Comunità di S.Egidio


 

23/10/07


Quel soffio vigoroso dello �Spirito di Assisi�

 

Dovunque la sofferenza s'impone all'uomo, dovunque la speranza offre una patria alla pace li c'e l'autentico �Spirito di Assisi�. E Assisi non �, ormai, pi� solo un luogo geografico, la citt� di uomo chiamato Francesco che ha riconosciuto cos� �vero� Cristo da centrarci la vita: lo �Spirito di Assisi� � oggi un patrimonio dell'umanit� e appartiene ad ogni persona. E� l'unica strada per costruire un futuro che sia realmente degno dell'uomo, per realizzare quella civilt� dell'amore� che considera la pace non come semplice assenza di guerra, ma come uno stile di vita che si fonda sulla verit�, sulla giustizia, sulla carit�.

Ecco il grande e concretissimo messaggio che si � levato oggi da Napoli dove - con il Papa - sono presenti i Rappresentanti di tutte le religioni e di diverse espressioni culturali per vivere l'esperienza della preghiera e del dialogo per la pace, per arrivare finalmente ad un mondo che bandisca la violenza in tutte le sue forme, brutali e subdole.

Si, l'autentico �Spirito di Assisi� - � stato riaffermato a Napoli - si oppone, anzitutto, ad ogni forma di violenza nei confronti della persona e all'abuso della religione quale pretesto per la violenza. Davanti ad un mondo lacerato da conflitti, dove talora si arriva a giustificare la violenza in nome di Dio, si pu� arrivare a giustificare il male e la violenza. Le religioni possono e devono, invece, offrire preziose risorse per costruire un'umanit� pacifica, perch� parlano al cuore dell'uomo.

Nell'Aula Magna del Seminario Arcivescovile a Capodimonte, alle ore 13, si � svolto l'incontro di Benedetto XVI con i Capi delle Delegazioni che partecipano al Meeting promosso dalla Comunit� di Sant'Egidio sul tema: �Per un mondo senza violenza - Religioni e culture in dialogo�. I lavori di questo significativo Incontro si concluderanno marted� 23. Con commozione Benedetto XVI ha ricordato i due grandi Incontri che Giovanni Paolo II ha convocato ad Assisi nel 1986 e nel 2002, che sono alle fondamenta di questa iniziativa.

Accanto a Benedetto XVI, nell'Aula Magna, ha preso posto il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I.

Insieme con loro erano il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli; il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato; l'Arcivescovo Fernando Filoni, Sostituto della Segreteria di Stato; l'Arcivescovo James Michael Harvey, Prefetto della Casa Pontificia; l'Arcivescovo Giuseppe Bertello, Nunzio Apostolico in Italia; Mons. Paolo De Nicolo, Reggente della Prefettura della Casa Pontificia; Mons. Georg G�nswein, Segretario particolare del Santo Padre. E il Professor Andrea Riccardi, Fondatore della Comunit� di Sant'Egidio.

Erano presenti, tra gli altri, il Patriarca di Cilicia degli Armeni, Aram I, Chrysostomos II, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro; l'Arcivescovo di Canterbury, Rowan D. Williams, Primate della Comunione Anglicana; il Reverendo Samuel Kobia, Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese; i Rappresentanti del Patriarcato di Alessandria, del Patriarcato di Antiochia, del Patriarcato di Mosca, della Chiesa ortodossa ucraina, del Patriarcato di Serbia, del Patriarcato di Romania, della Chiesa ortodossa di Albania, della Chiesa ortodossa di Grecia, della Chiesa Siro-Ortodossa. E ancora, della Chiesa luterana dello Schaumburg-Lippe, delle Chiese evangeliche di Germania, della Federazione luterana mondiale, della Chiesa luterana di Finlandia, della Chiesa luterana di Svezia, della Chiesa luterana di Norvegia, del Consiglio metodista mondiale, della Conferenza delle Chiese d'Europa.

Erano significativamente presenti Rappresentanti dell'ebraismo, dell'islam, del buddismo, dell'induismo, dello shintoismo, dello zoroastrismo.

Inoltre erano presenti, tra gli altri, il Presidente della Repubblica di Tanzania, Jakaya Mrisho Kikwete, con la Consorte; il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Romano Prodi; il Ministro degli Esteri dell�Ecuador; la Consorte del Presidente della Repubblica del Mozambico; il Presidente emerito della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro.

Al termine dell'incontro il Papa ha personalmente salutato tutti i Capi delle Delegazioni.

