Lungo il ventesimo secolo siamo stati tutti testimoni non solo di tanti conflitti, ma pure dell'emersione dal profondo delle religioni di un messaggio di pace.
Ad Assisi nel 1986 (quando ancora l'Europa e il mondo erano divisi dalla guerra fredda) e pi� tardi (dopo l'11 settembre), per iniziativa di Giovanni Paolo II, che proprio in questi momenti cruciali � apparso potentemente come un profeta del nostro tempo, � emerso questo messaggio di pace, quando gli esponenti delle diverse religioni si sono ritrovati assieme a pregare per la pace.
Quella dell'Incontro tra le religioni ad Assisi � stata una delle pi� belle immagini del Pontificato di Giovanni Paolo II.
Questo Incontro � stato preparato da un lungo cammino, che ha avuto una tappa decisiva nel Concilio Vaticano II.
In tanti conflitti, tuttora aperti, si pu� vedere l'ombra del richiamo al nome di Dio.
Torna, quindi, la domanda: le religioni portano alla pace o alla guerra? Dopo 1'11 settembre si parla di pi� di religione e si prova a spiegare tutto con le religioni o con lo scontro di civilt�, che hanno la religione come fattore di identit�.
C'�, per�, questo fatto positivo: nel Novecento i mondi religiosi hanno compreso di non poter vivere a prescindere dall'esistenza degli altri.
Allora il dialogo non � l'espressione della crisi della civilt� occidentale, che si fa debole dinanzi alle altre civilt�.
Giovanni Paolo II, portatore di un messaggio radicato nell'identit� cristiana, tutt'altro che relativista, ha sorpreso l'opinione pubblica quando ha ripreso con forza la via del dialogo, che aveva conosciuto notevoli difficolt� e sembrava bloccato.
Assisi �, come ha scritto Andrea Riccardi, Fondatore della Comunit� di Sant'Egidio, una grande icona religiosa del Novecento: l'immagine di Assisi non � quella della confusione n� dell'indifferenza, ma una grande liturgia dell'unit� del genere umano. I capi religiosi, pur nella loro diversit�, sono apparsi non pi� gli uni contro gli altri, ma tutti insieme per la pace. Il dialogo, su questa base, pu� trasformare una vicinanza casuale tra diversi nella civilt� del convivere.
Da Assisi � salito un messaggio di pace che ha chiamato le tradizioni religiose a desolidarizzare dalla guerra. Negli Incontri di preghiera per la pace che ne sono seguiti, i capi religiosi hanno proclamato pi� volte la convinzione che �non c'� guerra santa, ma solo la pace � santa�.
Oggi questo spirito soffia su Napoli.
L'Italia, di cui Napoli � una della citt� pi� importanti, si trova tra due grandi realt� politiche ma anche religiose, l'Europa e il Mediterraneo. Non sarebbe corretto dire che l'Italia � soltanto europea. Queste due realt�, l'Europa e il Mediterraneo, a Napoli le viviamo profondamente e assieme. Ha scritto Erri De Luca: �Si vuole che la citt� appartenga al Sud, anche se si trova al centro del Mediterraneo che � il continente e il contenitore della penisola. Siamo d'Europa solo per la cresta di gallo delle Alpi, siamo di mare per tutto il resto del corpo�.
Esiste forse una distanza pi� grande tra Parigi e Napoli che non tra Napoli e Algeri o Atene. Oggi si pone il problema di una divisione tra il Sud islamico e il Nord europeo, con Israele considerato come un avamposto occidentale. I Paesi mediterranei dell'Europa non vedono chiaramente l'avvenire della riva Sud, musulmana.
Essi prevedono una separazione a molti livelli, e le ragioni di sicurezza non sono le ultime. Questo schema � un errore, perch� noi mediterranei abbiamo in comune una cultura materiale, una cultura della vita, un modo di essere. C'� un destino comune dei popoli mediterranei.
Le religioni fanno parte di questo destino e il dialogo interreligioso � una delle sue chiavi, anche se bisogna riconoscere che non molti credono veramente al dialogo tra il cristianesimo e l'islam.
Per secoli a Napoli sono convissute l'una accanto all'altra le due grandi tradizioni spirituali e liturgiche della Chiesa antica, quella latina e quella greca. Oggi Napoli continua ad essere citt� di accoglienza e di coabitazione: ricomincia, direi, a respirare con due polmoni.
Si realizza una sorta di ecumenismo di popolo. L'ecumenismo non � infatti solo una faccenda per specialisti. Oggi � una questione di coabitazione, di accoglienza, di incontri quotidiani.
Napoli ha una tradizione antica in questo senso. E un po' anche il genio di questa citt�: c'� una complessit� di questa citt�, che va capita. Pur nelle contraddizioni di una convivenza, c'� un genio locale, che � far sentire a casa sua chi si trova a vivere qui.
E il panorama cittadino si arricchisce di tante altre presenze e di spezzoni di mondi religiosi diversi, da quello islamico a quello buddhista.
Oggi, quando si parla di scontro di civilt�, davanti alla cultura del conflitto, c'� come una vocazione antica di Napoli. E c'� l'occasione di riscoprire e di ravvivare questa vocazione. E la preghiera per la pace.
L''abbiamo detto altre volte in questi mesi: nello spirito di Assisi, Napoli ritrova se stessa, ritrova un'immagine di s� che in qualche modo corrisponde alla sua storia e alla sua vocazione nel contesto nazionale e mediterraneo.
Le religioni, con l'arte del dialogo e con la testimonianza della pace, forti di un'esperienza antica, possono sorreggere l'aspirazione alla pace di tanti. Esse oggi trovano in Napoli lo scenario da cui lanciare questo messaggio al mondo.
Gino Battaglia
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