A Jakarta
Santini, 16 anni, abita a Cilincing, periferia Nord di Jakarta. Qui le adozioni a distanza della Comunità di Sant’Egidio sostengono il lavoro delle suore Figlie della Carità, in indonesiano Suster Puteri Kasih, che nella zona aiutano circa 300 bambini.
Cilincing è una baraccopoli che sorge sul mare, fatta di palafitte dove vivono famiglie che hanno come unica fonte di sostentamento la pesca. Ci addentriamo nella baraccopoli. Come una sorta di fabbrica a cielo aperto, decine e decine di persone di tutte le età sgusciano cozze appena pescate che saranno poi vendute nei mercati circostanti. Si cammina su un tappeto di cozze e più ci si addentra tra le baracche più proliferano mosche e zanzare. Il tutto circondato da immondizia e acqua stagnante. È un miracolo che i bambini vadano quasi tutti a scuola. Santini, 16 anni, ci accoglie nella sua piccola baracca, priva di servizi igienici, presa in affitto dai genitori. Vive lì con i genitori e altri quattro fratelli. Ci ringraziano per il sostegno che da oltre 3 anni Santini riceve. Ora grazie all’adozione a distanza frequenta un buon liceo, e all’inizio dell’anno riceve tutto l’occorrente per la scuola: i libri, il materiale scolastico, l’uniforme nuova. È molto orgogliosa di essere giunta al liceo, unica nella sua famiglia, e non ci nasconde il suo desiderio di continuare a studiare per diventare da grande un medico, e aiutare tante persone malate.
In Indonesia la scuola è molto cara, un privilegio di pochi, e nella capitale i costi sono particolarmente elevati. Spesso le famiglie non si possono permettere di mandare a scuola tutti i figli.
Sumatra e le isole Mentawai
Il nostro viaggio prosegue a Padang, Ovest Sumatra, dove la Comunità di Sant’Egidio adotta a distanza una sessantina di bambini in diversi quartieri poveri della città. Giungiamo nel quartiere di Santa Maria. La nostra referente per le adozioni a distanza, Eveline, mi indica una collina verdeggiante, dove non sembra esservi nessun segno di vita umana. Eppure, inerpicandosi sulla collina, attraverso una rigogliosissima foresta di palme e di bambù, si scorgono a poco a poco le case dei nostri bambini. Bisogna proprio venirli a cercare, per accorgersi di loro. Alcune case sono costruite in muratura, altre sono baracche di diversi materiali (plastica, lamiera, legno, ecc.). Il sentiero è particolarmente ripido e quando piove diventa scivoloso. Continuando la scalata arriviamo in una piccola casa dove ci accoglie una donna sorridente, la madre di Ferry, 10 anni, uno dei bambini adottati a distanza. In famiglia, solo il padre lavora occasionalmente, alla giornata. Finalmente in lontananza vediamo ritornare dalla scuola Ferry con la sua bella divisa nuova e la cartella. La sua sorpresa è grande nel vedere che siamo venuti a cercarlo. È raro ricevere visite nella sua casa, così lontana dai centri abitati. La madre ci dice che Ferry è il più bravo della classe. Ogni giorno si sveglia molto presto per raggiungere la scuola, che si trova a un’ora di cammino. Ma Ferry non sembra lamentarsi, anzi è contento perché a scuola incontra tutti i suoi amici. Facciamo delle foto insieme, ci chiede di salutare il suo padre adottivo, che dall’altra parte del mondo si prende cura di lui.
Per raggiungere l’isola di Sikakap, bisogna affrontare un lungo viaggio, della durata di 15 ore, in piccole imbarcazioni in partenza dal porto di Padang. Ma spesso il mare non lo permette e gli abitanti di Sikakap restano isolati. Lì manca quasi tutto. I generi di prima necessità costano molto perché provengono dalla terra ferma. Il sostegno alimentare che i bambini ricevono grazie all’adozione a distanza vuol dire molto.
Al centro di Java
Il giorno dopo raggiungiamo in aereo il cuore dell'isola di Java e ci rechiamo nel villaggio di Imugiri, alla periferia di Yogyakarta, dove vivono tutte famiglie musulmane molto povere. Ci accolgono in festa, tra canti, preparati per l’occasione in tre lingue (indonesiano inglese e arabo) e testimonianze di piccoli e grandi. Ci riuniamo tutti nella casa del sig. Purwanto, alle porte del villaggio. Numerose sono le preghiere di benedizione e di ringraziamento per il lavoro della Comunità. Ancora ricordano il maggio 2006 quando un terribile terremoto devastò la zona di Yogyakarta distruggendo le loro modeste case.
Grazie al contributo della Comunità di Sant’Egidio molte di quelle case oggi sono state ricostruite e anche la scuola, nel quartiere di Baciro, nel centro della città. Nel cortile della scuola è stata posta una targa di ringraziamento per l’aiuto ricevuto.
Sono venuti proprio tutti i bambini e i ragazzi adottati a distanza nel villaggio di Imugiri. Fitri, 13 anni, ci ha ringraziato molto per il sostegno che riceve e ci ha chiesto di aiutarla a realizzare il suo sogno di andare all’università. A nome di tutti i genitori il sig. Purwanto ci ha detto “noi non abbiamo nulla da dare in contraccambio per quello che fate ma chiediamo ogni giorno a Dio di benedire la Comunità e tutti coloro che ci sostengono. Ci auguriamo che i nostri figli crescano bene, educati ai valori della pace e della convivenza pacifica tra popoli e religioni diverse”. Si legge nei loro occhi la gioia e lo stupore di essere aiutati, e non dimenticati, da gente tanto lontana e diversa.
Questa amicizia senza frontiere né culturali né religiose è forse ciò che più li colpisce e “li incoraggia ad andare avanti” come ci ha detto la madre di Mariyati. Una delle canzoni con cui siamo stati accolti dice: “lavoriamo insieme in pace e amore”. Siamo ben lontani dall’immagine di un Islam fondamentalista qui a Imugiri, queste famiglie credono fermamente nell’incontro e nel dialogo tra diversi, unica via per costruire un futuro migliore per i propri figli qui in Indonesia, ci spiegano.
L’adozione a distanza rappresenta un segno concreto dell’amicizia tra genti diverse, un ponte tra ricchi e poveri, europei e asiatici, cristiani e musulmani, nel nome di una convivenza pacifica. Ci sembra davvero che l'Europa e l'Asia siano più vicine, ci si sente parte di una stessa famiglia, che fa festa attorno ai bambini, preparando il loro futuro. Il sogno di un mondo migliore parte anche da qui.
Marina Vecchio
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