24/04/2008

MA CHE CITT� � DIVENTATA ROMA?
Roma/Amor. Una citt� che quando si sente amata � capace di grande generosit�. Un simbolo e una realt�, nel mondo, della tenerezza e della dolcezza della vita, quella vita che innamora anche chi romano non � e che fa diventare romani anche chi viene da lontano e romano non � mai stato.

Come noi, basta risalire qualche generazione.

Roma/Amorale. � la sensazione di freddo che viene dalla storia del portiere Angelo, piccolo eroe dei lavoro, caduto col suo straccio in mano dallo stabile di via Nomentana mentre puliva. Pochi angeli e pochi cittadini normali, per lui. Perch� spaventati o indaffarati, invulnerabili alle vicende di un altro diverso da se stessi, in tanti hanno continuato a camminare, a non fermarsi. Anche scavalcando - pare - quel corpo poveretto e ingombrante sul marciapiede.

Che citt� stiamo diventando se diventa normale non soccorrere chi si investe in automobile, se nemmeno uno che cade da un palazzo fa fermare? L'assenza di pietas � una brutta malattia. Se non si cambia, e presto, si apre una stagione terribile di durezza, dove gli altri sono un fastidio, dove si conta finch� si sta bene e si finisce in istituto appena si sta male, dove si sa convivere solo se tutto scorre liscio e l'Altro diventa nei tempi di crisi una valvola di sfogo, dove imbarbarisce anche il linguaggio e si prende l'abitudine a chiamare degrado gli esseri umani, confondendo la causa con l'effetto, il quadro con la cornice. Il decoro con il degrado.

In una notte calda di primavera del 1979 nella piazzetta della chiesa della Pace, vicino a piazza Navona, Al� lama, un somalo immigrato, fin� bruciato vivo mentre dormiva tra i cartoni. Una bravata, ma omicida. Gli avevano dato fuoco �per scherzo�. Era il segnale che anche a Roma la favola �Italiani brava gente� non era poi tanto vera.

I passanti che oggi non si fermano - come nella parabola del Buon Samaritano - di fronte a un uomo �mezzo morto� ci mandano un segnale agghiacciante. Una citt� senza pietas, diventa un luogo anonimo di tutti contro tutti, regno dei forti finch� non arriva uno pi� forte. Una citt� empia. Sarebbe letale.

Un compito in pi� per il prossimo sindaco: aiutare a ritrovare la tenerezza e la capacit� di vivere insieme, di accorgersi, di interessarsi l'uno dell'altro.

Mario Marazziti