Per loro sfortuna, non esiste una antropologia dei cristiani del Medio Oriente. Con il suo gusto tranchant, R�gis Debray foto�grafa cos� la situazione: �La loro sventura � essere troppo arabi per la destra occidentale e un po� troppo cristiani per la sinistra. Non rientrano cos� nel nostro scacchiere manicheo del bianco/nero o del nord/sud�. La Comunit� di Sant�Egidio fa il punto di questa condizione troppo spesso dimenticata, ma tuttavia drammatica: �I cristiani del Medio oriente � sottolinea Andrea Riccardi, fondatore della comunit� trasteverina � non sono solo vittime della storia e di un presente che li spinge ad una posizione di cittadini di seconda categoria: sono anche protagonisti del presente, per questo le comunit� cristiane hanno necessit� di un ressourcement che non si fa da soli, ma in un quadro di intensa comunione�.
La condizione preoccupa la Chiesa: �Non parlerei di persecuzione, � dice il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali � ma tanti cadono nelle reti della violenza. Abbiamo tanti problemi in Occidente a vivere la propria vita cristiana, immaginiamo se ci aggiungiamo anche la violenza, il terrorismo e situazioni che portano all�esilio e alla divisione delle famiglie. Per questi nostri fratelli cristiani ci vuole una sensibilit� pi� sostanziale perch� vivono la nostra stessa fede�.
Sant�Egidio ha raccolto molte voci provenienti da questi Paesi, e alcune sono drammatiche, come quella del vescovo di Baghdad, Jean Benjamin Sleiman che ha ricordato come la primavera scorsa migliaia di famiglie cristiane siano state costrette a lasciare le loro case e a fuggire dal Paese. �L�alternativa � dice � era terribile: o si convertivano all�islam e
Riccardi di Sant�Egidio: �Non sono solo vittime di una storia che li spinge a una posizione di cittadini di seconda categoria, sono anche protagonisti di primo piano nel presente�
pagavano le tasse musulmane, o davano le loro famiglie ai miliziani oppure dovevano abbandonare le loro abitazioni, pena la morte�. Secondo stime non ufficiali, nell�Iraq di Saddam Hussein vivevano un milione e 200mila cristiani; la met� di loro � fuggita per lo pi� in Giordania e in Siria. Per il vescovo, anche gli aiuti dagli organismi internazionali stanno venendo meno poco alla volta.
Della Siria riferisce appunto il vescovo di Aleppo dei Caldei, Antoine Audo. Nel Paese, i cristiani si sentono a casa propria e possono accedere a tutti gli impieghi, �tuttavia � precisa � molti giovani cristiani pensano sempre pi� alla possibilit� di emigrare altrove �. Dispersione, assottigliamento e diaspora sono il destino di questi cristiani. Cos� � anche in Libano: �Le nostre Chiese � dice Tareq Mitri, ministro degli Esteri � sono nella sofferenza, sopravvivono ma si sono perse come il sale alla ricerca della propria identit�. Negli anni Novanta si parlava di comunit� cristiane al plurale, oggi al singolare, e questo � segno di indebolimento�. Il ministro libanese pone a Roma l�annosa questione della presidenza della Repubblica e accusa una parte dei cristiani, alleati di Hezbollah, di bloccare da mesi l�elezione.
Diverso lo scenario palestinese, improntato a un costante dialogo, come lo descrive Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa: �Il dialogo � spiega � � nella vita di tutti i giorni. Quello con l�islam � buono. I problemi nascono con alcune cellule fondamentaliste. Il dialogo principale passa attraverso le istituzioni della Chiesa, come la scuola e gli ospedali. � dunque un dialogo concreto. Con Israele � diverso, poich� non ha bisogno della Chiesa. Israele non � solo il Paese dei check-point e dei carri armati, e dunque la Chiesa non pu� permettere che la guerra recida questo filo di dialogo�.
Giovanni Ruggiero
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