Comunità di S.Egidio


 

27/01/2008

A Roma la conferenza europea sulla popolazione rom. In un luogo esclusivo
Exploit di governo sulla questione rom

 

Vorrei ricordare quando ero bambina e vivevo a Vienna con la mamma e i miei sei fratelli in una roulotte. Mio padre era gi� stato ucciso dai nazisti. Un giorno � venuta la Gestapo e ha preso anche noi. Ci hanno portati in una caserma e ci hanno rinchiusi senza acqua e luce, quasi senza aria. Sembrava impossibile che 2.500 persone potessero stare in quel modo. C'erano anche donne incinte, che partorirono e poi i neonati morirono, alcuni soffocati con le lenzuola e i vestiti. C'erano uomini, donne e bambini, costretti a denudarsi, e molti si vergognavano a farsi vedere. Ci hanno ammassati finch� non c'era pi� spazio neanche per una pulce, e dico davvero una pulce, non un topo. Poi, dopo sei settimane, ci hanno caricati su un treno e portati ad Auschwitz, dove ho visto i camini che fumavano notte e giorno. Ad Auschwitz vivevo tra i cadaveri, mangiavo le scarpe e la corteccia degli alberi.

Sono stata anche a Ravensbruck e a Bergen Belsen. Sono una sopravvissuta e una testimone. Credo sia importante far sapere cosa � successo. Normalmente mi rivolgo ai giovani, ma oggi, qui, quasi non ne vedo�. E Ceija Stojka che parla, rom viennese dal viso dolce, che oggi ha 75 anni ed � venuta a Roma a ricordare il tempo agghiacciante della deportazione nei lager alla Conferenza europea sulla popolazione rom dove inaugura anche una mostra sullo sterminio degli �zingari� alla presenza del ministro Amato.

Sottosegretari e prefetti

Era qualche giorno prima della giornata della memoria e, soprattutto, era due giorni prima della caduta del governo. Comunque la Conferenza si � tenuta lo stesso e, giusto con un giorno di anticipo sul voto al senato, sembrava di essere in un sogno a vedere la sala affollata di prefetti, sottosegretari, carabinieri, graduati, sindaci ma anche rom e mondo dell'associazionismo. Tutti ad ascoltare gli interventi, serrati e articolati, dei numerosi oratori invitati alle porte di Roma, nell'aula magna dell'esclusiva Scuola superiore dell'amministrazione del Ministero dell'Interno, per parlare di rom. Tra gli altri anche Santino Spinelli, rom abruzzese, musicista e musicologo oltrech� professore all'universit� di Trieste, che ha sottolineato come fino a oggi le politiche verso i rom siano state fallimentari. Ma si � detto �speranzoso visto che gli interlocutori sono importanti e che per una volta non si pone l'accento sulla sicurezza ma sulle possibilit� di convivenza e integrazione�.

C'era anche lo storico Marco Impagliazzo, che ha specificato che bisognerebbe riflettere su un vero e proprio �antiziganismo� nella nostra societ� prima, durante e dopo la guerra, per dire che �la presenza dei rom, plurisecolare, non pu� pi� essere trattata come emergenza�. Ponendo anche giustamente l'accento sul fatto che oggi in Italia si parla di circa 120mila persone, di cui almeno la met� italiani. Cosa che ha messo in grande imbarazzo chi, dopo il suo intervento, non sapeva pi� che termine usare per non dire �italiani e rom�, compreso Renato Mannheimer venuto a presentare un'interessante ricerca sul livello di ignoranza che fomenta pregiudizi molto evidenti nei confronti dei rom nel nostro paese.

Porrajmos

Ad aprire i lavori era stata Marcella Lucidi, sottosegretario di Stato all'Interno, che ha cominciato dalla parola �Porrajmos�, che in romanes, la lingua rom, significa �divoramento� ed � uno dei termini che si usano per indicare lo sterminio dei rom nei lager nazisti. � stata proprio il sottosegretario di Stato a dire che la memoria dello sterminio rom � stata ignorata e tradita, e che, invece, � anche da quella storia tragica che bisogna ripartire per affrontare dialogo e convivenza con i rom che vivono, oggi, ancora emarginati nel nostro paese. Lucidi, utilizzando parole scritte da altri ma che nessuno aveva mai usato al ministero degli interni, ha ricordato che �forse un milione furono gli "zingari" uccisi e perseguitati in tutta l'Europa occupata, Italia compresa�, che ai rom �fu negato, ben prima di qualunque deformazione operata dal revisionismo storico, il riconoscimento del carattere razziale dello sterminio�, e che �la discriminazione prosegu� anche nel dopoguerra, quando furono negati i risarcimenti che erano dovuti alle vittime�, arrivando a proporre, alla fine del suo intervento, il riconoscimento della minoranza rom in Italia e l'autorappresentazione delle comunit� oltre le mediazioni delle associazioni.

