Comunità di S.Egidio


 

27/12/2007


Per la famiglia di Sant�Egidio Natale a tavola coi senzatetto
Il tradizionale pranzo per gli indigenti in San Giovanni

 

UNA DECINA di tavoli apparecchiati nella chiesa di San Giovanni Battista, che anche quest'anno ha ospitato il tradizionale pranzo di Natale della Comunit� di Sant'Egidio. �Una famiglia anche per chi � solo, un pranzo anche per chi � povero: qui ognuno ha un posto per festeggiare in Natale in modo cristiano� dice Sabatino Caso prima di lasciare la parola al vescovo Giusti, che nell�esprimere la sua soddisfazione per il lavoro della Comunit� ha rivolto un appello alle autorit� perch� si rafforzi la collaborazione tra istituzioni e mondo del volontariato, un punto su cui hanno insistito anche gli interventi del sindaco Alessandro Cosimi e di Giorgio Kutuf�, presidente della Provincia di Livorno.

�LA POLITICA da sola non pu� farcela � hanno ribadito � ma con l'aiuto dei volontari si pu� provare a restituire la speranza anche alle fasce pi� deboli della popolazione, e soprattutto ai bambini�. Tocca a don Paolo Razzauti dare voce a quello che sembra essere il sottointeso dei discorsi di tutti: �E' stato un anno molto difficile. La morte dei quattro bambini rom nel rogo di Pian di Rota ha costretto tutti quanti, anche la Chiesa, a interrogarci su parole come accoglienza e integrazione. Oggi siamo qui con un augurio: che sia Natale ogni giorno dell'anno�. Comuni appelli al senso di solidariet� e a un'idea della famiglia che vada oltre i legami di sangue ricorrono nei discorsi di tutti; l'idea di una religione dell'amore e della fratellanza, che sia cristiana o musulmana, ritorna nei commenti della gente seduta ai tavoli, nelle loro storie di dolore e solitudine.

COME QUELLA di Yuri, giovane ucraino con passaporto rumeno strappato all'alcolismo e a una vita di eccessi; quella di Victor, che aspetta un figlio da Maria (la sorella dei bambini rom morti ad agosto), vorrebbe lavorare per aiutare il padre e la madre ammalati e i fratellini che frequentano la scuola, ma � costretto a campare di elemosine; quella di Germaine, fuggita dal Congo perch� perseguitata dal governo per aver favorito la fuga dal fronte di alcuni bambini-soldato, arrivata in Italia con una laurea in comunicazione sociale e costretta a ripartire da capo, che ci dice �chi ha ricevuto aiuto, dopo deve saperlo ridare�. Una famiglia, quella di cui parlano loro, che ha meno a che vedere con lo stato civile dei suoi membri che con la capacit� di saper riconoscere negli altri, per quanto diversi, il proprio prossimo.

Andrea Raspanti