Comunità di S.Egidio


 

04/12/2007


"Troppe aspettative sui figli e le coppie pi� colte si arrendono"

 

Marilena Piazzoni, psicologa, dirige il centro adozioni internazionali della Comunit� di Sant'Egidio dal 2001, cio� da quando esiste la nuova legge. La Comunit� � attiva dal 1968, ha dunque una lunghissima esperienza di cooperazione nei paesi in cui opera. Per le adozioni Sant'Egidio lavora con e in Albania, Africa (Burkina Faso, Costa d'Avorio, Madagascar) e Sudest Asiatico (Vietnam, Cambogia). Ha attualmente 110 coppie in lista d'attesa per un'adozione. Abbiamo girato a lei alcune delle domande ricorrenti tra le moltissime che ci rivolgono i lettori: perch� tante associazioni, perch� tempi tanto diversi tra una e l'altra, quali le garanzie e quali i rischi, perch� le star americane adottano in tempi brevissimi, perch� i costi variano tanto e con quali conseguenze anche in termini di opacit�, per cos� dire, delle burocrazie. Cominciamo dal tema di oggi, le �restituzioni� dei bambini.

Dottoressa Piazzoni, il fallimento adottivo non esiste se la madre ha una cultura elementare ed � massimo quando � laureata. Si pu� parlare di aspettative?

�Il punto � certamente questo. Le adozioni riescono sempre nelle famiglie pi� semplici, quelle che sono pi� abituate ad accettare le difficolt� come inevitabili. Mano a mano che cresce l'aspettativa intellettuale aumenta il rischio di fallimento. Dipende da cosa ci si aspetta da un figlio: semplicemente che ci sia o che sia come lo si desidera. Quando un'adozione fallisce per� � anche possibile che ci sia stato un errore a monte: nell'abbinamento tra coppia e bambino. Forse quella coppia non era adatta a gestire quel tipo di difficolt�, forse si poteva prevedere. In ogni caso � sempre necessaria un'assistenza, un sostegno alla nuova famiglia che dovrebbero essere prolungate nel tempo e che spesso, invece, mancano�.

Chi deve fornirle? Il sostegno prolungato non � un costo ulteriore che non tutti possono per-mettersi?

�L'ente segue il percorso post-adottivo per un periodo variabile secondo il paese di provenienza del bambino e le esigenze della coppia. Poi ci sono le strutture pubbliche. Certo che in casi molto difficili ci vuole un sostegno potente. Pu� rappresentare un costo, s�, se il servizio pubblico non arriva dove dovrebbe�.

Come mai in Italia gli enti autorizzati, una settantina, sono cos� numerosi? In altri paesi d'Europa non si arriva a dieci.

�Gli enti da noi lavorano in esclusiva: non esistono pi� adozioni internazionali che non passino dalla loro mediazione. In altri paesi, penso alla Francia, la famiglia pu� agire da sola con l'autorizzazione del governo. Gli enti sono meno. Per� lasciare sole le famiglie le espone ad una trattativa individuale che pu� confinare con l'arbitrio e la corruzione. Guardi quello che � successo in Ciad. Non si pu� lasciare che le adozioni rispondano a semplici leggi di mercato regolate dal denaro: la legge del resto prevede che l'adozione internazionale sia l'ultima chance. Prima si devono percorrere tutte le strade che consentano e quel bambino di restare nel suo paese e vivere una vita dignitosa dove � nato. Il primo passo per farlo � stabilire che esiste: nel mondo un bimbo su tre non � censito ali' anagrafe. Uno su tre: non si sa quando sia nato, non si sa che sia nato. Sono bambini fantasma preda di traffici, di compravendite. Sant'Egidio in Africa e in Cambogia ha un progetto di anagrafe itinerante: arrivano i pulmini nei villaggi con un funzionario, si fa la festa del certificato, si d� un piatto di riso...�.

Le star di Hollywood, si legge, arrivano restano una settimana e tornano a casa con un figlio. Una normale famiglia italiana deve aspettare anche quattro anni. Sa dare una risposta che non abbia a che vedere col denaro?

