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11 Settembre 2017 16:30 | Petrikirche

Discorso di Sua Beatitudine Giovanni X



John X


Patriarca greco ortodosso di Antiochia e di tutto l'Oriente
Amato pubblico,
 
Innanzitutto, vorrei ringraziare gli organizzatori di questa conferenza, la Comunità di Sant’ Egidio, con cui ho avuto la possibilità di incontrarmi a Roma quattro anni fa. Vi porto i saluti con tutto il cuore, da parte dei fedeli della Chiesa di Antiochia.
 
In questo giorno dell'anno 2001, alcune persone erano terribilmente ingannate e accecate, che rapirono aerei e passeggeri, mettendo in atto un piano che ha causato un ignobile attacco terroristico negli Stati Uniti, un evento che ha fatto sentire a tutte le nazioni una piangente vergogna.
 
Oggi, dopo esattamente sedici anni, troviamo questo "octopus" che colpisce l'intero pianeta, nascondendosi ovunque. Oggi siamo stati raccolti qui, in questo luogo, nella stessa data, provenienti da diversi ambiti sociali e religiosi, per sottolineare che tutti noi aneliamo al ramo d’ulivo, la pace. Quel giorno, alcuni avevano immaginato che stavano bussando alla porta del cielo mentre si schiantavano con l’aereo sui grattacieli; non si rendevano conto che stavano solo toccando l'oscurità abissale per aver strappato vite innocenti intessute da Dio, create dalla Sua potenza e dal suo Amore. 
 
Nei nostri giorni, con rammarico vediamo che questa peste ha devastato molte regioni. Vediamo grandi e piccoli paesi che agonizzano sotto il suo giogo, investendo nel suo nome, o implorando misericordia. Vediamo società che patiscono la morte, gli spostamenti, la violenza e le disgrazie della guerra sotto nomi lucidi che non hanno nulla a che vedere con la verità.
 
Queste parole che oggi io stesso dico, il Patriarca di Antiochia, potrebbero sembrare pessimistiche, ma non avrebbe potuto esistere espressione meno voluta per descrivere i sospiri dei cuori dei suoi figli in queste circostanze. All'inizio del 2011, alcune persone hanno iniziato quella che è stata denominata la primavera araba. Posso assicurarvi che, come cristiani del Levante, tutto quello che abbiamo mai visto di quella "primavera" era il rosso anemone dei nostro figli, dei nostri anziani e del sangue dei nostri martiri. Sin dal primo momento, essi hanno visto solo la disperazione delle guerre: la violenza, lo spostamento, il rapimento, la morte sulle coste del mare, il terrorismo, i movimenti estremisti, la distruzione delle chiese, la sicurezza delle persone bersagliata, lo  smantellamento di stati e sistemi.
 
Tutto questo, e il mondo millanta, o semplicemente ignora ciò che succede, consapevolmente o inconsapevolmente. Tutto questo e il mondo cade in basso o scende a compromessi. Blocca l’approvvigionamento dei viveri e distribuisce armi con generosità. Talvolta grida davvero, e talvolta si mette a piangere.
 
L’unico ruolo della Chiesa di Antiochia nel cuore di questo levante ferito, che è a noi molto caro, è quello di essere il ponte più importante tra Oriente e Occidente. Come cristiani d’Antiochia, abbiamo plasmato il nostro cristianesimo sulle parole degli Apostoli. Siamo stati battezzati innanzitutto con il Battesimo di Cristo; nel nome di Cristo battezzammo Antiochia e dintorni. Non è attraverso dottrine o filosofie che abbiamo conosciuto Cristo e lo abbiamo custodito nei nostri cuori ma attraverso una forte volontà, la saggezza e una storia autentica.
 
Ci siamo convertiti al cristianesimo molto prima che quest’ultima diventasse la religione di un impero.  Abbiamo succhiato la fede con il latte e siamo stati iniziati alla vita cristiana insieme ad un amore appassionato per la nostra patria. Più tardi, come cristiani di Antiochia, abbiamo parlato arabo. Oltre alla geografia, questa lingua ci ha introdotti alla civiltà araba e ci ha insegnato a comprendere meglio l'islam e i nostri fratelli e sorelle musulmani. A causa di tutti questi fattori, la Chiesa di Antiochia e i cristiani di Antiochia in generale sono considerati il ponte dell'armonia e del dialogo tra Oriente e Occidente, Europa e Asia, Cristianesimo e Islam e tutte le altre religioni. Sono stati i primi ad aver testimoniato un autentico rapporto fraterno con tutte le denominazioni, nonostante tutti gli alti e bassi della storia nell'antico Levante. Questo è un ruolo unico svolto dalla Chiesa di Antiochia e dalla presenza cristiana in Medio Oriente. È un ruolo a cui attiriamo l'attenzione del mondo, oggi, quando il fianco di Cristo è lasciato sanguinare, ferito dalla lancia del terrorismo che assale il Medio Oriente, provocando un flusso sanguigno di cristiani esiliati, insieme ad altre comunità, e molte altre disgrazie. Non importa quanto orribili, queste cose non ci allontanano dalla nostra patria, che è il nostro cuore e la nostra anima.
 
Sono qui nel cuore dell'Europa per condividere i sospiri del mio popolo con quelli che mi ascoltano, di ogni tipo di cultura e nazione e di produrre con tutti voi, cari fratelli e sorelle, una sincera richiesta di pace, una chiamata da rivolgere alle orecchie dei politici e delle grandi potenze di questo mondo. La Siria ne ha avuto abbastanza di guerre sulla sua terra! La Siria ne ha avuto abbastanza di tutti quelli che fanno i vaghi  e ignorano i fatti, accontentandosi di ricevere false informazioni dai media.
 
Sono qui per esporre e sussurrare nelle orecchie dell'Europa cristiana una manciata di agonia Levante cristiano, insieme a fratelli e sorelle di altre comunità. Fra le uccisioni e migrazioni forzate che essi hanno subito a causa delle attuali atrocità, c’è il caso dei nostri fratelli i Vescovi di Aleppo Yohanna Ibrahim e Paul Yazigi delle comunità ortodosse siriane e greche, che sono stati rapiti da più di quattro anni in assenza di qualsiasi informazione e in un diffidente silenzio internazionale.
 
Oggi chiediamo la pace in Siria e la stabilità in Libano, in Medio Oriente e in tutto il mondo, che paga un prezzo molto alto, purtroppo, a causa del terrorismo inquieto e serpeggiante.
 
Signore, donaci lo spirito della tua giusta pace, scenda su di noi come un balsamo per la tanto attesa e ricercata pace terrena.
 

 

#peaceispossible #stradedipace
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