Comunità di S.Egidio


 

19/10/07


Napoli come Assisi capitale del dialogo
Il presidente di Sant'Egidio spiega la genesi del Forum per la pace

 

DOPO L�11 SETTEMBRE 2001 e le sue ripercussioni sullo scenario mondiale e sempre pi� frequente assistere a dibattiti che hanno come tema la guerra e i conflitti. E in modo ricorrente, in diverse occasioni, la loro origine viene attribuita non solo a �scontri tra civilt� ma anche a contrapposizioni religiose dal forte carattere identitario.

Inoltre, lungo il XX secolo, la guerra e la pace sono divenuti un grande interrogativo per i credenti delle religioni. L'esperienza amara dell'impotenza di fronte al conflitto, il travolgimento degli stessi valori religiosi nella guerra, hanno reso tanti pensosi su come le religioni potessero rendere pi� solida la pace e allontanare la guerra. E ancora oggi, nel contesto odierno ci si chiede nuovamente: le religioni vengono sconfitte dalla guerra?

Dove ciascuna comunit� religiosa ha affrontato da sola il male rappresentato dalla guerra totale e stata la sconfitta di tutti, anzi dell'umanit� intera. I mondi religiosi, ed � stata 1'esperienza tragica della seconda guerra mondiale, si sono accorti di come sia facile lasciarsi beffare dal male, da quel male assoluto rappresentato dai campi di sterminio. Da queste lezioni si e appreso, ad esempio, che cristiani e ebrei non possono vivere prigionieri dell'insegnamento del disprezzo.

Basterebbero queste semplici osservazioni per sottolineare l'importanza del dialogo tra le religioni come uno dei percorsi che preparano la pace nel mondo e che la preservano in situazioni pi� fortunate. Si tratta di un dialogo che negli ultimi quarant'anni ha subito un'accelerazione importante grazie all'iniziativa della Chiesa cattolica, a partire dal Concilio Vaticano II. Nel 1964, infatti, il Concilio approv� la dichiarazione Nostra Aetate che indic� alla Chiesa e al mondo 1'importanza fondamentale delle relazioni di amicizia e collaborazione tra i cristiani e le altre grandi religioni mondiali, in particolare l'ebraismo e 1'Islam. Giovanni Paolo II, i1 27 ottobre del 1986, convoc� ad Assisi i rappresentanti delle Chiese cristiane e delle grandi religioni mondiali, per una grande e comune invocazione per la pace. Quella giornata mondiale di preghiera per la pace si colloca storicamente sul crinale di cambiamenti epocali, la cui portata e i cui effetti stiamo valutando ancora oggi. Le vicende del mondo contemporaneo hanno subito da allora un'accelerazione incredibile, con esiti imprevedibili come � stata la fine dell'impero sovietico, lo sfaldamento dello stesso Terzo Mondo, l'avanzata del processo di globalizzazione. Lo stesso quadro internazionale, dopo 1'11 settembre, mostra come il rapporto tra le religioni sia un elemento di vitale importanza geopolitica.

Il 27 ottobre 1986 rimane, ancora pi� di ieri, icona del futuro in un mondo in cui si parla troppo spesso di guerra di religione o di civilt�. Resta. un'indicazione anche quando lo sconcerto e lo spaesamento divengono pi� forti per i crescenti conflitti e il ruolo giocato dalla globalizzazione. Quella storica giornata di preghiera per la Pace ad Assisi, e lo spirito che ne � scaturito, parla dell'unita del genere umano. Attorno ad essa si � annodato un dialogo tra uomini di religione, troppo abituati a vivere nei confini del loro mondo, a rischio del catturamento in identit� nazionalistiche o conflittuali.

Ma cos'e avvenuto ad Assisi poco pi� di vent'anni fa? Giovanni Paolo II invit� i leader delle Chiese cristiane e delle grandi religioni a pregare per la pace. Si tratt� di una giornata di preghiera gli uni accanto agli altri, non pi�- come disse il papa - gli uni contro gli altri. Si riunirono allora 124 fra rappresentanti delle confessioni cristiane e delle grandi religioni mondiali, nella citt� di Assisi, �luogo che la figura serafica di Francesco ha trasformato in Centro di fraternit� universale�. Uno storico ha notato come questa iniziativa straordinaria sia stata vista come �una svolta dell'atteggiamento del cattolicesimo contemporaneo verso le religioni�, ma allo stesso tempo, abbia rappresentato anche un momento fondamentale per la visione che le religioni non cristiane hanno del cristianesimo.

