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6 Settembre 2015

Andrea Riccardi: “Gli Stati e le religioni non possono rassegnarsi di fronte alle guerre: solo la pace potrà fermare l'esodo dei rifugiati"

All’inaugurazione dell’incontro internazionale di Tirana. “La pace è sempre possibile”

 
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TIRANA - “Oggi qualcosa ci preoccupa: la diffusa rassegnazione a subire la storia di violenza, terrorismo, guerra, come fenomeni inarrestabili. Come se la pace fosse un’utopia perduta nel secolo passato”. Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, all’inaugurazione dell’incontro “La pace è sempre possibile”, lancia il suo grido di allarme di fronte al “fallimento” della comunità internazionale e alla rinuncia dell’opinione pubblica a reagire di fronte ai conflitti in corso. Fa l’esempio della Siria: “Da più di quattro anni muore ogni giorno sotto i colpi di una guerra terribile, che dura più della prima guerra mondiale. Mi chiedo: dove sta un movimento per la pace in Siria? Dove nei Paesi arabi? Dove in Europa? Dove nel Mediterraneo? La passione per la pace sembra esaurita”. Ma – afferma Riccardi – non ci si può rassegnare di fronte alla guerra: “I siriani giungono in Europa. Solo una riconquistata pace in Siria e in Iraq potrà farli restare nella loro terra. I siriani, come altri rifugiati per la guerra o per i disastri ambientali, lasciano le loro terre. Chi ha diritto di fermarli?”.

Ma il sentimento di rassegnazione interroga anche le religioni: “Non devono – si chiede Riccardi – aprire un discorso più forte sulla pace e il suo valore? Qualcosa si deve sbloccare nel mondo delle religioni: di fronte alla domanda di pace di tanti popoli, di fronte ai rifugiati che bussano, di fronte alle teologie della violenza. L’autoreferenzialità dei credenti è il sonno dello spirito. Le religioni devono esprimere la ribellione della coscienza morale contro la violenza e il male. La violenza uccide l’uomo, ma prima distrugge la sua umanità e la sua anima religiosa”. Fa l’esempio di tanti europei, che in questi giorni si sono “sbloccati” andando incontro ai rifugiati, nonostante i muri e le proteste populiste: “La religione crea, nell’amore, un legame con l’altro. Per questo bisogna incontrarsi e dialogare fra diverse famiglie di credenti e dialogare con i laici e gli umanisti”.

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