Quindi, nella splendida terrazza del Seminario, coperta da un tendone per via del maltempo, si � svolto il pranzo. Al tavolo, insieme con il Santo Padre, erano Bartolomeo I; Ezzeddine Ibrahim, Consigliere culturale del Presidente degli Emirati Arabi Uniti; il Reverendo Samuel Kobia; l'Arcivescovo Chrysostomos II; il Cardinale Crescenzio Sepe; il Prof. Andrea Riccardi; il Patriarca Aram I; il Rabbino Capo d'Israele, Yona Metzger; l'Arcivescovo Rowan D. Williams.

Erano presenti tutti coloro che sono a Napoli per prendere parte all'Incontro di preghiera e di dialogo per la pace promosso dalla Comunit� di Sant'Egidio. Al termine del pranzo il Santo Padre ha voluto rivolgere una parola di gratitudine e di saluto.

L'arrivo nel Seminario a Capodimonte

Lasciata Piazza del Plebiscito, Benedetto XVI, a bordo della vettura �panoramica�, ha percorso le vie centrali di Napoli per salire a Capodimonte dove si trova il Seminario Arcivescovile Maggiore �Cardinale Alessio Ascalesi�. Tantissimi napoletani sono scesi per strada per esprimere il loro affetto al Papa. Particolarmente caloroso il saluto delle Comunit� parrocchiali �attraversate� dal corteo del Santo Padre.

Al suo arrivo nel Seminario, il Papa � stato accolto dal Rettore, Don Antonio Serra, e dalla Comunit� in testa. Lungo il corridoio, il Cardinale Sepe ha mostrato al Santo Padre la singolare iniziativa promossa dall'Orto Botanico di Napoli e che ora rester� in Seminario: si tratta di un �percorso� attraverso le piante citate nella Sacra Scrittura.

Accanto ad ogni esemplare c'e il versetto biblico di riferimento e una breve presentazione scientifica. Quindi al Papa � stato mostrato il dipinto �la Madre delle Madri�, opera di Vincenzo Irolli (1860-1949).

Quelle lettere dei bambini al Papa

Sono stati poi presentati a Benedetto XVI alcuni significativi doni che le diverse realt� di Napoli hanno pensato per ringraziarlo di aver compiuto la Visita. C'erano, in particolare, le lettere scritte dai bambini. E alcune caratteristiche statuette del presepe, raffiguranti anche il Santo Padre.

�Caro Papa Benedetto, Napoli ha tante cose belle come il mare e il Vesuvio, ma anche cose brutte come la violenza che i grandi chiamano camorra. Alcune persone uccidono per soldi e scelgono il male. Tu che sei vicino a Dio prega per queste persone violente perch� anche loro hanno bisogno di essere amate�: Alessandro, 8 anni, � uno dei 280 bambini dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice al Vomero che hanno scritto al Santo Padre in occasione della sua Visita a Napoli.

I bimbi della Scuola elementare, guidati da suor Elisa Turco, si sono preparati cos� all'evento e hanno donato al Papa i loro pensieri. �Io vedo il mondo con gli occhi di un bambino - continua Alessandro - ed immagino la nostra vita come un aereo che ha bisogno di benzina che � l'amore�.

Ci sono poi i bambini della classe V B che si chiedono: �Non riusciamo a capire perch� Napoli, una citt� cos� bella e piena di storia, sia inondata da tanti problemi. Vorremtno the molte cose cambiassero. La sua presenza qui per noi vuol dire speranza�.

�I bambini nelle 280 lettere che abbiamo raccolto - spiega suor Elisa - vedono nel Papa l'amico, l'uomo della pace, colui che pi� impedire al male di andare avanti, alla violenza di diffondersi�. Con la semplicit� che � propria dei bambini, c'e persino chi si offre per proteggere il Santo Padre: �Io da grande voglio diventare una guardia del Papa per proteggerti�. In cambio, per�, chiede a Benedetto XVI �di far diventare buoni i cattivi e far regnare la pace nel mondo�.

Su tutti una fede incrollabile: �Caro Papa - scrive Lorenzo, 8 anni - ti voglio parlare perch� sono un po' cattivello! Tu che conosci Ges�, gli puoi dire che posso migliorare perch� ho sempre sognato di fare il Buono?�. Comune a tutti la gioia dell'arrivo di Benedetto XVI.

La vita della comunit� del Seminario

II Seminario Maggiore di Napoli attualmente accoglie 55 studenti di teologia distribuiti nei tre bienni formativi (12 di essi sono provenienti da altre quattro Diocesi: Pompei, Ariano Irpino, Aversa e Capua). Bisogna, inoltre, aggiungere anche i 21 giovani che hanno cominciato l'anno propedeutico in Comunit� per il discernimento vocazionale. In altre parole, � una realt� comunitaria dai tratti variegati: i candidati sono di et� compresa tra i 18 e i 43 anni, si va dalla fine dell'adolescenza alla piena maturit�.

