Comunità di S.Egidio


 

13/09/2007

11 SETTEMBRE Veglia di preghiera nella Basilica di Santa Maria in Trastevere
La memoria delle vittime e la promozione della pace

 

Insieme per non dimenticare, uniti per domandare la pace, raccolti per pregare per le vittime: ieri sera, marted� 11 settembre, la Comunit� di Sant'Egidio ha dedicato la sua settimanale veglia di preghiera agli innocenti morti sei anni fa nel tremendo attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York.

L'incontro, svoltosi nella Basilica di Santa Maria in Trastevere e presieduta dal parroco, Mons. Matteo Maria Zuppi, ha visto, tra gli altri, la presenza dell'Ambasciatore degli Stati Uniti d`America presso la Santa Sede, Francis Rooney, del fondatore della Comunit� di Sant'Egidio, prof. Andrea Riccardi, del Vicesindaco Maria Pia Garavaglia e di alti rappresentanti delle forze armate.

Per l'Ambasciatore il ricordo della solidariet� germogliata dopo l'attacco terroristico mitiga solo in parte la tristezza di quei momenti: �Quello che successe quel giorno � stato un orrore inimmaginabile per gli Stati Uniti e per tutto il mondo. E nulla pu� migliorare o ridurre il male e la durezza di quel giorno. Dobbiamo sperare e vivere la grande solidariet� che ha circondato quell'evento dopo quel giorno, la stessa solidariet� che ha accompagnato Londra, Madrid e altri eventi. E ci fa sperare che esistano uomini di pace che, dall'orrore di questi eventi, sappiano trasformare il mondo in un luogo di pace. E vorrei ringraziare � conclude l'Ambasciatore � a nome mio personale, e di tutti gli Stati Uniti, il dottor Riccardi e la Comunit� di Sant'Egidio per lo sforzo che portate per raggiungere questi obiettivi di pace. Siamo insieme a voi perch� condividiamo lo stesso desiderio di rimuovere le radici di questo orrore�.

Per tutto il mondo, l'undici settembre ha rappresentato un disorientamento collettivo. La proiezione di quel sentimento vive nelle parole di Andrea Riccardi: �Sei anni dopo quel tragico 11 settembre ci ritroviamo qui, come quella sera deI 2001, quando spontaneamente in tanti ci raccogliemmo in questa chiesa, presi dall'orrore, dall'incertezza, dal senso di fragilit�. E un ricordo che resta impresso in tutti noi, a chi chiedere aiuto nei momenti di smarrimento? E stato un atto � spiega Riccardi � nel quale abbiamo scoperto il bisogno di pace e di compassione. Quel giorno ha invecchiato i pi� giovani, perch� ha rivelato loro il male e l'odio che ci sono nel mondo. A reso noi tutti consapevoli della forza del male, ma anche che non si pu� vivere senza la responsabilit� del bene. Ricordare oggi non � un ossessione della memoria � sottolinea Riccardi quel giorno � stato un ingresso nel nuovo secolo�.

E durante il discorso di Riccardi, scorrevano nella mente le terribili immagini televisive degli schianti aerei contro le Torre Gemelle. La folla composta ed attenta presente nella Basilica sembrava trattenere il respiro, assorta nell'emozione e chinata sul ricordo delle vittime.

�Un ingresso nel nuovo secolo � ha proseguito Riccardi � brusco, violento, segnato dal sangue. In quella sera non abbiamo trovato le risposte, ma solo sgomento. In ogni parte del mondo ci siamo raccolti idealmente attorno a quelle immagini, ansiosi di sapere e di seguire. Ci siamo chiesti se era la realt� o una fiction; ci siamo sentiti vicini come non mai agli Stati Uniti e a coloro che soffrivano. Come qualcuno ha scritto, in quell'undici settembre siamo stati tutti americani. Tutti potevano essere colpiti li�.

�II mondo � stato una grande comunit� intorno a quel dramma - ha analizzato Riccardi -. I media, che il potere terrorista voleva usare per uno spettacolo di morte e di paura, sono diventati lo strumento di una comunit� globale, di compassione senza confini. Non contava il nome di chi era li, erano quasi 3.000 persone. Ventiquattro i dispersi, donne e uomini di tutte le religioni e delle pi� varie origini etniche. C'erano 327 non americani provenienti da 53 Paesi, simbolicamente c'era tutto il mondo. Ma quello che contava per il terrorismo era uccidere tanti per mostrare il proprio potere, come un grande sacrificio umano. Di fronte al toro odio, che colpisce alla cieca, abbiamo sentito la responsabilit� per un. mondo dove non muoia pi� tanta gente, colpevole di essere solo americana o di lavorare in quel posto cos� centrale di New York. Per questo siamo qui, per pregare e ricordare: il XXI secolo si � aperto con una grande solidariet� che ha superato le differenze di politica, cultura e mentalit�. La Comunit� di Sant'Egidio si � sentita interpellata allora in quel dolore e coinvolta in quella solidariet�. Ha continuato a lottare per la pace, per la sconfitta della violenza, con mani nude come sa e come pu�. E sente � ha concluso Riccardi � che il prossimo appuntamento di preghiera e di pace a Napoli rafforza quella comunit� di pace che fu sfidata l' 11 settembre 2001. Noi crediamo che il male non pu� vincere e che pu� essere sconfitto dagli operatori di pace�.

Dopo iI dolore raccontato da un americano, dopo lo. sgomento collettivo e la capacit� aggregante di un evento senza precedenti, Monsignor Zuppi, nella sua omelia, ha posto L'accento sull'aspetto pi� tragico di quell'evento: le vittime.

�Quel giorno le forze del male diventarono un'onda terribile di morte, quanta pena di fronte alla desolazione provocata dal male, quanto sgomento per tanto dolore innocente. E come non fermarsi di fronte alle conseguenze dell'odio e della violenza: e non sentirsi interrogati personalmente. "Signore, salvaci!" Erano le parole pronunciate o scritte nei cuori di chi ne � stato travolto, o per disperazione si � gettato nel vuoto�.

�"Signore salvali!" � prosegue Monsignor Zuppi era la richiesta che sgorgava spontaneamente di fronte all'orrore dal vento di morte che si abbatteva, in un tragico spettacolo d'orrore a cui mai sapremo abituarci. Fu un'onda di violenza che non pu� trovare nessuna giustificazione e sarebbe sciocco e pericoloso minimizzare. Interrog� e interroga tutti: � un male brutale, potente, insidioso che diventa dramma di morte�.

�"Salvami Signore!" E Dio - ha concluso il sacerdote � che proclama beati gli afflitti, ne siamo certi, ha ascoltato e ha portato a compimento l'invocazione. A nome pi� vero di Dio � pace: e mai la violenza pu� trovare la giustificazione o benedizione nel nome di Dio. E sempre una bestemmia. Il nostro Dio � Ges�, mite ed umile di cuore: disarmato, arrestato, torturato e condannato a morte: in Lui contempliamo quanto Dio non vuole mai la morte�.

Riccardo Mazzoni