Jonathan ha il visetto magro, gli occhi grandi, allegri, vispissimi e un inconfondibile accento lombardo. Potrebbe essere un bambino milanese. Anzi, lui � milanese, perch� � nato in questa citt� nove anni fa da genitori rom del Montenegro, arrivati in Italia molti anni fa. Un nomade di seconda generazione, quella dei ragazzini che, pur continuando a vivere nei campi abusivi, hanno uno stretto legame con la citt� in cui sono nati, parlano correttamente l'italiano, conservano la loro cultura di origine, ma vanno regolarmente a scuola e frequentano gli italiani. Jonathan sorride e si illumina nel descrivere, orgoglioso, il suo disegno che � stato inserito nella mostra Io vivo al campo. Storie di bambini rom a Milano (in esposizione in piazza San Carlo il 15 e 16 dicembre) organizzata dalla Comunit� di Sant'Egidio: un viaggio attraverso le storie, i sogni, le paure dei bambini rom, espressi a matita e colori; un modo nuovo, genuino, spontaneo per accostarsi alla vita dei campi nomadi, per comprendere le angosce dei pi� piccoli, protagonisti silenziosi di episodi drammatici come gli sgomberi, i maltrattamenti, la difficolt� di vivere in una baracca senza luce, di avere un padre che, per mestiere, racimola spiccioli facendo il Iavavetri per le strade.
Jonathan, come sua sorella Sabrina, di poco pi� grande di lui, e la piccola Stella (il nome � di fantasia), bellissima con i suoi lunghi capelli corvini, � uno degli affezionati della Scuola della pace della Comunit� di Sant'Egidio di Milano, con il doposcuola bisettimanale organizzato presso i locali di una parrocchia a Milano sud, in zona Corvetto, e frequentato da bambini rom e italiani insieme. �Le madri dei piccoli italiani mandano volentieri i loro figli qui, a contatto con i piccoli nomadi. Una straordinaria testimonianza di apertura e accoglienza�, dice Elisa Giunipero, animatrice della Scuola della pace. �I bambini rom provengono da un vicino campo nomadi abitato da circa venticinque famiglie di bosniaci e montenegrini, arrivati durante la guerra in ex Jugoslavia: un insediamento abusivo ma stabile, una comunit� presente da molti anni, con il desiderio di integrarsi�.
Gli sgomberi dei campi abusivi
Situazione ben diversa da quella dei rom di origine romena, arrivati molto pi� recentemente. �Seguiamo anche i romeni, ma a causa dei recenti sgomberi dei campi abusivi � come quello di San Dionigi, qui in zona �, ora i bambini non possono venire alla Scuola della pace. Ma molti dei disegni della mostra, i pi� duri, sono dei piccoli romeni�.
Nel campo degli slavi le condizioni di vita nelle baracche sono ancora difficili: l'allaccio dell'elettricit� � una conquista recente, quello dell'acqua per i pi� � un miraggio. Oltre all'italiano, i bambini conoscono il romani, la lingua parlata con i loro genitori, e alcuni il serbo-bosniaco. Ma loro non amano raccontare la vita al campo; alcuni si vergognano, forse perch� non vogliono sentirsi differenti dai loro compagni di scuola, o forse perch� sanno che dire di essere un nomade scatena una reazione di inevitabile diffidenza negli altri. Ma grazie al sostegno della Comunit� di Sant'Egidio, che lavora con loro da anni, i rom slavi hanno fatto grandi passi avanti sulla strada dell'integrazione e di una tranquilla convivenza civile. Una delle iniziative nella quale la Comunit� coinvolge anche i ragazzini rom � e che affianca la mostra in piazza San Carlo � � il "Rigiocattolo per l'Africa", la raccolta e rivendita di giochi usati, rimessi a posto come nuovi, il cui ricavato quest'anno servir� a finanziare l'iscrizione all'anagrafe dei bambini in Costa d'Avorio. �Nell'edizione del 2006 abbiamo raccolto 7.500 euro�, racconta la Giunipero, �ed � stato commovente vedere come i piccoli rom, che non hanno niente, fossero entusiasti nel raccogliere del denaro che non andava a loro, ma ad altri ragazzini pi� sfortunati�.
I bambini rom sono impegnati anche nella raccolta di candele, che rimodellano in nuove figure e rivendono. �� un modo per abituarli all'importanza del riciclo e alla cultura del non spreco�, dice la volontaria della Comunit�. E aggiunge: �Pure le madri sono coinvolte nel progetto�. La mamma di Stella, ad esempio, durante il giorno va a chiedere l'elemosina. Forse, quando Stella era piccolissima, ha portato con s� la figlia per le strade. Ma oggi anche lei viene a dare una mano alla Scuola della pace. �Questi piccoli rom e le loro mamme conquistano una nuova, grande dignit� nel rendersi finalmente utili a chi vive nella miseria. Proprio loro che, nella vita, hanno sempre dovuto chiedere�.
Giulia Cerqueti
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