DAL NOSTRO INVIATO A PERUGIA
PINO CIOCIOLA
H a voluto pregare anche Amanda. Nella sua cella. Luned� in carcere aveva saputo dell�appuntamento di ieri sera, allora ha chiesto dove e soprattutto a che ora ci sarebbe stata la veglia �Per ricordare Meredith Kercher e i giovani vittime di violenza�. Cos� dalle 18.30 anche lei ha pregato con i ragazzi e la gente che erano nella cappella universitaria. Una veglia prima, insieme al pastore anglicano Peter Art, e la Messa poi, celebrata da monsignor Elio Bromuri, responsabile della pastorale universitaria, insieme a don Riccardo Mensuali, referente umbro della Comunit� di Sant�Egidio e a padre Andrea Carr�, francescano del convento di Monteripido qui a Perugia. �Cristo � con noi anche nella tempesta�, ha detto Bromuri durante la veglia, voluta dal gruppo della pastorale perugina e dalla comunit� universitaria, insieme alla comunit� di Sant�Egidio, perch� non si pu� far finta che nulla sia successo e nient�altro continui a succedere.
Perugia ha la febbre ed anche alta: non � l�anticamera dell�inferno, come qualcuno sembra volerla disegnare, ma neanche quella del Paradiso. Questa, dopo Napoli e Roma, � la terza citt� d�Italia col maggior numero di morti per overdose (14 nel 1997, 24 nel 2006 e gi� 31 fino a oggi per il 2007), eppure la tredicesima per quantit� d�operazioni antidroga. Questa � la citt� col primato nazionale della �disponibilit� percepita� di cocaina e col primato di compravendita delle case in un mercato italiano che � invece allo stallo. Ma � anche la citt� che ha un�universit� che adesso, nel 2008, compie i settecento anni di vita. Citt� che ha storia e arte e tradizioni da vendere.
Eppure la �roba� si compra ad ogni angolo. Eppure si dice che i migliori elementi socializzanti per i giovani da queste parti siano, nell�ordine, la birra e le canne. Esagerazioni, � evidente, ma niente affatto invenzioni.
Perch� a Perugia vivono pi� o meno 200mila persone e 42mila sono studenti, compresi i 6-7mila dell�universit� per stranieri. In tanti la notte escono dai pub del centro storico, uno spinello e una tirata di coca, poi la pip� sul portone della cattedrale. E intanto altri, alle sette e un quarto della sera, vanno a Messa nella chiesa dell�universit� o s�impegnano col volontariato nelle (poche) ore libere dallo studio.
Perugia dunque, in fondo, non � troppo diversa da molte altre citt�: la solita medaglia con le solite due facce. Soltanto che qui i numeri sono altri e alti.
Neppure gli studenti sono diversi da quelli del resto d�Italia. Solo che qui sono tantissimi, e di tante culture diverse. E che qui sono un vero e proprio business e quindi spesso considerati come tale. I servizi per loro, per intenderci, sono all�avanguardia: un esempio?
Le lavanderie a gettone hanno orari strepitosi e lunghi. Ma �chi sta con loro?�, dice Stella Cerasa, responsabile del Centro d�ascolto della Caritas perugina: �Le loro famiglie a chi hanno affidato i loro ragazzi?�. L�universit� � per prima � latita, faccende didattiche a parte, il Comune anche, e la Chiesa resta sola e spiazzata. Ma cerca di non mollare. �La nostra presenza all�universit� inizi� negli anni Sessanta � dice monsignor Bromuri � e fin da allora facciamo incontri multireligiosi coi musulmani, ogni marted� sera parliamo di fede e spiritualit�, facciamo catechesi, mettiamo in piedi iniziative culturali e aggregative�.
La sfida per� � difficile. Quanto � successo a Meredith ha scoperchiato qualcosa che ognuno vedeva, ma nessuno ha voluto guardare. � ancora Stella Cerasa a spiegarlo bene: �I progetti formativi, anche universitari, sulla carta sono eccezionali. Ma chi si prende minimamente cura del tempo libero degli universitari e dei loro dopo cena? Chi offre un�alternativa? Perch� non dovrebe farsene carico la stessa universit�?
Perch� non il Comune? E non � un alibi, questo: siamo colpevoli. Tutti. Anche noi�.
Monsignor Bromuri:
Cristo � con noi anche nella tempesta. Presente pure il pastore anglicano
|