Comunità di S.Egidio


 

31/01/2008


Binario 21, solo andata
Commemorazione con Liliana Segre sopravvissuta alla deportazione

 

In piedi nella penombra di quel corridoio stretto e lungo che attraversa i sotterranei della Stazione Centrale. In piedi, l�uno accanto all�altro, in un silenzio reverenziale spezzato solo dai racconti, lucidi e drammatici, di chi ha vissuto la tragedia della deportazione e ha visto con i propri occhi l�eccidio di milioni di ebrei. Con questo atteggiamento, ieri, centinaia di milanesi hanno partecipato ieri hanno partecipato alla commemorazione di quelle 605 persone che, nel 1944, sono state caricate dai nazisti su un convoglio partito dal �binario 21� della Stazione Centrale e diretto a Auschwitz-Birkenau. L�iniziativa per non dimenticare � stata organizzata, come da 11 anni a questa parte dalla Comunit� di Sant�Egidio e dalla Comunit� Ebraica di Milano: cori di bambini, racconti, interventi di autorit� per �ricordare quei morti senza tomba � ha detto Liliana Segre tra i pochissimi sopravvissuti della deportazione � la cui voce sento ancora vicina nonostante non li abbia mai conosciuti�. Ed � stata proprio la testimonianza di Segre a solo 13 anni caricata sul treno che partiva verso la morte, a riempire di commozione il pubblico.

�Quando sono salita su quel convoglio partito da qui, dal binario 21 � ha esordito � non credevo che sarei tornata. Eppure sono miracolosamente scampata a quell�eccidio. Per questo mi sento in dovere di ricordare tutte quelle persone che sono diventate cenere nel vento di Auschwitz�. Speranze, quelle di Liliana Segre, che si sono avverate, al contrario di quanti �da quel viaggio dei pianti , delle preghiere e del silenzio assoluto� non sono pi� tornati. A partire dal suo pap� � �quando ci hanno allontanati, gli ho fatto tanti saluti con la mano � ha ricordato la Segre � fino a quando non l�ho pi� visto� � fino ad arrivare a quella signora austriaca, sui 42 anni, non bella, visibilmente zoppa ma con tanta energia che mi ha, forse, salvato la vita. S�, perch�, ancora prigionieri a San Vittore, questa donna si invent� una scuola di tedesco per noi ragazzini: ed � l� che imparai diverse parole, tra cui quella che mi permise, una volta arrivata ad Auschwitz, di rispondere a un soldato. Una parola �s�, sono sola� che mi valse la vita�.

Dalla testimonianza di chi ha vissuto quel periodo alle parole del presidente dell�assemblea dei rabbini d�Italia, Giuseppe Laras secondo il quale �finch� ci saranno giovani che si emozioneranno, che si sdegneranno e che si proporranno di non essere come chi li ha preceduti in quegli anni lontani, allora ci sar� la speranza che questa memoria attraversi il presente e il futuro�. Cos� come Claudio Morpurgo, sottosegretario alla presidenza della regione Lombardia secondo cui �riflettere e ricordare � un impegno a scongiurare ogni intolleranza e violenza�.

Elena Crippa