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12 Septiembre 2011 16:00 | Residenz, Allerheiligen-Hofkirche

La libertà religiosa via delia pace di Antonella Mularoni



Antonella Mularoni


Secretary of State for Foreign Affairs of the Republic of San Marino

Signor Presidente,
Autorità,
Signore e Signori,

è con grandissimo piacere che prendo la parola oggi a Monaco,nell'ambito di questo evento così ricco di significato e così pieno di contenuti, e mi è ancor più gradito perché è una beiia occasione per presentare i valori di riferimento della piccola Repubblica che rappresento, che ha fatto -della difesa della libertà, e dunque anche della libertà religiosa, una delle ragioni caratterizzanti il suo essere Stato.

Sul fronte specifico della libertà religiosa, durante la presidenza del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa nel 2007 il mio Paese ha scelto proprio il dialogo interculturale e interreligioso quale elemento caratterizzante tale Presidenza.

A seguito di una originale Conferenza internazionale sul dialogo interculturale e interreligioso, alla quale parteciparono anche i rappresentanti delle tre principali religioni europee, organizzata a San Marino appunto in quel periodo ed in quel contesto, scaturì un documento finale che ha impegnato i 47 Paesi Membri del Consiglio d'Europa ad un incontro annuale su questo tema.

Anche nelle altre organizzazioni internazionali di cui fa parte, l'azione sammarinese è sempre stata e continua ad essere tesa alla volontà di comprendere le ragioni degli altri nonché alla difesa costante dei diritti e delle libertà fondamentali dei singoli e dei popoli. Fra queste certamente un ruolo primario è ricoperto dalla libertà religiosa.

Allo stesso tempo, la Repubblica di San Marino è da sempre fiera delle sue radici cristiane, che ne hanno originato l'esistenza e permeato la storia e che l'hanno resa una comunità così diversa dalie altre presenti nei secoli scorsi nel territorio delia penisola italica. Tale forte riconoscimento si esprime anche in vari momenti delia vita pubblica, ma ciò non le impedisce di rispettare chi ha un credo diverso ed in tale fede intende condurre la vita propria e quella della famiglia.

E' con questo spirito e per questa ragione che la Repubblica di San Marino ha sostenuto lo scorso anno insieme ad altri Paesi il ricorso italiano innanzi alla Grande Camera deiia Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso riguardante l'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, nella convinzione che rispettare la libertà religiosa degli altri non significa nascondere i segni del credo religioso condiviso dalla maggioranza dei suoi cittadini, che è uno degli elementi caratterizzanti la storia e la cultura del Paese.

Spetta certamente in primis alla classe politica essere capace di coniugare ii sentimento religioso del popolo di cui si è i rappresentanti con il rispetto profondo e convinto di coloro che aderiscono ad altre fedi, che devono sentirsi liberi di professarle o di non professarne alcuna anche se vivono in un Paese dove la loro appartenenza religiosa
non è prevalente.
Per la politica non è un esercizio sempre facile, ma è un esercizio doveroso se vogliamo essere capaci di costruire comunità responsabili e solidali, in cui tutti si sentano parte attiva avendo la certezza di vivere in un Paese ove il loro sentimento religioso o la loro assenza di sentimento religioso sono rispettati. Fra l'altro la classe politica europea è tenuta a conseguire tale obiettivo proprio in ragione della adesione alla Convenzione europea dei diritti e deiie libertà fondamentali. L'Europa non ha dunque scelta, deve assolutamente
riuscirci.

E' certo che non ci può essere rispetto della libertà religiosa senza la disponibilità all'apertura ed alla conoscenza, scevre da strumentalizzazioni, dell'altrui fede. E non ci può essere conoscenza, e quindi presa di coscienza, di una diversità senza il dialogo e la volontà sincera di capirsi e di rispettarsi. Questo vale per tutte le componenti della vita dei singoli e deile comunità e dunque anche per la componente religiosa.

D'altra parte la storia, anche recente ed attuale, ci dimostra che l'incapacità deiia politica di gestire la convivenza di fedi diverse sul proprio territorio o nel rapporto con gli Stati confmanti rappresenta unrovinoso fallimento, che ha trascinato tante generazioni in guerre decennali che hanno fatto decine e decine di migliaia di vittime e che non riescono a dare ai popoli interessati da tali fenomeni alcuna speranza di un futuro migliore.

I1 titolo di questo workshop non poteva dunque essere più azzeccato, solo ove la libertà religiosa di ogni persona è veramente rispettata i popoli sanno costruire e consolidare un percorso di pace e di rispetto delle diverse componenti della società. E solo quando ognuno sa di essere apprezzato e valorizzato per quello che è veramente, e dunque anche per la libertà religiosa che professa o che non professa, si può sentire davvero parte di una comunità inclusiva che rispetta le sue convinzioni più profonde. Ed in tali condizioni è molto più difficile immaginare il ricorso alla violenza, nelle sue diverse forme. Credo che oggi la capacità di gestire tali aspetti e di risolvere annosi problemi che trascinano da lungo tempo guerre più o meno note o dimenticate sia diventata una priorità assoluta anche per la comunità internazionale.
La storia infatti ha dimostrato che questi conflitti da soli non si risolvono: essi si risolvono soltanto se c'è una forte volontà politica che si traduce in azioni concrete e convincenti nei confronti di tutte le parti in causa. E non sempre tale forte volontà politica da parte della
comunità internazionale si è manifestata o non sempre si è manifestata con coerenza.
Solo la capacità di fare questo renderà peraltro più credibile la comunità internazionale agli occhi di tutti i popoli ed assicurerà la pace e lo sviluppo di regioni del mondo che hanno diritto - dopo tante sofferenze - di raggiungere tali obiettivi.

Signor Presidente,
desidero rivolgere un ringraziamento sentitissimo agli organizzatori di questo evento per la grande opportunità di dialogo che viene offerta a tutti noi in queste giornate.
In un momento storico così difficile da tanti punti di vista, nel ricordo di quello che successe 10 anni fa e nella ferma volontà di creare le condizioni affinché eventi simili non abbiano a ripetersi mai più perché rappresentano una grande sconfitta per l'intera umanità, occasioni come questa ci inducono ad essere ottimisti e a pensare che i costruttori di pace saranno certamente ricompensati.
E concludo con una frase abbastanza scontata, ma che ritengo la politica debba tenere costantemente presente: senza rimuovere gli ostacoli alla pace e senza dialogo l'umanità non sarà in grado di avere un futuro poggiato su basi solide, che sole possono garantire il vero sviluppo dei singoli e dei popoli.
Grazie.



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