Comunità di S.Egidio


 

03/11/2007


All�Onu cinque milioni di �no� al boia
Comunit� di S. Egidio e Coalizione mondiale consegnano la petizione per la moratoria

 

La lotta contro la pena di morte � entrata nel vivo. A segnalare che il mondo vuole sradicare il barbaro metodo di punizione, una delegazione della Comunit� di Sant�Egidio e della Coalizione mondiale contro la pena di morte hanno presentato ieri nelle mani del presidente dell�Assemblea generale dell�Onu, Srgiam Kerim, oltre cinque milioni di firme a favore della moratoria.

�Siamo molto soddisfatti�, ha detto ad Avvenire il rappresentante di Sant�Egidio , Mario Marazziti, al termine dell�incontro con Kerim. I nomi di chi si oppone al boia � nomi che, se messi in fila, coprirebbero 45 chilometri � sono stati raccolti dalla Comunit� in poco pi� di nove anni e solo nelle ultime settimane hanno visto l�aggiunta di 130mila firme di altre associazioni a favore della vita. Molte delle sottoscrizioni sono collettive, di associazioni religiose o a difesa dei diritti umani. Marazziti si � detto molto contento anche per l��universalit� della petizione. �Queste firme � ha spiegato �, mostrano la volont� di 154 Paesi. Questo servir� a capire che la richiesta di moratoria non � solo italiana o europea�. Marazziti ha infatti sottolineato, a titolo di esempio, che �il movimento contro la pena di morte ha toccato anche il Ruanda, che ha abolito la misura un anno fa, e il Burundi, dove la fine delle esecuzioni � in atto ora�. Il presidente dell�Assemblea generale � dopo aver ascoltato le ragioni per la moratoria � potr� ora portarle a dibattito, sperando in una �riconciliazione� tra le 192 nazioni riunite sotto l�egida delle Nazioni Unite perch� si esprimano all�unanimit� a favore della moratoria. �Kerim ci ha assicurato che far� il possibile per smussare gli angoli perch� non vuole che l�Assemblea si divida su questo punto �, ha ribadito il portavoce di Sant�Egidio .

La petizione � che ha visto l�appoggio anche di Amnesty international e dell�associazione che riunisce le famiglie dei condannati a morte e di quelle delle loro vittime � va infatti ad affiancarsi alla risoluzione di moratoria presentata gioved� alla segreteria delle Nazioni Unite e alla Terza Commissione dell�Assemblea generale da Nuova Zelanda e Brasile a nome di 72 co-sponsor, tra cui l�Italia e i Paesi europei. Dopo mesi di pressing diplomatico che si sono protratti fino all�ultimo per calibrare alla perfezione il linguaggio, il documento ha finalmente visto la luce. Il testo esprime �profonda preoccupazione� per il continuo utilizzo del boia e chiede non solo l�interruzione della pena di morte, ma anche il rispetto dei diritti dei condannati.

Secondo monsignor Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso l�Onu, la moratoria va poi inserita �nel contesto del diritto alla vita, che parte fin dal concepimento e va fino al termine della vita�. Rifiutare la pena di morte, quindi, equivale ad opporsi all�eutanasia e all�aborto ha spiegato alla Radio Vaticana.

Il ministro degli Esteri, Massimo D�Alema, nel congratularsi con l�ambasciatore italiano alle Nazioni Unite , Marcello Spatafora, ha confermato l�impegno del governo per portare a termine l�iniziativa, sottolineando che il suo successo rappresenterebbe un importante passo avanti nell�affermazione dei diritti umani. Nonostante l�opposizione di Stati Uniti, Cina e Iran, si spera che il testo venga approvato in Commissione entro la fine di novembre per poi approdare all�esame dell�Assemblea a met� dicembre. Sebbene la risoluzione non abbia valore vincolante, la sua approvazione manderebbe infatti un forte messaggio sia politico che morale all�intera comunit� internazionale.

Loretta Bricchi Lee