Ma Assisi veniva da lontano: era il frutto di una stagione di dialogo. Un dialogo sviluppatosi lungo un secolo, il Novecento, gravido di speranze e al tempo stesso di immani sofferenze, In quel secolo terribile che - secondo recenti stime - ha contato 180 milioni di morti per la guerra, qualcosa ha avvicinato i credenti. Nella seconda meta del Novecento gente di religione diversa si � parlata e si � incontrata come mai nella storia. Ci� � avvenuto grazie alla spinta propulsiva del Vaticano II, quando con la Nostra Aetate pose il rapporto fra cristianesimo, ebraismo, islam e altre grandi religioni sotto 1'auspicio -dovere della Chiesa di �promuovere l'unita e carit� fra gli uomini, ed anzi tra i popoli� , in un tempo di accresciuta interdipendenza. La dichiarazione conciliare esortava i cristiani �affinch� con prudenza e carit�, attraverso il dialogo e la collaborazione con i fedeli di altre religioni, sempre testimoniando fede e vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socioculturali che li abitano�.

Nei decenni successivi le migrazioni e 1'abbattimento delle frontiere hanno visto accresciuta la coabitazione tra genti di religioni differenti, e con essa anche la domanda di dialogo. Assisi 1986 � il frutto maturo di questa stagione: i leader religiosi insieme davanti al mondo, insieme in preghiera, insieme come cercatori di pace. Non si � trattato di un rito in pi�, ma della manifestazione comune della fiducia nelle energie spirituali e nella straordinaria forza debole della preghiera: una preghiera senza commistioni sincretistiche, ma rispettosa delle diversit�, in una sinergia tra dialogo interreligioso e impegno dei credenti per la pace. Diceva Giovanni Paolo II nel suo discorso conclusivo sulla piazza di S. Francesco: �Forse mai come ora nella storia dell'umanit� � divenuto a tutti evidente il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il grande bene della pace... la preghiera � gia in s� stessa azione, ma ci� non ci esime dalle azioni al servizio della pace�. E proseguiva: �Insieme abbiamo riempito i nostri occhi di visioni di pace: esse sprigionano energie per un nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace, gesti che spezzeranno le catene fatali delle divisioni ereditate dalla storia o generate dalle moderne ideologie. La pace attende i suoi artefici�.

La preghiera e 1'impegno dei credenti, dunque, sono stati riproposti come energie capaci di bonificare quel terreno di ostilit� che pu� favorire lo sviluppo dei conflitti. Presentarsi e conoscersi, nel rispetto delle diversit�, assume anche il significato di abbreviare le distanze e favorire l'impegno ad estirpare, nelle diverse culture di appartenenza, le radici di incomprensione. Lo sforzo e quello di cercare - per usare le parole di Giovanni XXIII- �ci� che unisce pi� di quello che divide� e di desolidarizzare le tradizioni religiose da un atteggiamento di giustificazione nei confronti di ogni forma di conflitto. Gli incontri promossi dalla Comunit� di Sant'Egidio, che a Napoli toccheranno la cifra di ventuno, sono stati come degli indicatori di una ricerca e di una volont� �altre� rispetto all'evoluzione storica di questi ultimi vent'anni, che ha visto rinascere con accresciuta forza processi identitari di contrapposizione nella crisi apertasi con il crollo del muro di Berlino nel 1989.

Se rapidamente le aspettative sorte dopo il crollo del muro di Berlino sembrarono andare in parte deluse, lasciando il posto a un diffuso senso di impotenza, le religioni stesse, dopo il 1989, .hanno subito una spinta prepotente a legittimare e benedire conflitti, mobilitare popoli, giustificare 1'odio. Le comunit� religiose si sono quindi trovate davanti ad un bivio: da una parte la manipolazione dei sentimenti religiosi per dividere e opporre, dall'altra l'antica e al tempo stesso nuova tensione universalistica e unitiva per cui l'uomo, creatura di Dio, e fratello del proprio simile. Nei fondamenti di tutte le tradizioni religiose e scritto il valore della pace. E ci� che e alla base dello �spirito di Assisi� e che aiuta a superare tante distanze, talvolta abissi, tra mondi diversi. Ogni tappa e stato un ponte in pin e un passo in pin lasciandosi alle spalle quel bivio.

La tappa napoletana degli incontri di Sant'Egidio nello �spirito di Assisi� rappresenta un evento di eccezionale valore storico, geopolitico e anche ecclesiale per la presenza di capi di chiesa, metropoliti, vescovi delle Chiese e delle comunit� cristiane a livello europeo e mondiale, a cominciare dal papa Benedetto XVI e dal patriarca ecumenico Bartolomeo I. Realmente Napoli nei prossimi giorni assurger� al ruolo di capitale mondiale delta pace. Una pace cercata attraverso la via maestra del dialogo e della preghiera. Una pace che e al cuore del messaggio pi� profondo di ogni fede religiosa.

Marco Impagliazzo