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La Civilt� Cattolica |
03/05/2008 |
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�Anche questo XXI secolo si � aperto nel segno del martirio�. Lo notava Benedetto XVI, il 7 aprile scorso, nella celebrazione della Parola da lui presieduta nella basilica romana di san Bartolomeo all'Isola Tiberina, che Giovanni Paolo II destin� ad essere luogo della memoria dei martiri cristiani del Novecento. Egli volle affidare questo memoriale alla Comunit� di Sant'Egidio, la quale compie quest'anno il quarantesimo anno di fondazione. Benedetto XVI volle esprimere il ringraziamento della Chiesa per il lavoro compiuto in questi 40 anni: �Cari amici della Comunit� di Sant'Egidio, voi avete mosso i primi passi proprio qui a Roma negli anni difficili dopo il '68. Figli di questa Chiesa che presiede nella carit�, avete poi diffuso il vostro carisma in tante parti dei mondo. La Parola di Dio, l'amore per la Chiesa, la predilezione per i poveri, la comunicazione del Vangelo sono state le stelle che vi hanno guidato testimoniando, sotto cieli diversi, l'unico comune messaggio di Cristo. Vi ringrazio per questa opera apostolica vi ringrazio per l'attenzione agli ultimi e per la ricerca della pace, che contraddistinguono la vostra Comunit�. L'esempio dei martiri, che abbiamo ricordato, continui a guidare i vostri passi, perch� siate veri amici di Dio e autentici amici dell'umanit�. E non temete le difficolt� e le sofferenze che questa azione missionaria comporta: rientrano nella "logica" della coraggiosa testimonianza dell'amore cristiano. Desidero, infine, rivolgere a voi e, tramite voi, a tutte le vostre Comunit� sparse per il mondo il mio pi� cordiale augurio nel quarantesimo anniversario della vostra nascita�. La Comunit� di Sant'Egidio, cos� denominata dalla chiesa romana di Sant'Egidio, nella quale la Comunit� mosse i primi passi, � sorta il 7 febbraio 1968 ad opera di un gruppo di studenti di un liceo romano. Essi, leggendo il Vangelo, si sentirono spinti a metterlo in pratica, impegnandosi nella solidariet� con i poveri. Primo campo di lavoro furono le periferie di Roma, dove vivevano in misere baracche gli emigrati che dal Sud dell'Italia si riversavano nella capitale. Per la Chiesa italiana gli anni intorno al '68 furono quelli del dopo Concilio, segnati dal desiderio di rinnovare tutti gli aspetti della vita ecclesiale: dalla celebrazione eucaristica, che veniva rinnovata con la promulgazione del Messale di Paolo VI (1970) allo statuto del ministero sacerdotale e al posto privilegiato che nella preghiera e nella vita cristiana veniva dato alla studio e alla meditazione della Sacra Scrittura. Una forte spinta all'impegno di carit� venne alla Comunit� di Sant'Egidio dalla celebrazione, nel febbraio 1974, del Convegno diocesano sulle responsabilit� dei cristiani di fronte alle attese di carit� e di giustizia della diocesi di Roma. Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, la Comunit� di Sant'Egidio ha avuto un notevole sviluppo, fino a contare 50.000 membri e ad essere presente in 70 Paesi; soprattutto in Africa. Qui le comunit�, composte di persone del luogo che prestano la loro opera gratuitamente, si trovano spesso in situazioni assai difficili, come avviene nel Darfur sudanese, nell'Uganda e nel Mozambico. In particolare in questo Paese, gi� colonia portoghese, ma, dopo l'indipendenza, teatro di una tragica guerra civile durata 16 anni, la Comunit� ha conseguito un notevole successo, riuscendo a far firmare, il 4 ottobre 1992, la pace tra le due formazioni politiche che si contendevano il governo del Paese. La spiritualit� della Comunit� di Sant'Egidio, fondata dal prof. A. Riccardi, e di cui oggi � presidente il prof. M. Impagliazzo, � caratterizzata da cinque punti: Al primo posto ci sono la preghiera e la lettura del Vangelo, che accompagnano la vita di tutte le comunit� a Roma e nel mondo: �Senza il respiro della preghiera - disse il prof. Riccardi, celebrando i 38 anni della Comunit�, - siamo tutti soffocati da noi stessi. E la preghiera nostra e dei nostri amici ci aiuta ad amare di pi��. Segue la comunicazione del Vangelo, cuore della Comunit�, che si estende a tutti coloro che cercano di dare un senso alla propria vita. Il terzo carattere essenziale della spiritualit� della Comunit� � la solidariet� con i poveri, che si traduce nell'aiuto ai bambini svantaggiati, agli anziani soli e abbandonati, agli emigrati, ai detenuti usciti dal carcere e, nell'Africa sub-sahariana, ai malati di Aids. Oltre a questi tre punti, si deve segnalare l'impegno per la pace e il dialogo tra le religioni nel mondo. Raccogliendo l'invito di Giovanni Paolo II a continuare a vivere lo �spirito di Assisi�, la Comunit� di Sant'Egidio organizza ogni anno - dal 1987 - il �Meeting di Uomini e Religioni per la preghiera interreligiosa per la pace�. I Meeting sono stati 21, celebrati in molte citt� europee. L'ultimo, il XXI, � stato celebrato a Napoli dal 21 al 23 ottobre 2007: vi ha portato il suo saluto Benedetto XVI nella mattinata del 21 ottobre, incoraggiando la Comunit� a proseguire sulla via dell'incontro e del dialogo con le religioni e le culture. In realt�, se nei primi anni di vita l'orizzonte di azione della Comunit� era Roma con le borgate, con l'andar del tempo essa � andata sulle frontiere del mondo. Non ha mandato missionari nei vari Paesi dove ha sviluppato il suo lavoro di comunicazione del Vangelo e d'impegno caritativo per i poveri: le comunit� di Sant'Egidio nel mondo sono nate da incontri con uomini e donne del posto, che hanno condiviso lo �spirito� di Sant'Egidio e hanno voluto viverlo nella loro realt� sociale, nella convinzione che �nessuno � cos� povero da non poter aiutare un altro�. Cos� la Comunit� conta sulla partecipazione volontaria di migliaia di persone che, per essere gratuita, non � episodica o inefficace. I mezzi di cui si serve sono �mezzi poveri�, ma non sono rari i casi in cui i �mezzi poveri� sono capaci di intervenire efficacemente dove le grandi istituzioni internazionali non riescono ad arrivare. Cos� oggi, nel panorama assai vario dei Movimenti ecclesiali, che sono una grande ricchezza per la Chiesa, la Comunit� di Sant'Egidio occupa un posto di rilievo e merita la stima che le hanno tributato sia Giovanni Paolo II, sia Benedetto XVI, il quale ha esortato i suoi aderenti a imitare �il coraggio e la perseveranza dei martiri nel servire il Vangelo, specialmente tra i poveri� e ad essere �costruttori di pace e di riconciliazione fra quanti sono nemici o si combattono�, nutrendo la propria fede con l'ascolto e la meditazione della Parola di Dio, con la preghiera quotidiana, con l'attiva partecipazione alla Santa Messa.
Giuseppe De Rosa S.I.
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