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Liturgia di ringraziamento per il 50mo anniversario della Comunità di Sant'Egidio

10 febbraio, ore 17,30 Basilica di San Giovanni in Laterano

 
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18 Novembre 2008 09:30 | Hilton Ciprus - Kantara Hall

Intervento di Sua Beatitudine Theodoros II



Theodoros II


Papa e Patriarca di Alessandria e di Tutta l'Africa

E’ con grande gioia che cogliamo questa opportunità di prendere la parola durante questo importante incontro che ha luogo a Nicosia, capitale di Cipro, l’isola che ha dato i natali ad eroi. Vogliamo innanzitutto ringraziare coloro che hanno organizzato questo incontro,  l’Arcivescovo di Cipro Crisostomo II e i leader della Comunità di Sant’Egidio per questa iniziativa sull’Ecumenismo, il Cristianesimo, l’Unità e la Pace tra le nazioni.

Miei cari amici,

il nostro predecessore e padre spirituale di venerata memoria, Patriarca Parthenios III, che è stato presidente del Consiglio Mondiale delle Chiese per molti anni, ha definito l’Africa il “continente del futuro”. La nostra presenza qui come Capo della Chiesa Ortodossa di un continente di antica sofferenza attesta questo per l’Africa, e cioè che il tema del nostro incontro è una questione di cruciale importanza connessa alla sopravvivenza e all’esistenza (del continente stesso).

Le Nazioni Africane attraverso i secoli hanno abbracciato la fede di varie religioni, Chiese e confessioni. In questo contesto di pluralismo culturale e di rilevanti problemi sociali, economici ed esistenziali, esse cercano una coesistenza pacifica.

Ed è in questo contesto che la Chiesa di Alessandria resta salda nella fede. Insieme ai suoi tentativi di alleviare i bisogni materiali, essa insegna l’amore, la pace e l’uguaglianza tra i popoli di tutte le razze e lingue, rivelando così il carattere ecumenico della Santa Chiesa Ortodossa dei martiri, degli asceti, dei confessori e dei Grandi Dottori della Chiesa indivisa tra i quali si ergono come aquile altissime della teologia Origene, Pantenio, Clemente di Alessandra e i nostri santi predecessori, Atanasio il Grande, Cirillo e Giovanni l’Elemosiniere. Come ha affermato il Dottor Samuel Kobbia, Segretario Generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, durante la sua visita al Patriarcato il 20 Giugno 2008, la nostra Chiesa è un’antica e storica Chiesa che ha contribuito in maniera decisiva alla formazione della dottrina e della vita cristiane.

Il Trono Apostolico e Patriarcale di S. Marco (cioè la Chiesa di Alessandria) è fiducioso e condivide, insieme alla nostra Chiesa Ortodossa nel suo insieme, la preoccupazione del Signore “perché siano una cosa sola”. Da molti anni la nostra Chiesa ha scrupolosamente seguito il cammino della desiderata unità attraverso il dialogo pan-ortodosso e inter-cristiano. Con discrezione e sobrietà la nostra Chiesa ha una presenza ininterrotta e a pieno titolo nel Consiglio Mondiale delle Chiese, nel Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, nel Consiglio Pan-Ortodosso delle Chiese. Essa prende parte al dialogo con la Chiesa Cattolica, la Chiesa Anglicana, i Vetero-Cattolici,  e i Cristiani Pre-Calcedonesi come con le altre grandi religioni monoteiste quali l’Islam e per estensione il Mondo Musulmano. In particolare questo dialogo è un obbligo poiché viviamo e ci muoviamo all’interno dell’ospitale ambiente musulmano e le nostre vite sono legate a quelle dei fratelli musulmani, creature dello stesso Dio e credenti nell’Unico Dio.

