Ma margine della commemorazione di oggi alla Comunit� di Sant'Egidio, sono state rievocate storie di degrado e speranza.
La piccola rom Veronica dalla nascita aveva un occhio quasi completamente chiuso a causa di un problema alla cataratta, da pochi mesi grazie a un intervento chirurgico realizzato all'Ospedale Oftalmico di Roma, in seguito anche agli sforzi della Comunit� di Sant'Egidio per la prima volta comincia a vedere. Veronica, 16 anni, non va a scuola, non chiede l'elemosina, vive all'interno di un nucleo familiare di una decina di persone, a Fidene, che si arrangia e, come sottolineano alla Comunit�, non ruba e vive onestamente. Giunti otto anni fa circa, i dieci vivevano in una baracca costruita in un prato del quartiere Fidene, da dove furono costretti a fuggire dopo che un gruppo di italiani bruci� il minuscolo insediamento. La famiglia si trasfer� allora nel quartiere Nuovo Salario, in altre baracche e dove i tre bambini dormivano praticamente all'aperto. In seguito all'ondata di sgomberi decise dalle autorit� locali, sono tornati a Fidene, in nuove baracche. Alcune volte i volontari della comunit� hanno cercato di trovare per loro un alloggio in affitto ma, nonostante il loro avallo la nazionalit� romena � stata sempre una discriminate insormontabile. Eppure, � stato proprio questo gruppo familiare, che pochi giorni fa ha rifocillato e confortato, e poi portato alla polizia, un bambino italiano che era fuggito da casa e si era rifugiato proprio in una delle baracche.
Ancora pi� drammatica � la storia di Johan, romeno di 44 anni, anche lui in Italia da molti anni. Grazie all'intervento dei volontari era riuscito a smettere di bere dopo un lungo periodo da alcolista. Grazie alla nuova vita Johan si era trasferito da una sistemazione all'aperto, a Ponte Mammolo, dove viveva di elemosina, nelle baracche di via Benigni a Casal d� Pazzi, e, proprio grazie alla ritrovata lucidit�, a riprendere a lavorare come operaio nel settore edile. Lo sgombero dal nuovo alloggio, il 18 dicembre scorso � stato per lui molto traumatico: � tornato a vivere all'aperto a Ponte Mammolo, ha ripreso a bere ed ha perso il lavoro. Oggi ha partecipato al pranzo dopo tante insistenze da parte degli operatori e solo sotto la bonaria minaccia che almeno per oggi non avrebbe bevuto alcol.
Madeline, 14 anni, da meno di due in Italia, viveva invece in una roulotte a Rebibbia insieme con gli altri sette componenti della famiglia. Lo sgombero e la distruzione della roulotte ha spinto i suoi genitori a trovare una sistemazione meno provvisoria in un piccolo appartamento a Bagni di Tivoli, a prezzi accessibili. Un miglioramento sociale, secondo la stessa Madeline che per�, � costretta ogni mattina ad alzarsi alle 6 per proseguire la scuola a Roma, e che ricorda con nostalgia la vecchia sistemazione: "Prima andavo a piedi a scuola ora devo prendere due autobus e la metro, mi piaceva la roulotte, per me era come una casa".
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