La serata con i volontari della Comunit� di Sant'Egidio, impegnati nella distribuzione di pasti caldi e coperte ai clochard sparsi nella Capitale. Il racconto del responsabile del servizio: �Non ci piace chiamarli barboni�.
All'ombra degli attici di via Dandolo, nel cuore di Monteverde, c'� la prima mensa serale della Capitale, aperta dalla Comunit� di Sant'Egidio. L�, il marted� sera, i volontari caricano le loro auto con panini, frutta, bevande calde e coperte e vanno a trovare i loro amici di strada. �Non ci piace chiamarli barboni�, spiega Tonino Sammarone, responsabile del servizio ai senza tetto. Chiuse le macchine, la prima tappa � nella piccola chiesa di Santa Bibiana, in via Giolitti. L� ci si ferma, si prega, e poi ci si divide. Chi va a Colle Oppio, chi alla stazione Termini. Qualcuno si � ammalato, allora ci sono da mischiare di nuovo i gruppi. I loro volti raccontano di serate, fredde o calde, poco importa, dove la priorit� � garantire la cena e, se possibile, una coperta a chi dorme per strada. Molti li conoscono gi�, si avvicinano da soli, perch� alla stazione Termini i volontari di Sant'Egidio non possono entrare a distribuire i panini. Qualcuno � nuovo, come Costanza, che � molto giovane e molto sola, dice che �domani devo andare da mio padre, ma stanotte dormo qua. Come posso fare per non farmi rubare tutto?�. Sammarone fa una telefonata, le trova un posto nel tendone a San Pietro. Ma Costanza spiega che �no, non ci posso andare, alle sei devo partire�. Scatta allora una gara di solidariet� tra di loro, tra gli amici della strada. Qualcuno gli consiglia di salire su un bus notturno, �quello che fa avanti e dietro con piazzale Clodio, fino alle 5 di domani mattina: ti metti a dormire vicino all'autista, cos� sei a posto�. Oppure di accamparsi al primo binario, dove c'� la polizia. �Metti un cartone sotto e questa coperta sopra, lo zaino lo usi come cuscino�, le suggerisce un altro. Molti vogliono parlare, solo quello, mentre mangiano avidamente il pane con la carne o quello morbido con la frittata Si avvicinano, chiedono una banana, o un'arancia, la chiudono nel loro sacchetto di plastica, il loro mondo. In poco tempo si forma un capannello. C'� chi mangia due panini, chi mette una banana in tasca, �magari per domani mattina�, chi si accaparra l'ultima coperta. Intanto, davanti alla stazione tornano anche gli altri volontari dal giro nei dintorni. Portano ci� che � avanzato, lo mettono insieme e distribuiscono ancora. Piano, piano, il capannello di amici della strada si scioglie, perch� si sta facendo tardi, bisogna preparare il posto per la notte. Lungo le vetrate di piazza dei Cinquecento, i veterani si barricano dietro i carrelli per i bagagli e i cartoni. Qualcuno sceglie i binari, un luogo pi� silenzioso. Piano, piano, riscaldati dal cibo e sai sorrisi, gli amici della strada se ne vanno, inghiottiti dal freddo della citt�. I volontari raccolgono le loro cose, si salutano.
�Ci occupiamo di coloro ai quali nessuno pensa - racconta Sammarone - a Roma tanti di loro non arrivano ai servizi sociali: ecco, noi vorremmo essere il raccordo tra loro e le istituzioni. Perch� la grande citt� � un porto e spesso chi arriva qui non sa districarsi. Da assistente sociale dico che bisogna andare incontro alla gente, e non restare chiusi negli uffici ad aspettare�. Aspettare qualcuno che forse non arriver� mai.
Marta Rossi
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