La Chiesa Ortodossa, dunque, non rifiuta il dialogo. Al contrario lo cerca. Il cammino ecumenico costituisce la sua natura e la sua tradizione. Nessuno può rimanere solitario e chiuso in se stesso, tenendo egoisticamente per sé la “perla preziosa” del Vangelo. ”Un Cristo” e “Un Gregge”, l’ “Unità di tutti” sotto l’Unico Salvatore e Signore, per cui preghiamo incessantemente durante la celebrazione del Sacrificio Incruento sul Santo Altare – tutto ciò è un obbligo per ciascuno. E noi vi assicuriamo che il Venerabile Patriarca di Alessandria e di tutta L’Africa continuerà ad offrire la sua “moneta spirituale” in questo comune sforzo.

A questo punto permettetemi di menzionare due punti che attestano la consapevolezza delle Chiesa Ortodossa riguardo al Movimento Ecumenico.

La Chiesa Ortodossa, nei duemila anni della sua storia, ha testimoniato la sua esistenza nel mondo e continua ad attestare la pura ed autentica fede cristiana del Signore e dei Santi Apostoli fino alla fine dei tempi. Essa non cerca la Verità nel contesto del dialogo teologico con le altre confessioni cristiane. Essa possiede la Verità e attesta la Tradizione Apostolica e l’Immutata Dottrina dei Padri a tutti quelli che cercano sinceramente di scoprire le radici della vera fede cristiana. Questo è il cuore della sua missione – la trasmissione della luce della vera fede alle nazioni che “non conoscono la verità”.

Nel 1986 si è riunito a Ginevra (Svizzera) il secondo Comitato Inter-Ortodosso Pre-Conciliare del Grande e Santo Sinodo. Nella sua agenda vi era il tema “la Chiesa Ortodossa e il Movimento Ecumenico”. Il Comitato ha dichiarato formalmente e solennemente che:

1. “La Chiesa Ortodossa ha la profonda convinzione e la consapevolezza ecclesiale di essere colei che porta e da testimonianza alla fede e alle tradizioni della Chiesa, Unica, Santa, Cattolica e Apostolica. Essa crede fermamente di occupare un punto cardinale nel Mondo Cristiano contemporaneo rispetto all’obiettivo dell’unità della Chiesa.”
2. “La Chiesa Ortodossa, pregando incessantemente per la stabilità delle Sante Chiese di Dio e per l’unione di tutte”, prende parte al Movimento Ecumenico dal suo principio e ha contribuito alla sua formazione e successiva evoluzione. Questo è dovuto al profondo spirito ecumenico della Chiesa Ortodossa che, lungo tutta la sua storia, ha lavorato per il recupero dell’unità cristiana che si era persa particolarmente nel V, XI e XVI secolo. Dunque la partecipazione ortodossa al Movimento Ecumenico non è estranea alla storia della chiesa ortodossa. Ciò costituisce un recente tentativo di esprimere la Fede Apostolica nel nuovo contesto storico e confrontandosi con le nuove domande esistenziali.

Dai punti summenzionati possiamo chiaramente vedere le pre-condizioni stabilite dalla nostra Chiesa per portare avanti il dialogo. Essa ha una profonda consapevolezza della propria responsabilità per il recupero dell’unità nel mondo cristiano.

Dunque, guardiamo ora al significato dell’unità cristiana e i frutti desiderati che essa può offrire al mondo di oggi.

San Giovanni Damasceno definisce “l’Unità” la “perichoresis delle differenti parti senza che esse si annullino” (Fonte della Conoscenza, 25, PG 94, 665). Questa definizione contiene tutti gli elementi che mostrano in modo corretto l’incontro tra punti di vista inter-ecclesiali e inter-cristiani. Ignorarli vorrebbe dire rifiutare il permanere storico della cristianità stessa.

Il riconoscimento che oggi vi siano, all’interno della famiglia cristiana, diverse “parti” – cioè Chiese e Confessioni.
L’intenzione sincera di eliminare ogni tentativo di cancellare o annullare queste (diverse) parti in vista della desiderata unità, e
La “perichoresis” come una situazione onorevole di creazione di legami di familiarità, comprensione e profonda comunione tra i gruppi cristiani.

