Comunità di S.Egidio


 

10/02/2008


Giornata delle carceri una domenica di speranza

 

Era il 22 luglio 2006, quando, a pochi giorni dal suo ingresso in diocesi, il cardinale Crescenzio Sepe fece visita al carcere Poggioreale e da qui annunci� l'intenzione di aprire una casa di prima accoglienza per detenuti privi di legami familiari e di istituire una giornata di preghiera e di riflessione sui problemi del carcere. Ecco, allora, che oggi (ore 18) nella Basilica dell'Annunziata con il Cardinale si ritroveranno carcerati, operatori del settore, volontari, famiglie di detenuti, cappellani e fedeli provenienti da tante parrocchie per celebrare la giornata diocesana per i carcerati. In questo momento difficile che vive la citt� di Napoli, quando emerge un'esigenza di sicurezza e la parola d'ordine sembra essere �tolleranza zero�, pu� sembrare poco opportuna l'attenzione verso i detenuti. Perch� allora occuparsi di loro? In realt�, parlando del carcere, si rischia di operare delle semplificazioni grossolane: nel carcere non sono rinchiusi solo gli autori di crimini gravi o efferati. Chi visita le carceri incontra persone molto diverse tra loro: accanto ai colpevoli di delitti, magari con una certa notoriet�, si incrociano sempre pi� spesso stranieri, tossicodipendenti, alcolisti, malati di Aids, storie e volti di disperazione, emigrazione e abbandono. Il carcere rischia di essere solo un luogo punitivo, dove il sovraffollamento e la promiscuit� fanno perdere, oltre alla libert�, la dignit� di una persona. La reclusione pu� essere invece opportunit� di redenzione, di cambiamento. L'azione della chiesa di Napoli con l'istituzione della giornata del detenuto vuole essere duplice. Da un lato, si vuole umanizzare il carcere e farsi vicini ai detenuti per ridare speranza e fiducia ad uomini e donne segnati dal male e dalla disperazione. E questo lo abbiamo visto nei pranzi di Natale della Comunit� di Sant'Egidio e nei momenti aggregativi organizzati dalle associazioni di volontariato dove detenuti, agenti, volontari stavano insieme e quasi si confondevano tra di loro in un bel clima di serenit� che � una cosa eccezionale per un carcere. Lo abbiamo visto nell'affetto e nell'entusiasmo che ha circondato il cardinale Sepe durante l'ultima visita a Poggioreale nel periodo natalizio. Ma d'altro canto si vuole coinvolgere la comunit� cristiana che vive �fuori� a guardare questo mondo senza gli occhi del sospetto e del giudizio e sentire questa realt� come parte integrante della chiesa. �Ero carcerato e siete venuti a visitarmi�, � scritto nel vangelo di Matteo. E in questo spirito si ispira l'azione pastorale del cardinale Sepe che sensibilizzando la comunit� ecclesiale ad occuparsi e preoccuparsi dei problemi del carcere testimonia la speranza della chiesa verso chi � recluso, incoraggiandolo ed accompagnandolo nel cammino di conversione, di redenzione e di salvezza. L'attuale rivendicazione di sicurezza nella societ� � incentrata troppo spesso sull'idea dell'eliminazione di coloro che si crede siano la vera minaccia al nostro vivere e al nostro benessere. Le risposte incentrate esclusivamente sulla repressione, risultano non solo disumane, ma anche miopi ed incapaci di mantenere le promesse. Bisogna impegnarsi nell'individuazione di strade per un concreto cammino di riabilitazione e di reinserimento nella societ� civile, malgrado sappiamo quanto questo sia difficile. � questo il vero modo di combattere la criminalit�, specie quella quota non piccola di criminalit� generata dal disagio, dalla povert�, dalla difficolt� di inserimento sociale. Offrire possibilit� a chi � caduto o ha trovato difficolt� troppo grandi per lui � il modo di sottrarlo a un destino di devianza ed � un vero investimento sulla sicurezza.

Antonio Mattone