Comunità di S.Egidio


 

14/01/2008

MARIO MARAZZITI II portavoce della Comunit� di Sant'Egidio: negli Usa dopo il New Jersey anche il Maryland si appresta ad abolire la pena di morte. Cos� in altri Paesi
�Brutte notizie dall'Iran ma il fronte anti-forca si allarga�

 

Mario Marazziti traccia un primo bilancio degli effetti prodotti dalla moratoria delle esecuzioni capitali, varata dall'Onu a dicembre, cui la Comunit� di S. Egidio di cui � portavoce ha contribuito fortemente. Per Marazziti il boia � sempre attivo, in Iran e altrove, ma ora mantenere la pena di morte significa sempre di pi� rimanere isolati a livello internazionale.

Meno di un mese fa l'Onu ha approvato la risoluzione sulla moratoria. Si pu� far un bilancio provvisorio dell'efficacia di quella iniziativa?

�Il primo risultato � che negli Usa � avvenuto l'esatto contrario di quello che � stato scritto in Italia. L'opinione pubblica di quel Paese non � affatto indifferente al tema. Anzi, il New York Times vi ha dedicato articoli ed editoriali, ponendolo come tema importante dell'agenda politica nazionale. Aumentano le frizioni interne al modello americano, con il Texas che da solo concentra ormai il 62% di tutte le esecuzioni a livello federale, e la California che al contrario uccide poco (un condannato all'anno in media) ma ha il braccio della morte pi� affollato (600 persone). Fatto quest'ultimo che espone alla pubblica attenzione la contraddizione fra il permanere della liceit� della pena capitale e i suoi costi di applicazione. Sempre per restare agli Usa, dopo il New Jersey anche il Maryland si appresta ad abolirla. Cos� come ha fatto il primo gennaio, e cambiamo continente, l'Uzbekistan, uno Stato certo non dei pi� teneri, in cui le esecuzioni avvenivano tenendo segreta la data e nascosto il cadavere. In Kazakhstan, dove � in vigore una moratoria di fatto, il presidente del Senato ci ha assicurato di lavorare ad una legge abolizionista. Cos� come dovrebbero fare presto in Africa Gabon e Burundi. Tanto che nel corso del 2008 il numero dei Paesi in cui sono previsti omicidi legali scender� sotto 50. Certo sono percorsi iniziati prima del voto all'Onu e continuati dopo, ma nell'insieme possiamo dire che si assiste ad una positiva accelerazione�.

Che dire allora di quelle realt� in controtendenza, come l'Iran, con 23 impiccagioni nei primi dieci giorni di gennaio?

�Dall'Iran arrivano brutte notizie, che sono per� in qualche modo purtroppo fisiologiche. In questa fase quel Paese si sente attaccato dalla comunit� internazionale. Se si trover� il modo di costruire un processo di pace in Medio oriente che disinneschi il senso di esclusione di Teheran e riduca il tasso di destabilizzazione che quel regime esercita a livello internazionale, � verosimile che anche la pena di morte da loro cambi aspetto e non sia pi� rivendicata in modo simbolico come riaffermazione della propria identit� nazionale. Del resto il mondo punta gli occhi sull'Iran perch� ovvie ragioni di ordine geostrategico lo mettono al centro dell'attenzione, ma esistono tanti Paesi non meno tenaci nel difendere la pena capitale, spesso facendone una questione di prerogative sovrane da tutelare. Da Singapore ad alcuni Stati caraibici, dall'Egitto al Kuwait all'Arabia Saudita�.

C'� un altro grande Paese asiatico, la Cina, che pu� vantare tristi primati in materia di esecuzioni. Vedi qualche sviluppo positivo anche l�?

�Nell'arco di un anno abbiamo gi� constatato quattro interventi importanti da parte delle autorit� cinesi. Per due volte la Corte suprema ha sottolineato la necessit� di ridurre ai casi pi� gravi l'applicazione delle sentenze capitali. Inoltre � stata limitata la facolt� di infliggere la pena di morte, prima riconosciuta anche ai tribunali locali. Anche se non abbiamo cifre precise, questo dovrebbe avere ridotto le esecuzioni del trenta per cento. Infine registro la risposta di un viceministro degli Esteri di Pechino al governo svedese che contestava l'opportunit� che le Olimpiadi del 2008 si svolgano in un Paese in cui esiste la pena di morte. Dopo avere prevedibilmente respinto le critiche come un'ingerenza nei propri affari interni, il dirigente cinese ha aggiunto di augurarsi comunque che arrivi presto il giorno in cui anche nel proprio Paese quel tipo di condanna non esista pi�. Tante cose che messe insieme rivelano un cambiamento di clima. Inoltre in Cina oggi si discute se passare dalla fucilazione all'iniezione letale. So che ci� pu� sembrare strano nel momento in cui la Corte suprema degli Stati Uniti valuta al contrario se l'iniezione � un metodo compatibile con la Costituzione americana. Ma nel contesto locale potrebbe almeno impedire il traffico di organi espianti dai cadaveri dei condannati, tante volte denunciato. Se poi passiamo dalla Cina al Giappone, la triste notizia di tre recenti esecuzioni capitali ha come risvolto meno negativo il fatto che perla prima volta Tokyo le abbia rese pubbliche. Questo � conseguenza, io credo, dell'iniziativa dell'Onu, che strappa il problema della pena di morte dalla sfera degli affari privati di ogni singolo Stato e ne fa una questione internazionale�.

Forse � questo allora il senso dell'appello dell'iraniana Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace, che rivolgendosi alle autorit� del suo Paese le esorta a rispettare la moratoria nel nome del diritto internazionale?�.

�S�, oggi disponiamo di un`arma in pi�. La difesa della vita non � pi� solo l'obiettivo di associazioni sensibili ai diritti umani, ma uno standard verso cui tende la comunit� internazionale nel suo complesso. Bench� non sia vincolante, il suo mancato rispetto tende a lasciare sempre pi� isolati i Paesi che continuano ad applicare la pena di morte�.

Gabriel Bertinetto