L’Unità non può essere certamente il risultato di compromessi e arrendevolezze. Né può essere il risultato del voler giungere a una conclusione o l’imposizione di decisioni con modalità inaccettabili. L’Unità descritta da San Paolo nella sua Lettera ai Galati (5, 22) è il risultato della grazia dello Spirito Santo. Non si impone attraverso la maggioranza numerica o con il potere di questo mondo. Comprende solo l’amorevole intenzione di capire e rispettare i nostri fratelli cristiani. L’Amore è il nostro contributo personale e deposito della pura Verità. Ciò è compiuto in uno spirito di umiltà senza compromessi, senza sincretismo o arroganza spirituale. Questo è l’unico metodo conosciuto dalla Chiesa Ortodossa. È questo il metodo che Essa accetta e ha mantenuto in tutta la sua lunga tradizione, metodo definito dai Santi apostoli e dai Padri teofori dei Sette Concili Ecumenici.

 Miei cari fratelli,
viviamo in un tempo caratterizzato da estremi problemi e barriere spirituali. Viviamo in una nuova struttura sociale che deifica l’individualismo. Le emozioni e i sentimenti hanno perso terreno in favore della durezza. La chiarezza della mente ha ceduto il passo a uno stato di sostanziale confusione, la grandezza alla miseria, il dialogo all’introversione difensiva, al fanatismo e alla paura degli altri, il mistero della comunione con i propri fratelli ai conflitti fratricidi.

“Ascoltate la parola del Signore, o Israeliti, poichè il Signore ha un processo con gli abitanti del paese. Non c`è infatti sincerità né amore del prossimo, nè conoscenza di Dio nel paese”.   Osea 4,1

 Questa è la realtà del nostro mondo. Esprime le dimensioni del creato e dell’increato, l’esperienza del rifiuto e del diniego, della divisione e della caduta. Il cambiamento nell’uomo da persona “a immagine di Dio” ad un essere razionale senza fede, senza speranza, e significativamente senza il desiderio di abbracciare l’altro, è veramente un incubo.

Confrontandosi con questa situazione le comunità cristiane devono essere in grado di rispondere in un modo essenziale, unificante, indivisibile e responsabile. L’insegnamento eterno del nostro santo predecessore, Cirillo di Alessandria, fa eco a ciò che è la responsabilità di ciascuno di noi:

“Noi, che portiamo il peso della responsabilità del sacerdozio, non rispondiamo solo per noi stessi, ma anche per tutti i credenti in Cristo”.

  Diamo un insegnamento all’umanità con il nostro esempio, lo sforzo comune verso la desiderata unità, l’amore, la comprensione, la tolleranza e la solidarietà.

 Io spero e prego che le condizioni difficili della realtà multiculturale di oggi ci portino più vicino alla comprensione reciproca, così che noi tutti viviamo la verità della nostra fede tramandataci dai Padri della Chiesa Una, Santa e Indivisa dei primi secoli. Il nostro mondo offre una vasta gamma di filosofie, informazioni, conoscenze tecniche e scientifiche. Tuttavia manca dell’amore per Dio e per l’uomo, di comunicazione sincera ed essenziale tra le persone, di cooperazione e aiuto reciproco, di accordo di prospettive – cioè gli elementi che costituiscono la sostanza dell’unità.

 Noi, i pastori e Padri delle nazioni cristiane, avendo assaggiato il nettare dolce del desiderio dell’unità e condividendo l’esperienza di un Dio che si è donato in un mondo frammentato, supplichiamo il Signore Onnipotente di conferire a tutte le nazioni e i popoli della terra pace e fratellanza, concordia e amore, giustizia ed eguaglianza.

 “Vivete in pace e il Dio dell`Amore e della Pace sarà con voi.” (2Cor 13,11).

 Grazie 



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