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Korazym |
07/04/2008 |
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Con un annuncio che ha sorpreso tutti, pochi giorni dopo Pasqua, la Comunit� di Sant�Egidio ha comunicato la visita di papa Benedetto XVI alla Basilica di San Bartolomeo all�Isola Tiberina, nel 40mo anniversario della nascita del movimento. Oggi pomeriggio, il tutto ruoter� intorno ad una Celebrazione della Parola in memoria dei testimoni della fede del XX secolo. Dal pontefice, una conferma della stima per la Comunit�, ma anche una risposta a chi ha criticato la scarsa attenzione �storica� del papa rispetto al suo predecessore. Del resto, a Ratzinger piacciono le cerimonie raccolte piuttosto che le manifestazioni di massa, ma le tesi di fondo sono le stesse. IL LUOGO. L�antica basilica del X secolo, costruita sulle rovine del tempio di Esculapio e dedicata a Sant�Adalberto, ucciso mentre tentava di evangelizzare le genti della Prussica, dopo aver annunciato il Vangelo ai cechi e ai polacchi, fu intitolata poi a San Bartolomeo, martirizzato in Armenia intorno al 68. Nel 1993, Giovanni Paolo II decise di affidarla alla Comunit� di Sant�Egidio, incaricando poi la Commissione Nuovi Martiri di documentare le vicende dei cristiani che lungo il Novecento hanno reso testimonianza al Vangelo, fino all�effusione del sangue. Un vasto processo di aggiornamento dei martirologi sul quale il papa si era soffermato nella Lettera Apostolica Tertio Millennio Adveniente del 1994. �Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi militi ignoti della grande causa di Dio. Per quanto � possibile non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze�. Il 7 maggio del 2000, Giovanni Paolo II guid� al Colosseo la commemorazione ecumenica dei testimoni della fede del XX secolo. �L'esperienza dei martiri e dei testimoni della fede non � caratteristica soltanto della Chiesa degli inizi, ma connota ogni epoca della sua storia; - disse nella sua omelia - nel secolo ventesimo, poi, forse ancor pi� che nel primo periodo del cristianesimo, moltissimi sono stati coloro che hanno testimoniato la fede con sofferenze spesso eroiche. Questi nostri fratelli e sorelle nella fede, a cui oggi facciamo riferimento con gratitudine e venerazione, costituiscono come un grande affresco dell'umanit� cristiana del ventesimo secolo. Un affresco del vangelo delle Beatitudini, vissuto sino allo spargimento del sangue�. Un affresco che per Sant�Egidio � divenuto poi un�icona �scritta� appositamente e custodita a San Bartolomeo. Con una celebrazione ecumenica presieduta il 12 ottobre 2002 dal cardinale Camillo Ruini, alla presenza del patriarca Ortodosso romeno Teoctist, la Basilica fu proclamata �luogo memoriale� dei �Nuovi Martiri� del XX secolo. E sono circa tredicimila testimonianze sul martirio nel Novecento. LA MEMORIA. L�Icona, opera di Renata Sciach�, raffigura l�assemblea descritta dall�apostolo Giovanni nell�Apocalisse. Nella parte superiore, in una cornice circolare, campeggia il Cristo attorniato da angeli; ai lati, si dirigono in festa verso di Lui due schiere di martiri, precedute dalla Vergine e dall�evangelista Giovanni. Sono rappresentati Pietro e Andrea � la Chiesa d�Occidente e quella di Oriente -, Giovanni Battista e Paolo, ma anche i santi Bartolomeo e Adalberto, dei quali la Basilica custodisce le reliquie. Non mancano due martiri bambini, a ricordo delle tante piccole vittime della violenza, passata e presente. Al di sotto della fascia superiore, secondo la visione dell�Apocalisse, due angeli stendono la tenda di Dio sugli uomini, sovrastata dalla scritta �Attraverso la grande tribolazione� che fa da titolo all�intera composizione. La terra � dimora di Dio accanto all�uomo � occupa il centro dell�Icona e assume l�aspetto di un lager, con filo spinato e sbarre, e i tratti architettonici di una grande basilica, con la Croce, il cero pasquale acceso e, in mezzo, la Bibbia aperta sulla preghiera di Ges� per l�unit�: �Tutti siano una cosa sola� (Gv 17, 21). Nell�arco di sinistra � rappresentata la Chiesa d�Oriente, attraverso le figure di alcuni suoi testimoni: il Patriarca di Mosca Tichon, il patriarca serbo Gavrilo Dozic e la monaca ortotososa russa Mat Marija, perita nel lager di Ravensbuck. Sempre all�interno del lager, ma nell�arco di destra, scorgiamo i martiri della Chiesa d�Occidente: il vescovo cattolico bulgaro Vincenzo Bossilkov, il domenicano italiano Giuseppe Girotti e il teologo evangelico Dietrich Bonh�ffer; il gruppo include anche i carmelitani Titus Brandsma e Edith Stein, convertita al cattolicesimo dall�ebraismo. Al centro della scritta �Cristo dice: Io sono la luce del mondo� si scorge il pastore riformato Paul Schneider, detto il �predicatore di Buchenwald� per il quotidiano annuncio della Parola di Dio dal bunker del lager in cui era rinchiuso. Nel registro inferiore dell�Icona la rappresentazione di una citt� dalle mura spezzate simboleggia la frattura della convivenza pacifica tra i popoli e le religioni; scene minute e singole figure racchiudono le sofferenze di interi gruppi ed etnie, una dimensione, quella comunitaria, collettiva, propria del martirio del Novecento. E� il caso degli armeni di Turchia, sterminati in massa durante la prima