Comunità di S.Egidio


 

31/01/2008

La Comunit� compie 40 anni nel segno della solidariet� e della pace
Sant'Egidio, il mondo in sei parole

 

QUARANT'ANNI fa un piccolo gruppo di giovani studenti inizi� un'avventura di cui non misurava le conseguenze. Nessuno di loro - nemmeno il fondatore Andrea Riccardi - avrebbe mai pensato, in quegli anni piuttosto tumultuosi attorno al 1968, che la loro esperienza d'impegno per i poveri, basata sulla meditazione della Parola di Dio, sarebbe diventata la Comunit� oggi presente in ogni parte del mondo, con cinquantamila membri. Una Comunit� capace di parlare con i grandi della terra, anche con il presidente degli Stati Uniti, in grado di riportare la pace in paesi lacerati dalla guerra.

E di riunire i pi� importanti capi religiosi, di inventare un metodo nuovo di lotta contro una malattia come I'Aids, adatto ai paesi pi� abbandonati, e tutto questo senza dimenticare i poveri, cio� il punto di partenza della loro azione.

In effetti, la Comunit� di Sant'Egidio occupa un posto singolare nel paesaggio ecclesiale per la sua capacit� di intervenire in settori tanto diversi. Dall'impegno pi� classico, caritatevole, a favore dei poveri, dei malati, degli emarginati di ogni genere a causa dell'et�, della malattia, dell'handicap, della disoccupazione, dell'origine straniera, si va alla lotta contro la pena di morte, ai negoziati di pace, all'ecumenismo, al dialogo tra le religioni, alle iniziative pi� audaci per la salute. La diversit� degli impegni, oltre che l'ampiezza dei risultati concreti ottenuti, fanno di Sant'Egidio un gruppo piuttosto originale in un cattolicesimo abituato alla specializzazione dei carismi: contemplazione, preghiera, studi, insegnamento, salute, carit�. Sant'Egidio sembra mettere insieme tratti differenti del cristianesimo. Ma come? C'� un segreto?

S�, il segreto riguarda alcune parole, che non sono superficiali, pronunciate alla leggera come troppo spesso succede, ma sono prese sul serio, sia pure senza nordiche rigidit� e senza fondamentalistiche severit�. E possibile individuarne sei, di queste parole. Le prime, quasi una premessa necessaria, sono �preghiera� e �meditazione�, motore e benzina nello stesso tempo di tutte le attivit�. Pregare, leggere, meditare la Parola di Dio, � il cemento che unisce tutti i gruppi di Sant'Egidio nel mondo, li fa riflettere sulle conseguenze concrete dell'essere cristiano, cio� sull'amare gli uomini. Due altre parole sono �amicizia� e �pace�. Amicizia come senso dell'accoglienza, apertura all'altro, capacit� di vedere in ogni persona i suoi aspetti pi� positivi, accettazione senza paura dell'alterit�, e anzi capacit� di individuare nell'alterit� la chance di un mutuo arricchimento. Amicizia come simpatia per un mondo che spesso fa disperare, ma per il quale si ha speranza nella tenace volont� di conoscere l'altro, la sua storia, la sua umanit�, rifiutando il pessimismo e la fatalit�. L'amicizia porta a rifiutare l'inaccettabile, a mai rassegnarsi di fronte a tutte le forme di ingiustizia e di marginalit�, a lottare per la pace che � il bene pi� grande, ed a vivere la vita come un servizio. Infatti �servizio� e �persona� sono le due ultime parole chiave. Servizio significa agire gratuitamente per ogni persona, per ogni essere umano fatto ad immagine di Dio, che perci� merita tutta l'attenzione, soprattutto se � debole, fragile, povero o malato, vittima dell'ingiustizia e della guerra, o dell'abbandono.

Questo � il segreto della Comunit� di Sant'Egidio: la sua capacit� di stabilire tra queste parole un unico filo, quello del coraggio di prendere il Vangelo sul serio per costruire un mondo pi� fraterno e pacifico. E proprio il meeting interreligioso di Napoli, nello scorso ottobre, � stato una tappa significativa in questo senso.

Jean Dominique Durand