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Let us help Rohingya refugees in Bangladesh

The Community of Sant'Egidio launches a fundraising campaign to send humanitarian aid to the refugee camps in Bangladesh, in collaboration with the local Church

Christmas Lunch with the poor: let's prepare a table table that reaches the whole world

The book "The Christmas Lunch" available online for free. DOWNLOAD! And prepare Christmas with the poor


 
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November 18 2008 18:00 | Archbishopric Yard

Intervento di INGRID BETANCOURT PULECIO



Ingrid Betancourt Pulecio


Witness, Colombia

Nell’isola di Cipro, crocevia di tutte le culture e di tutte le religioni nel corso dei millenni della civiltà umana; dove gli uomini e le donne hanno visto di tutto e dove resta l’ultimo muro di divisione dell’Europa, che ci chiama a riflettere e a meditare;
in risposta all’appello della Chiesa di Cipro e della Comunità di Sant’Egidio, la cui esistenza è dedicata a svelare la luce dell’amore nel cuore delle persone e a costruire ponti di compassione nel mondo alla ricerca della pace;
dando testimonianza in questa simbolica piazza, davanti ai leader spirituali, culturali e politici del mondo, presenti oggi nella sapiente assemblea di tutte le Religioni e Culture;
a nome di tutti coloro che soffrono in tutti i continenti, delle vittime dell’odio e della violenza tra gli uomini, di tutti coloro che sono morti a causa della guerra, dell’abuso di potere, del terrorismo, dell’avidità e della sete di possesso, a nome di tutti i “desaparecidos” la cui identità è nascosta dall’orrore delle fosse comuni;
a nome di tutte le donne e degli uomini, adulti e bambini, che sono stati torturati e abusati nel corpo e nell’anima; a nome di coloro che sono stati deportati, costretti ad abbandonare le proprie case, gli spazi fisici e sociali, le proprie radici e culture, le proprie tradizioni e i ricordi più preziosi;
a nome di coloro che sono stati presi in ostaggio, la cui vita è stata portata via e usata come merce di scambio per soddisfare la fame e l’ambizione di potenti signori della guerra e di criminali;
a nome di tutti coloro che in questo preciso momento, mentre stiamo parlando, gridano nel dolore, il cui sangue e le cui lacrime sono inghiottite dall’indifferenza del genere umano e le cui invocazioni di aiuto non riusciamo a sentire;
a nome di tutti loro, vi imploro di comunicare a tutte le nazioni della terra questo accorato appello, che scaturisce dal profondo dei nostri cuori, dal luogo in cui custodiamo ogni memoria, ogni sogno, ogni aspirazione, ogni certezza.

Dite alle nazioni “Abbiate fede, non arrendetevi!” perché noi, che abbiamo sofferto e abbiamo perso tutto, non abbiamo perso la speranza. Vi chiediamo di credere che un mondo migliore è possibile, che il bene vince sempre il male, e che i giorni a venire saranno l’inizio del tempo dello spirito, che noi stavamo aspettando.

Le soluzioni che andiamo cercando e di cui abbiamo bisogno non verranno dall’intelligenza degli uomini, ma dalla forza dell’amore. Gli uomini e le donne del mondo sentono il vuoto di una vita dedicata al consumo, dove il signore dell’universo è l’io di ognuno.

I valori della nostra civiltà devono cambiare: non più sete di potere e avidità, ma servizio e dono.

Il vero cambiamento deve cominciare in ciascuno di noi. È dalla somma dei cambiamenti che ciascuno di noi è in grado di realizzare che potremo costruire un mondo migliore.

Se accettiamo di lavorare su noi stessi, per essere, giorno dopo giorno, più umili e più compassionevoli, meno egoisti e più disposti ad agire in modo solidale, più tolleranti e più impegnati a risolvere i problemi, che a crearne di nuovi, allora saremo in grado di effondere i valori di armonia e di pace attorno a noi e attraverso il nostro esempio cominceremo a porre le fondamenta di una nuova civiltà della pace.

Questa ricerca di crescita spirituale ci condurrà in un mondo nuovo. Le guide e i leader del nostro tempo devono accordare la propria azione per rivolgersi a questa realtà, incarnando uomini e donne nuovi per una nuova era.

Ciascuno di noi ha il potere e la libertà di compiere il male o il bene. Possiamo esprimere il peggio o il meglio di noi. È una scelta e noi, vittime del peggio, sappiamo che la linea che divide il bene dal male è così sottile che non c’è legge che possa impedire di scegliere il male se non si rivolge lo sguardo a Dio.

Nel far questo, impegniamoci insieme a vedere le religioni non come muri che dividono, ma come ponti che ci uniscono. Non dimentichiamo che la felicità a cui il mondo aspira fiorirà quando la nostra fede non sarà usata a fini politici, ma per trasformare la politica.

Noi siamo i costruttori di un tempo nuovo, coloro che inaugurano un tempo nuovo dello spirito. Ne siamo certi, nel profondo dei nostri cuori, il nostro è il tempo opportuno perché i sogni diventino realtà. Con la fede tutto è possibile.

Cipro, 18 novembre 2008



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