Presidente Impagliazzo, un Meeting per la pace come pu� modificare le sorti di una citt� che appare quasi assuefatta alle sue minoritarie forze del male?
�Non si tratta di cambiare qui e ora. Ma di ricostruire un tessuto del dialogo e della pace. C'erano due motivi per i quali, insieme al cardinale Sepe, abbiamo scelto Napoli come sede del Ventunesimo incontro tra i leader mondiali delle religioni. Innanzitutto per la millenaria cultura di mediazione e di accoglienza che esprime la storia e la posizione di Napoli. L'altra ragione, non lo nascondo, � stata quella di una scommessa: lanciare un messaggio di solidariet� a chi combatte nel quotidiano, per reagire ai soprusi e, insieme, alla rassegnazione. Per questo motivo, per la prima volta in 21 anni, abbiamo scelto un titolo cos� esplicativo da dare all'iniziativa: "Per un mondo senza violenza"� .
Marco Impagliazzo, 45 anni, e da quattro anni il presidente della (potente) Comunit� Sant'Egidio fondata da Andrea Riccardi. Formano l'esercito dei "diplomatici laici della Chiesa": impegnati nelle periferie delle nostre citt�, ma anche nei Paesi in via di sviluppo dilaniati dai conflitti. Vengono da ogni ceto sociale, tanti i professionisti e i padri di famiglia. Quartier generale a Roma (in Trastevere), ma la seconda citt� nella quale hanno messo radici sin dai tempi del colera e Napoli.
Presidente, � stata la Comunit� di Sant'Egidio a organizzare 21 anni fa, con Papa Wojtyla, il Dialogo tra i leader delle religioni, sull'onda di quello che ribattezzaste "Lo spirito di Assisi". Qual oggi la sfida che attende le contraddizioni e il cinismo che abitano le metropoli?
�Un solo grande obiettivo, proprio quello che vogliamo lanciare da Napoli: la lotta al pessimismo dilagante. Affermare che bisogna superare la visione autoreferenziale del negativo, della resa. Un discorso che riguarda molte grandi citt�, ma si attaglia perfettamente a Napoli. Dove, insieme ai drammi e alla sopraffazione di alcuni, c'e la Chiesa profondamente vitale, una societ� che ha sete di giustizia�.
A questa edizione del Dialogo partecipano oltre 300 leader religiosi e esponenti di governi esteri. Da nessuno � arrivata l'eco del momento difficile che ha vissuto la citta?
�Correndo il rischio di apparire superficiale o retorico, devo ribadire che anzi, il luogo-Napoli � percepito come sinonimo di cultura dell'integrazione. Tra i 300 leader delle religioni che partecipano a Dialogo di Napoli arrivano personalit� prestigiose, mai intervenute in passato, attratte dal fascino e dal "buon nome" della citt�: che per fortuna � pi� robusto della crisi e delle difficolt� che la citt� obiettivamente vive in questo periodo�.
Il cardinale Sepe ha gia annunciato che vivr� anche lo "Spirito di Napoli", al termine del Dialogo interreligioso. Un'iniziativa che si tradurr� in attivit� concreta. Pu� spiegare di cosa si tratta?
�Il cardinale tiene molto a questo aspetto, giustamente. E� stato lui ad immaginare che tra rappresentanti della Curia e operatori della Comunit� si possa mettere insieme un luogo e un gruppo di lavoro che sia continuatore e provocatore di percorsi di pace: soprattutto grazie alla posizione e alla ricchezza culturale della citt�. Non ci sorprendono tali sviluppi: questa edizione a Napoli gi� si presenta come un Dialogo di particolare Luce� .
Perche?
�Ad esempio per il numero e la portata dei partecipanti, dal patriarca ecumenico di Costantinopoli al vescovo di Canterbury. Non era mai venuto il ministro del governo di Israele insieme con un ministro del governo palestinese. Da anni non venivano i musulmani dell'Indonesia, n� l�arcivescovo di Cipro con cui credo che la Diocesi di Napoli far� un bellissimo cammino. Arriver� anche una delegazione del Senato del Kazakistan, con il rabbino capo, esponenti con i quali l'Italia intende coltivare rapporti importanti� .
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