�Difficile. Certo le donazioni agli istituti contano. Bisogna anche che i governi lo consentano, per�. Non � mai, comunque, un bello spettacolo�.

Qualche famiglia adottiva ci ha detto: la somma da destinare all'istituto di provenienza del bambino � una quota di quella fissata per legge dal nostro governo. Le cifre italiane sono basse. Altri paesi europei prevedono somme pi� cospicue. L'istituto da cui provengono i bambini potrebbe essere tentato di favorire i paesi pi� �generosi�: i bambini con difficolt� finiscono cos� in fondo all'elenco, destinati ai Paesi con un budget pi� basso. Non sarebbe meglio stabilire le quote almeno a livello europeo?

�S�, sarebbe meglio. Quello che lei dice accade soprattutto con i paesi dell'Est. Comunque accade sempre dove non c'� controllo in loco. La somma che va all'istituto � calcolata come una forma di risarcimento per le spese di mantenimento del minore. Un conto � dare ventimila euro, o duemila, in mano a chi dirige la struttura, salutare e andarsene. Un altro � conoscere quella realt�, verificare come sono utilizzate le donazioni. Per questo � molto importante che l'ente sia presente nel territorio dove opera non solo con degli intermediari ma con una struttura sua, organizzata. Detto questo noi non accettiamo la logica secondo cui i bambini pi� piccoli e sani sono pi� �preziosi�. L'adozione non � un commercio, � una forma di sostegno a chi ne ha pi� bisogno: in questo senso in cima alla lista dovrebbe esserci il bambino meno fortunato, quello con pi� problemi, pi� grande, malato. Il primo ad essere adottato deve essere chi soffre il maggiore disagio. Moltissime famiglie agiscono in questo spirito�.

Come mai tra associazioni che operano nello stesso paese i tempi variano cos� tanto? In Colombia da 12 a 43 mesi di attesa secondo l'ente.

�I tempi di attesa sono anche una garanzia. Di un corretto controllo del percorso, del fatto che non ci siano speculazioni. Ogni ente ha sul posto almeno un referente che deve costruire una rete efficace e non corrotta soprattutto sulla provenienza dei bambini. Non deve accadere che i bambini si comprino dei villaggi dalle madri povere: le istituzioni del posto devono garantire l'effettivo stato di abbandono e chi � l� deve controllare. In certi Paesi � molti difficile. Lavorare rispettando la convenzione dell'Aja, garantire davvero i minori: serve tempo. Ad alcuni enti pi� tempo, dipende da come sono organizzati sul territorio oltre che da una serie infinita e non prevedibile di variabili: governi che cambiano, situazioni di guerra, politiche di chiusura delle frontiere motivate con una sorta di orgoglio etnico�.

L'Italia � l'unico paese d'Europa in cui i single non possono adottare. Ci ha scritto una madre adottiva in procinto di adottare un secondo figlio: � appena rimasta vedova, ha perso insieme il marito e la possibilit� di dare un fratello a suo figlio.

�Certo � un caso tremendo. La nostra legge concede ai single di adottare solo in casi speciali, e si parla di adozioni nazionali: che chi adotta sia parente del bambino rimasto orfano, che adotti il figlio del coniuge scomparso, che il bambino sia disabile, che la persona abbia con un bambino abbandonato un legame affettivo forte e ben strutturato. Quest'ultimo caso � stato esteso in qualche occasione anche a bambini stranieri: i bimbi di Chernobyl che per molti anni hanno soggiornato d'estate da famiglie italiane. Per il resto no, i single non possono adottare. Il caso della signora vedova � molto doloroso ma il principio � sempre quello di dare una famiglia al bambino e non il contrario: non un bambino alla famiglia. E' il minore ad aver diritto ai genitori non l'adulto ad avere diritto ad un figlio. Per un bimbo che ha gi� patito un abbandono � meglio avere sia un padre che una madre: del resto, ci sono migliaia di famiglie in lista che aspettano.

c. d. g.