Gli zingari sono ormai considerati tra i maggiori agenti di allarme sociale, tanto che regolamentare la loro presenza sembra essere diventata una delle pi� importanti sfide della politica di sicurezza. Ma c'� di pi�. Alcune frange della popolazione hanno deciso di farsi giustizia da sole, come mostrano i recenti episodi di intolleranza e di violenza avvenuti a Ponticelli, a Novara e in altre zone d'Italia. Sono vicende da condannare senza mezzi termini come hanno fatto in questi giorni molte istituzioni e tra queste, in primo luogo, la Chiesa di Napoli. Non � accettabile infatti che siano alcuni violenti a determinare la politica di una citt� come Napoli nei confronti degli zingari. Oltretutto chi organizza la rivolta si propone come custode della sicurezza degli altri cittadini, ruolo che spetta solo allo Stato. Altrimenti si accredita la violenza arbitraria come lo strumento per risolvere i problemi.
La Comunit� di Sant'Egidio - a partire da una trentennale esperienza di vicinanza agli zingari - ha posto da pi� di un anno all'attenzione delle istituzioni lo scivolamento dell'opinione pubblica italiana verso una forma di nuovo razzismo: �l'antigitanismo�. I rom, i sinti e le altre famiglie zingare si prestano bene infatti a essere raffigurati come uno degli elementi che insicurizzano le nostre citt�. In una societ� di diritto il crimine va punito, ma � un fatto che riguarda le persone che compiono il crimine. Ci� deve valere anche per gli zingari, che vanno trattati come tutti gli altri cittadini.
C'� inoltre qualcosa di pi� profondo in ci� che sta accadendo. Occorre individuare e capire il terreno fertile su cui si sviluppano i comportamenti antigitani.
Il problema � che la nostra societ� � insicura nel profondo: il nostro benessere � minacciato dalla crisi economica e dalla globalizzazione, la pace � appesa al filo delle relazioni internazionali, la crisi della societ� e dei valori di fondo � ormai un leit-motiv delle discussioni quotidiane. La vita in quartieri come Ponticelli � inoltre piena di difficolt� e di problemi, che spesso vanno oltre la comprensione dei singoli: sono complessi, di difficile soluzione. Invece avere un nemico sembra rassicurante perch� semplifica l'orizzonte in cui vivo: so con chi devo prendermela, di chi � la colpa del mio disagio, all'occasione gli zingari, in fondo deboli e poco temibili. Gli episodi di intolleranza e razzismo, a Ponticelli e in altre zone d'Italia, colpiscono intere famiglie, persone inermi, bambini, colpevoli solo di appartenere al variegato inondo dei nomadi. E un fatto inaccettabile, che merita una ferma condanna.
Il consenso, che purtroppo le gesta dei violenti raccoglie, d� all'opinione pubblica l'impressione di riuscire a controllare le sue frontiere sociali. Eppure, in una societ� democratica, dovrebbe essere un dato acquisito che i problemi non si risolvono a furor di popolo. C'� bisogno di una politica seria di integrazione, di una pacata riflessione che dia risposte alla gente che si sente insicura e, al tempo stesso, agli zingari oggetto di persecuzione. E necessario offrire ai rom presenti in Campania la possibilit� di una vita minimamente dignitosa: ad esempio piccoli insediamenti distribuiti sul territorio (di limitato �impatto�), nel contesto di una riqualificazione dei quartieri o dei Comuni che li accolgono, perch� chi vive accanto a loro non debba sentirsi penalizzato.
Se guardiamo per un attimo all'universo zingaro e non solo alle urla nostrane, cosa vediamo? La condizione dei rom � particolarmente debole: non godono di alcuna vera protezione n� simpatia e non hanno neanche uno Stato alle spalle che ne possa difendere i diritti. Pur essendo cittadini europei a pieno titolo, sono una �nazione senza territorio�. E sebbene il romanticismo abbia fabbricato un mito positivo del loro stile di vita, alla boh�mienne, quando questo popolo cerca di mettere radici nella nostra societ�, ogni attrattiva e simpatia si trasformano in rifiuto.
La loro presenza � peraltro di scarsa consistenza numerica: in Italia sono 140mila, di cui la met� cittadini italiani A Napoli tre-quattromila. Dunque, poche migliaia, nelle periferie di citt� con milioni di abitanti. Mentre sono oggetto di quotidiana denigrazione, pi� frequentemente la loro realt� presenta drammi umani, come la morte per fame o per freddo dei loro bambini ormai estranei alla maggioranza de corpo sociale.
In definitiva sappiamo ancora molto poco chi sono gli zingari: il mondo del nomadismo, che presenta molte diversit� al suo interno, non viene studiato n� considerato. Di loro ignoriamo quasi tutto, pur avvertendoli come �diversi� e colpevoli della nostra insicurezza. Mentre basterebbe poco per cambiare la nostra e la loro condizione di vita. Tanto per cominciare: trattiamoli come �persone� e non come un mondo a parte. Gli zingari sono come noi: se vivranno meglio staremo meglio tutti.
Marco Impagliazzo
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