�Questo evidenzia ulteriormente come la vocazione sia un profondo mistero che segna la vita umana spiega il Rettore, Don Antonio Serra -. E la risposta personale pu� maturarsi in stagioni diverse dell'esistenza: alcuni ne sentono il fascino nella prima giovinezza, all'alba dei loro progetti pi� profondi, altri invece la scoprono successivamente quando hanno gi� avviato in modo significativo la loro vita, disposti per� a mettersi nuovamente in gioco per rispondere all'appello del Signore�.

Il Seminario di Napoli si propone come casa di formazione nella quale � possibile maturare la propria umanit�, affinare la vita spirituale, crescere nella fraternit� e discernere i segni vocazionali; in altre parole � una comunit� in cammino, cuore dell'intera vita diocesana, preposta a fare sintesi nella formazione della quattro fondamentali dimensioni che delineano adeguatamente la fisionomia del futuro presbitero: quella umana, quella spirituale, quella teologica e quella pastorale� spiega Don Serra.

�La formazione - prosegue il Rettore - serve a disporre tutta la nostra umanit�, talvolta povera e fragile, all'incontro con la Grazia: si lavora su noi stessi, si assimila il progetto formativo per rendere la nostra vita un terreno docile all'azione dello Spirito che ci unisce a Cristo, rendendoci in questo tempo continuatori della Sua opera per il bene dell'umanit�. Il Seminario, perci�, � anche cenacolo nel quale si sperimenta l'azione gratuita dello Spirito che abilita per la missione�.

�L'identit� del Seminario, dunque, � caratterizzata - conclude Don Serra - proprio dall'essere una piccolo comunit� di fede, luogo genuino di vita cristiana, centrato sulla verit� del Vangelo e alimentato dalla forza che viene da questa Parola che illumina ed orienta l'esistenza umana. L'adesione alla proposta formativa e certamente condizionabile da alcuni insostituibili elementi come la qualit� della propria fede, la fondatezza del rapporto educativo e l'impegno personale di rendere sempre pi� familiare l'ambiente formativo�.

La grande terrazza voluta da Papa Pio XI

C'e un episodio che qui al Seminario di Napoli ti raccontano subito. E quasi una metafora evocativa di identit� e missione del Seminario. In questa Comunit�, casa e scuola di comunione, posta sul monte come una Abbazia e per� in citt�, si incrociano volti e storie di giovani credenti innamorati di Cristo, chiamati a diventare Pastori del popolo di questa terra martoriata e benedetta.

Si dice, dunque, che quando Papa Pio XI vide il primo progetto del nuovo Seminario volle far apportare una modifica, perch� la costruzione mantenesse un lato dell'edificio aperto e affacciato sulla citt� e sul golfo di Napoli.

E cosi e nato l'emiciclo, una bella terrazza semicircolare dove nel novembre 1990 anche Giovanni Paolo II ha amato passeggiare di buonora, con il Breviario tra le mani, quando venne a Napoli per aiutare a �organizzare la speranza�. Oggi proprio in quell'emiciclo, coperto da un tendone, si e svolto il pranzo.

Al centro, ben visibile dalle stanze dei giovani, campeggia un bassorilievo in gesso con l'immagine di Ges� Buon Pastore, attorniato teneramente da un gruppetto di pecore. Sul lato sinistro si erge la Reggia di Capodimonte, con i. suoi tesori d'arte e culture e un polmone verde di cui beneficia tutta la citt�. Nascosto net bosco del Parco Reale c'e la sede del Seminario Minore, speranza e proposta di vocazionalit� per i ragazzi. Poco lontano c'e l'Osservatorio astronomico, e cosi la mente corre alla grande tradizione di preti napoletani che hanno studiato stelle e vulcani, catacombe e pergamene, vanto e responsabilit� per tutti. A due passi dall'edificio ecco la sede della Facolt� Teologica, per coltivare l'intelligenza della fede e dare ragione della speranza che � in noi (1 Pt 3, 15). Proprio accanto ecco un nascente Oratorio parrocchiale, �ponte� tra Chiesa e strada, segno di una scommessa educativa a tutto campo cui da anni si stanno preparando anche i preti napoletani.

Mentre si percorre in lungo e in largo sulla terrazza, si intravede anche la Napoli �nuova� del Centro Direzionale, i palazzi della politica e della burocrazia, con la Torre del Tribunale, incendiata dalla camorra quando ancora non era terminata la costruzione, e li vicino 11 Carcere di Poggioreale.

