto delle "degenerazioni degli ebrei" hanno alimentato la letteratura e le favole sull'istinto naturale a delinquere dei rom. Ma quando si rade al suolo un'intera baraccopoli zingara nelle Marche perch� un ragazzo ubriaco (rom) ha investito dei poveri passanti, nessuno si scandalizza. E, per fortuna, nessuno rade al suolo il condominio dei ragazzi e delle ragazze ubriachi al volante (non rom) che popolano le cronache di queste ultime settimane.

E' cos� che si arriva ad oggi, in Italia. Con i rom che hanno una speranza di vita alla nascita di 45 anni, pi� di trenta in meno rispetto al resto della popolazione. Non perch� tutti i bambini bruciano nella loro roulotte, ma perch� le condizioni di vita tutti i giorni, notte e giorno, da quando nascono, sono tali che milioni di giorni di vita non verranno mai vissuti. Malattie, incidenti, malnutrizione, condizioni igieniche, acqua non pulita, nessun welfare. E' una questione di diritti umani rimossa in parte dell'Occidente e ancor pi� in Italia. E' una questione di antigitanismo diffuso al punto che nessuno pu� rischiare pubblicamente di proporre soluzioni senza pagare pesanti prezzi politici verso chiunque invochi "legalit� e rispetto delle regole".E che ci si pu� permettere e dire di tutto. Proviamo mentalmente cosa accadrebbe se le stesse cose si dicessero, pensassero e facessero verso una qualunque altra minoranza sociale, culturale, religiosa, sessuale: � un esercizio benefico.

I rom sono la pi� grande minoranza etnica in Europa, l'unica minoranza che non goda di alcuno status e di alcuna tutela. Nonostante questo, l'UE ha avviato progetti anti-discriminazione, ma l'Italia � in coda. Sul permesso di soggiorno, chi ce l'ha, lo stesso diritto alla privacy viene meno: accanto all'indirizzo, tra parentesi, viene spesso scritto tra parentesi "presso il campo nomadi". In questo clima culturale non dovrebbe stupire che anche chi studia, anche chi cerca lavoro, faccia pi� fatica degli altri.

Sui rom tutti si permettono di parlare, perch� tanto non c'� reazione, e si arriva alle favole, anche a quelle dei responsabili politici. Ci sarebbero 100 mila bambini mendicanti (su poco pi� di centomila rom in totale) che alimentano centinaia di milioni all'anno nelle casse della malavita. Quando c'� un reato, quando i cittadini "si arrabbiano" non si arresta il presunto colpevole, ma si rade al suolo un intero campo, spargendo nelle citt�, rendendo pi� difficile la sicurezza, visto che le forze dell'ordine debbono ogni volta ricominciare da capo. E si spezza l'integrazione, perch� i bambini iscritti a scuola vengono sparsi e allontanati dalla loro scuola. La psicologia � piena di trattati sul "trauma da trasloco", ma nessuno ragiona mai su cosa vuol dire, per un bambino, vedere le ruspe spazzare via quella che � la propria casa.

Quanti sono gli zingari? Circa 130 mila persone in Italia (nella sola Romania un milione). La met� hanno meno di 14 anni. Uno ogni 400 italiani, se adulto uno ogni 800. Anzi: di questi, pi� della met�, sono italiani. Per diritto di sangue dal XV secolo. Anche se nell'immaginario sono "tutti stranieri". Stranieri, in effetti, sono i 30 mila zingari ex yugoslavi, seconde e terze generazioni. Molti sono stranieri nati in Italia da genitori stranieri. La nuova Yugoslavia richiede requisiti che non posseggono pi�, e diventano "apolidi di fatto". Qui scatta il "gioco dell'oca" burocratico. La domanda per essere riconosciuti come apolidi non viene accettata se il richiedente non esibisce, oltre a ragionevoli prove della sua condizione di apolide, il permesso di soggiorno e l�iscrizione anagrafica. Dunque: chi � apolide deve avere (e quindi ha diritto a) il permesso di soggiorno; ma proprio perch� apolidi � sebbene raramente riconosciuti tali � per gli zingari � pi� difficile ottenere il permesso di soggiorno come semplici stranieri; perch� la legge sull�immigrazione richiede, a questo fine, non solo l�inserimento lavorativo, ma anche il possesso di un passaporto valido e difficilmente un apolide pu� avere questi requisiti. Allora: n� italiani, n� apolidi, n� stranieri. Ci sono poi 30-40 mila zingari romeni . Sono cittadini europei, l'espulsione � solo un fantasma che si pu� agitare per parlare a qualche basso istinto.

Eppure sono tutti indistintamente chiamati nomadi (e per questo sono stati esclusi dalla legge che tutela le minoranze), mentre in realt� la gran parte vorrebbe radicarsi e vivere bene come tutti.

Il problema non sono i reati. Un paese normale colpisce i reati e neutralizza chi li commette. I reati dipendono dalla povert� e dalla marginalit� e non dalla presunta "cultura zingara". I numeri sono piccoli. Non c'� alibi a una politica seria di integrazione e sostegno.

Mario Marazziti

Mario Marazziti