Comunità di S.Egidio


 

il Cittadino

20/04/2008


Giornata mondiale dei Rom, incontro fra culture diverse

 

Musica tzigana e rock, gastronomia tradizionale balcanica e focaccia, le celebrazioni genovesi della Giornata mondiale dei Rom sono state l'occasione per un incontro tra culture che ha tutto il sapore multietnico della modernit�. A dare il segno dell'antica anima viaggiante del popolo rom, solo la bandiera, peraltro relativamente moderna: due fasce verde e azzurra - la terra e il cielo - e, in mezzo, una ruota di carro con sedici raggi, a simboleggiare la dispersione delle popolazioni zingare sulla terra.

Per il primo anno anche Genova ha ospitato una celebrazione ufficiale del Romano dives, la Giornata internazionale di tutte le popolazioni rom e sinte, e lo ha fatto con un evento dal nome suggestivo: "Figli del vento", una festa interamente organizzata e realizzata dagli abitanti del campo di via Adamoli nel teatro parrocchiale di San Rocco di Molassana per la popolazione del quartiere nel quale quelli che un tempo erano nomadi abitano stabilmente da anni. I bambini hanno interpretato fiabe, leggende e danze della tradizione rom, le donne hanno cucinato i dolci tipici, gli uomini hanno contribuito all'allestimento e le scuole della Valbisagno hanno fatto il resto con mostre, esposizioni e la musica di alcune band dell'Itis Majorana.

Il giorno scelto per la celebrazione � stato, significativamente, l'8 aprile, ricorrenza-simbolo per i rom di tutto il mondo da quando - era, appunto, l'8 aprile 1971 - a Londra si riun� il primo congresso dell'International Romani Union, riconosciuta dall'Onu come associazione mondiale non governativa. Fu in quel giorno che un noto studioso indiano di cultura rom, disse: "i Rom si riconoscono come nazione": durante il congresso si scelse un inno, il "Djelem djelem", e la bandiera. Diciannove anni pi� tardi, a Varsavia, nel corso del quarto congresso internazionale, l'8 aprile � diventato Romano Dives, la Giornata internazionale della cultura rom. Quest'anno, a Genova, la ricorrenza � stata l'occasione per una festa coinvolgente, curata e dal messaggio semplice, ma profondo, come spiega divertito un giovane rom: "vivere insieme � possibile, noi lo facciamo da anni, il problema � solo quello di incontrarci, guardarci, conoscerci".

� stato il quarto municipio Media Val Bisagno a credere, con successo, nel valore di questa occasione di incontro, sostenuto dal lavoro di tanti: il Coordinamento nomadi (Sant'Egidio, il consorzio Agor�), le scuole del quartiere, il parroco don Marco Rapetti.

A coordinare l'impegno artistico dei ragazzi del campo, Pino Petruzzelli, attore molto noto sulla scena genovese e nazionale, da sempre vicino alle vicende dei rom, tanto da collaborare regolarmente alle celebrazioni annuali per la memoria del Porrajmos, l'Olocausto zingaro, il 27 gennaio.

Sul palco del teatro parrocchiale, i bambini e i giovani zingari hanno messo in scena una rappresentazione teatrale delle tradizioni del loro popolo, sulla scenografia essenziale ma evocativa, di un antico campo con la tenda, il fuoco, il rito della preparazione del caff� e un carro dal quale salta a terra un bambino, a simboleggiare la diaspora zingara nei diversi paesi del mondo: come presentatori - in rappresentanza della voce dei rom e dei gag�, i non zingari - Petruzzelli e Ismet, un adulto del campo di via Adamoli.

"� da febbraio che lavoriamo a questo spettacolo - spiegano i ragazzi, fasciati nei loro costumi coloratissimi - e abbiamo studiato parecchio per ricostruire con precisione queste tradizioni: abbiamo ritrovato le antiche fiabe rom, fatto ricerche bibliografiche".

E poi, perfettamente a loro agio, si sfilano i cappellini tradizionali e ricompaiono in jeans a ridere con i loro amichetti gag�.

La comunit� rom ha poi voluto mostrare un filmato col resoconto di un viaggio a Saintes Maries de la Mer, dove tutti gli anni, alla fine di maggio, gli zingari europei convergono per un pellegrinaggio e una festa. Ma il ricordo pi� intenso � stato quello di Ceferino Gim�nez Malla detto "El Pel�", il primo beato zingaro, uno dei martiri del Novecento. "Nei primi mesi della guerra civile che insanguin� la Spagna - spiegano insieme Petruzzelli e Ismet - El Pel� si adoper� per promuovere la pace e la concordia tra il suo popolo e i vicini, finch� fu arrestato in quella stessa persecuzione mentre difendeva un sacerdote trascinato per le vie dai miliziani. Gli fu offerta la libert� a cambio della corona del rosario, ma lui prefer� la morte". � stato Giovanni Paolo II a proclamarlo beato: era il 4 maggio 1997, e in piazza San Pietro si radunarono quattromila gitani a salutare il pi� grande testimone della fede degli zingari.

Una festa bella e coinvolgente, dunque, con almeno trecento persone raccolte attorno al palco e alla festa; molte le autorit� della delegazione - il presidente del municipio, Agostino Gianelli, alcuni consiglieri, ma anche Mara Ghiglione, la responsabile dell'Ats 47 insieme ad assistenti sociali e funzionari -, mediatori culturali della cooperativa Saba, pediatri Noac dell'Asl, Assistenti sociali del Ministero di giustizia, la scuola laboratorio Alpim, persino un rappresentante dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica. Tra i pi� attivi, gli operatori di Agor� e i volontari della Comunit� di Sant'Egidio, che il campo di via Adamoli lo frequentano quotidianamente da anni. Il colpo d'occhio, per�, era dominato dai volti dei parrocchiani e della gente del quartiere e, soprattutto, dalle facce pi� giovani: dai bambini delle scuole dell'infanzia Coccinella e Ca' di Ventura, a quelli delle elementari di Prato, ai ragazzi delle medie D'Azeglio-Lucarno e Cambiaso, fino ai giovani del Majorana. Un'immagine molto bella, segno di un grande lavoro per l'integrazione e la conoscenza reciproca che le scuole portano avanti, silenziosamente, da anni: "Questi incontri sono risultati straordinari - spiega un'insegnante - perch� questi ragazzi, come tutti, sono spesso influenzati da pregiudizi molto pesanti sui rom. Il fatto di conoscerli, per�, soprattutto i loro coetanei, che frequentano le stesse scuole, � un aiuto a superare le diffidenze".

E in effetti la Giornata internazionale dei Rom � un'occasione, per gli organizzatori, per tenere viva la memoria delle discriminazioni iniziate dall'arrivo degli zingari in Europa - almeno cinque secoli fa - e culminate con il Porrajmos, l'Olocausto zingaro, in cui persero la vita nei campi di sterminio nazisti almeno 500.000 Sinti e Rom.

Alla fine, per�, l'allegria non cede il campo al vittimismo, e Ismet lo spiega sorridendo: "quello di oggi � solo l'inizio di un percorso per farsi conoscere, un percorso che spero possa continuare.

� bene incontrarsi perch� conoscendoci possiamo iniziare a parlare insieme. Spero che questo sia solo il primo incontro di una lunga serie".

Sergio Casali