A destra corre la Tangenziale che porta alla collina del Vomero e di Posillipo, considerate le zone della Napoli �bene�, per proseguire fino a Camaldoli, tradizionale luogo di spiritualit� e richiamo costante a radicarsi sempre pi� nella dimensione contemplativa della vita.

Guardando proprio dinanzi, ecco la Basilica della Madonna del Buon Consiglio, l'ingresso alle Catacombe di San Gennaro, e poi il quartiere della Sanit�, la zona dei �Vergini� e un po' pi� gi�, sulla destra, i �Quartieri Spagnoli� e vicoli, strade e palazzi dove palpita la vita, dove sbucano qui e l� altre memorie dal sottosuolo, dai bassifondi dell'anima e qualche volta anche dei corpi, ma dove si trovano contemporaneamente le orme dei testimoni e dei Santi di ieri e di oggi.

Nelle vicinanze del Seminario, per esempio, Sant'Alfonso e Nato, � stato battezzato e ha radunato i poveri per istruirli nelle case di Dio, inventando le �cappelle serotine�; San Tommaso d�Aquino ha predicato in dialetto e poi ha taciuto dinanzi al .Mistero del Dio Crocifisso; il medico e scienziato Giuseppe Moscati partecipava e serviva Messa nella Chiesa del Ges� Nuovo, prima di andare al capezzale di ammalati e moribondi.

E proprio nel �ventre di Napoli�, un po' alla volta tutti imparano a individuare anche le guglie del Duomo anzi, come dicono in dialetto di �San Gennar�. E riconoscono nella Casa e nella Cattedra del Vescovo il principio visibile per alimentare la comunione affettiva ed effettiva, per imparare il cosiddetto �gioco di squadra� a favore del bene spirituale della gente napoletana, bisognosa di testimoni e guide autorevoli per camminare nei sentieri di Dio e di una vita umana degna di questo nome.

E poi, gli occhi si posano in lontananza sul Vesuvio, oggi innevato, sul Porto di Napoli e sullo splendido golfo, con il loro carico di mistero e di bellezza. E ancora il grande Campanile d'�a Maronne d'o Carmine�, e ci mettiamo alla scuola della viscerale devozione del popolo alla �Regina� di Napoli. Se si allunga la vista sulla sinistra, si arriva fino a Torre del Greco, dov�� il corpo di Vincenzo Romano.

Lo sguardo sul mare si spinge ancora pi� lontano, immaginando l'Africa e l�Oriente, e intravedendo gli orizzonti

sconfinati di una vocazione e di una missione che allargano il cuore della Chiesa di Napoli e dei suoi preti, per abbracciare l'ecumene cristiana.

Il Seminario, poi, � letteralmente circondato di Ospedali, i pi� grandi del Meridione, con il loro carico di dolore e morte, ma anche di speranza di vita terrena ed eterna, dedizione e amore.

E cos� dalla terrazza voluta da Pio XI si imprime il richiamo forte di una �quotidiana docilit� alla regola di vita, per prendersi cura di tutti gli aspetti di una spiritualit� davvero incarnata, che ricompone ogni frammento e unifica la vita soprattutto quando le ginocchia si piegano dinanzi al Tabernacolo. Passeggiando lass� nell'emiciclo, come sostando in Cappella, a refettorio, nelle stanze o nel confessionale; partecipando alla Santa Messa o meditando Scrittura e giornale, colloquiando con gli educatori o confidenzialmente tra seminaristi e preti la comunit� sale fino a qui per rivivere l'esperienza dei Dodici: chiam� sul monte quelli che egli volle �perch� stessero con Lui e anche per mandarli a predicare� un anno di grazia del Signore e continuare la sua opera nel mondo, senza essere del mondo.

Quel gioioso canto �O sole mio�

Alle ore 16 Benedetto XVI si � congedato dalla Comunit� del Seminario di Napoli, incontrando i seminaristi nell'Aula Magna. Uscendo dall'edificio ha salutato coloro che avevano preparato e servito il pranzo. E tutti insieme, seminaristi e personale, hanno intonato gioiosamente �O sole mio�, la canzone napoletana pi� famosa nel mondo.

Il Papa ha poi scoperto e benedetto la lapide che - accanto a quella che fa memoria del Pellegrinaggio di Giovanni Paolo II nel novembre 1990 - ricorda questa sua Visita all'Arcidiocesi di Napoli e al Seminario.

In segno di caloroso affetto, poi, i seminaristi hanno �scortato� la vettura del Papa fino al cancello esterno, correndole intorno festosamente. I futuri sacerdoti di Napoli non dimenticheranno il gesto paterno di Benedetto XVI che ha voluto stare insieme con loro. Soprattutto faranno tesoro delle sue parole.

Giampaolo Mattei