Veltroni non c'�

Un intervento sorprendente da parte di un importante membro di un governo che fino a oggi aveva parlato dei rom soprattutto in termini di legalit� e sicurezza e che, solo qualche mese fa, non aveva esitato a mandare gli elicotteri e gli sgomberi sugli accampamenti in riva al Tevere, enfatizzando responsabilit� individuali e confondendo popoli e nazionalit�. E ancor pi� sorprendente se si pensa che ad ascoltare, e persino assentire, erano seduti in prima fila, insieme al ministro Giuliano Amato sempre in silenzio, sottosegretari, prefetti, presidenti di Regione e molti sindaci (da Sergio Coffe rati, a Chiamparino e Scopelliti) chiamati poi a discutere, insieme a Gad Lerner, delle politiche fin qui adottate nelle loro citt�. Dove, quasi sempre, si sono schierati per provvedimenti e politiche che hanno ampliato non solo l'emarginazione e i pregiudizi ma anche l'ignoranza e la paura della maggioranza dei loro cittadini nei confronti di una minoranza di altri loro cittadini, i rom, mai riconosciuta. Lasciata, invece, ai margini, nei cosiddetti campi nomadi, enormi ghetti di periferia spacciati come elemento culturale per chi nomade non lo � pi� da decenni o non lo � mai stato, dove, tra topi e fango, sgomberi all'alba, morti sui greti dei fiumi perch� le baracche si incendiano, diventa impossibile anche solo immaginare il semplice riconoscimento di culture diverse.

Risaltava, ovviamente, l'assenza del sindaco di Roma. Walter Veltroni, il segretario del Partito democratico che qualche mese fa ha firmato i patti per la sicurezza del ministro Amato e deciso di costruire, per i rom della capitale, enormi campi fuori dal raccordo anulare. Ma risaltava anche la presenza del sindaco di Pisa, Paolo Fontanella, che ha raccontato come nella sua citt� sono state 'adottate politiche diverse, e si intende quindi possibili. Politiche che i rom chiedono ovunque da molto tempo, ma che soltanto raramente vengono messe in pratica: portare i rom dai campi alle case e facilitare cos� la convivenza tra loro e i non-rom.

Italia sotto osservazione

E risaltava, a questo punto, soprattutto l'intervento di Alexander Vladychenko, direttore generale della coesione sociale al Consiglio d'Europa, che ha dato un senso a tutto questo dire. Perch�, ha spiegato, in Europa i rom sono la minoranza pi� importante e insieme la pi� discriminata, e c'� preoccupazione sulla loro sorte �in Italia in particolare�, dove, �poco dopo il delitto di Tor di Quinto � venuta la Presidente del Consiglio di Europa che, pur condividendo la tragedia, ha manifestato seria preoccupazione per come il fatto sia stato stigmatizzato dalle autorit� e dalla stampa italiana, mentre i crimini individuali dovrebbero essere perseguiti e puniti dalla legge e mai diventare un pretesto per condannare un intero popolo�. Forse per questo, ha aggiunto, �meglio evitare il giudice di pace e lasciare a quello ordinario la materia delle espulsioni� di perso ne che �bisogna conoscere per non alimentare i pregiudizi, visto che spesso sono cittadini italiani, parlano italiano, hanno figli italiani che vanno nelle scuole italiane, vivono in Italia da molto tempo�. Bisogna, insomma, abbandonare, �l'assioma rom uguale straniero e criminale�.

Riconoscere la lingua rom

Se no, verrebbe da dire, si ricomincia da capo. Come deve aver pensato, in conclusione, anche il ministro della Solidariet� sociale Paolo Ferrero, che ha parlato di �razzismo� nei confronti dei rom e proposto una politica nazionale articolata capace di includere e dare diritti, prima di tutto su casa, scuola, lavoro e salute, e di rendere i rom partecipi, �perch� possono e devono rappresentarsi da soli, per esempio attraverso una Consulta nazionale�. Ma soprattutto il ministro ha proposto la modifica della legge sul riconoscimento delle minoranze: quella che dal 1999 tutela le minoranze linguistiche presenti in Italia ma dalla quale i rom erano stati esclusi. Se lo ricordano tutti, i rom e le associazioni in sala, che applaudono. E sanno anche che esiste una proposta di modifica, depositata alla Camera dalla parlamentare Mercedes Frias qualche tempo fa. Lo sanno e sorridono, �perch� la legge � rimasta l�, dicono. Poi un rom aggiunge, �ma questa Conferenza sembra un buon inizio, quasi un sogno, davvero. Meglio tardi che mai, bisogna dire�. E un altro: �Solo che l'inizio � gi� alla fine, perch� anche se il sogno era realt� il governo non ci sar� pi��.

Giovanna Boursier