Guerra Mondiale; l�icona ne ricorda le immense sofferenze attraverso il sacrificio del vescovo cattolico Andrea Tchelebian, lapidato con sacerdoti e fedeli della sua diocesi. Accanto al presule armeno sono raffigurati altri due artefici del dialogo: il monaco trappista Christian de Cherg� sequestrato e ucciso nel 1996 in Algeria insieme agli altri sei confratelli del monastero di Thibirine e la religiosa Rani Maria, uccisa nel 1995 in India per la sua attivit� nel campo della giustizia sociale. A sinistra, un vagone ferroviario piombato conduce i prigionieri verso i luoghi di deportazione, mentre altre vittime � uomini, donne e bambini - attendono il momento del loro ultimo trasferimento. Pi� in basso, un soldato distrugge a colpi di piccone l�altare di una chiesa. Accanto a lui sono rappresentati i testimoni di alcune violente persecuzioni antireligiose che portarono alla distruzione di chiese cristiane e di moschee: il P. Shtiek�n Kurti, fucilato in Albania per aver battezzato un bambino, il gesuita indonesiano Tarcisius Dewanto ucciso a Timor Est, un ruandese ucciso con la famiglia nella chiesa dove si era rifugiato durante il genocidio del 1994, un monaco ortodosso e una donna latinoamericana che con il suo corpo fa scudo al suo bambino. Dall�altra parte della scena, un monaco occidentale, un sacerdote asiatico e un laico africano escono dalle porte della citt� all�inizio di una marcia estenuante spesso causa di morte per i deportati. Sul lato sinistro dell�icona, dal centro verso il basso, � illustrato il tema della �comunicazione del Vangelo�, mentre la scena sottostante raffigura il francescano polacco Maximilian Kolbe nel lager di Auschwitz e gli altri �martiri della carit��, tra i quali le suore morte nel 1995 in Africa accanto ai malati di Ebola. L�uomo inginocchiato in preghiera evoca la Cina e il dolore delle carceri cinesi; un angelo raccoglie in un calice le lacrime del prigioniero, proprio come un angelo aveva confortato Ges� nell�orto del Gethsemani. Dopo l�evangelizzazione e la carit� il riquadro d�angolo propone una terza �opera dei martiri�, la preghiera incessante, che nell�Icona si eleva dal buio di un carcere in Romania, dove cattolici, ortodossi e battisti si dividono la Bibbia per memorizzarla e poterla recitare gli uni agli altri; un angelo toglie le sbarre dalla cella, poich�, nelle parole di Paolo a Timoteo, �la parola di Dio non � incatenata� (2 Tm 2,9). Nella fascia laterale destra i martiri rivivono nella loro persona e negli ultimi momenti di vita la Passione di Cristo. La scena inferiore rappresenta il momento del giudizio e dell�ingiusta condanna; vengono particolarmente ritratti il vescovo anglicano ugandese Janani Luwum e il metropolita ortodosso russo di Pietrogrado, Veniamin. Nel riquadro immediatamente superiore l�artista ha evocato la tortura e lo scherno, che hanno accompagnato il martirio di tanti cristiani del secolo scorso; ad essere ritratti sono, tra le diverse figure, due giovani burundesi e il P. Alexander Men, maestro di spiritualit� ucciso a Mosca nel 1990. Risalendo ancora verso l�alto, si scorge un plotone di esecuzione con le armi puntate contro alcuni testimoni in rappresentanza della Chiesa universale; tra di loro, il Patriarca copto Teofilo, il metropolita Vladimir di Kiev, primo vescovo martire della Chiesa russa, martiri della Spagna e del Messico tra i quali lo zingaro Ceferino Malla e il gesuita messicano Miguel Pro. Infine, i due riquadri d�angolo, alla base del dipinto, raffigurano, a sinistra, il gulag delle Isole Solovki, in Russia, dove gli antichi monasteri divennero luogo di prigionia e di martirio e, a destra, alcuni martiri delle Chiese di Occidente, tra i quali l�arcivescovo Oscar Romero ucciso sull�altare il 24 marzo 1980, il cardinale messicano Posadas Ocampo, ucciso per la ferma opposizione ai narcotrafficanti, Martir Luther King, pastore battista, privato della vita per la sua azione non violenta a favore dei diritti civili e il P. Pino Puglisi, parroco del quartiere Brancaccio di Palermo, caduto nel 1993 per aver voluto formare i giovani ad una nuova concezione della dignit� e della solidariet�, sottraendoli al potere mafioso. Nelle sei cappelle laterali della Basilica sono custodite memorie di martiri e testimoni della fede di Africa, America Latina, Asia e Medio Oriente, Oceania, insieme ai martiri del comunismo, del nazismo e ai consacrati e laici uccisi �in odio alla fede�, in particolare in Spagna e Messico. IL PROGRAMMA DELLA VISITA. Alle 17,30 il papa sar� accolto sul piazzale dell�Isola Tiberina dai responsabili della Comunit� di Sant�Egidio e dal cardinale Camillo Ruini. Poi a piedi si diriger� verso l�Atrio della Basilica per iniziare la processione liturgica . Dopo l�adorazione del Santissimo Sacramento e una sosta nelle cappelle che custodiscono le reliquie dei Testimoni della Fede, la liturgia della Parola con un discorso di saluto di Andrea Riccardi e l�omelia del papa. Prima di lasciare l�Isola, Bendetto XVI saluter� anche i malati dell�Ospedale Fatebenefratelli che occupa la parte opposta della isola Tiberina. Il rientro in Vaticano � previsto per le 19.00 circa. Per seguire l�evento via web: www.santegidio.org
Angela Ambrogetti
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