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19 Gennaio 2017 | ROMA, ITALIA

''L'amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione'': meditazione del pastore valdese Paolo Ricca

A Santa Maria in Trastevere per la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

 
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Santa Maria in Trastevere, 18 dicembre 2017.

2 Cor 5, 14-19
L'amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro. Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.

Cari fratelli e sorelle,
l'amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione: questo è il tema della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani che è iniziata proprio oggi, e che celebriamo insieme a tutti i cristiai del mondo. Durante questa settimana è come se fossimo già un'unica Chiesa. Non lo siamo ancora, ma durante questa settimana ci incontriamo, preghiamo, predichiamo, ragioniamo, parliamo come se lo fossimo. Siamo ancora divisi, ma sempre più spesso facciamo l'esperienza di unità. Così non sappiamo più bene se siamo divisi o se siamo uniti, non sappiamo più bene quanto siamo divisi e quanto siamo uniti. Potremmo dire che siamo a metà strada tra divisione e unità: non siamo più veramente divisi, non siamo ancora veramente uniti, ma siamo a metà strada. In questa situazione nella quale si trova tutta la cristianità, riceviamo una spinta: l'amore di Cristo ci spinge.

Ci siamo fermati a metà strada, e in questa posizione qualcuno ci spinge avanti. Non possiamo più essere fermi. Abbiamo fatto nei decenni passati tanti progressi nei rapporti tra le Chiese, non ci facciamo più la guerra, non parliamo più male gli uni degli altri, ci riconosciamo come cristiani, abbiamo stabilito dei rapporti di buon vicinato, però alla fine siamo ancora ciascuno a casa sua: io sono cattolico, tu valdese, lui pentecostale, lei ortodossa... ciascuno a casa sua, siamo diversi, ciascuno a casa sua. Siamo fermi a questo punto, a metà strada tra divisione e unità. E' a questo punto che Cristo ci dà una spinta, la spinta che ci obbliga ad andare oltre, che vuole darci il coraggio che non abbiamo ancora avuto, il coraggio della riconciliazione.
Va bene il buon vicinato, ma non basta. Abbiamo bisogno di una spinta per passare dal buon vicinato alla riconciliazione. Che cos'è questa parola, riconciliazione? Non lo sappiamo, è una cosa di Dio.

Abbiamo sentito l'apostolo Paolo: "Tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé". Non siamo noi che ci siamo riconciliati con lui, è lui che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo. Ma non soltanto noi siamo stati riconciliati con lui, ma addirittura il mondo è stato riconciliato, "non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione". Questa parola Dio l'ha messa in noi. Non è una parola che è venuta fuori dal nostro cuore, dal nostro spirito, dalla nostra pietà, dalla nostra fede, ma è Dio che l'ha messa dentro di noi, perché diventi nostra, vuole che impariamo questa parola sconosciuta che appartiene non alla nostra lingua, ma alla lingua di Dio, vera lingua straniera. La vera lingua straniera non sono l'inglese, il cinese o l'arabo, ma è la lingua di Dio. Questa sera siamo invitati a sillabare una unica parola di questa lingua straniera, la parola riconciliazione.

Che cos'è questa parola? Lo dico ricorrendo a un'altra parola di un'altra lingua, il greco. La parola greca per riconciliazione è katallegé. Nel cuore di questa parola c'è allos, che significa "altro". Riconciliazione vuol dire diventare altro. Qui comprendiamo perché la riconciliazione è così rara nel mondo, ed è rara anche nella Bibbia. Nella Bibbia ci sono due racconti di riconciliazione: quello tra Esaù e Giacobbe e quello tra Giuseppe e i suoi fratelli, e poi basta. Abbiamo innumerevoli storie di divorzi, separazioni e contrapposizioni, ma solo due di riconciliazione: perché? Sono solo due nella Bibbia perché non sono quasi mai presenti nel mondo. Il motivo è che riconciliarsi significa diventare altro. Non c'è nulla di più difficile al mondo che diventare altro, siamo sempre gli stessi, questa è la nuda verità.

Nella Bibbia c'è una splendida illustrazione di quello che è riconciliazione in quanto diventare altro, è la storia della riconciliazione di Giacobbe con Esaù, veri fratelli separati, si odiavano come di più non si può. La notte prima di incontrare il fratello, Giacobbe fa un'esperienza straordinaria, lotta per tutta la notte con un uomo che non è un uomo ma è Dio, cioè non lotta soltanto con se stesso, con i suoi risentimenti o i suoi pentimenti, ma lotta con Dio. Questo vuol dire che tra lui e Esaù, i due fratelli che si devono riconciliare, in mezzo c'è Dio. Se vuoi arrivare al tuo fratello separato devi passare attraverso Dio. Non c'è una via diretta che non passi attraverso Dio.
Che cosa succede in questa lotta di tutta la notte di Giacobbe con Dio? Succede che alla fine il vecchio Giacobbe muore. C'è un vecchio Giacobbe che deve morire, è quello che non si sarebbe mai riconciliato con Esaù. E nasce un nuovo Giacobbe, che non si chiama più Giacobbe: Dio gli dà un nome nuovo, si chiama Israele, colui che lotta con Dio. Qui vediamo rappresentato al meglio che cos'è la riconciliazione, che è diventare altro. E' soltanto diventando altro da quello che eri, soltanto morendo a quello che eri e diventando qualcosa di nuovo, dal vecchio Giacobbe al nuovo Israele, solo così è possibile la riconciliazione.
Diventare altro, diventare nuovo.

Poiché siamo nella settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, diciamo che cosa ci insegna questo passo biblico: ci insegna che solo un nuovo protestante si può riconciliare con i cattolici, e solo un nuovo cattolico si può riconciliare con i protestanti, solo un nuovo ortodosso si può riconciliare sia con i cattolici sia con i protestanti, solo un nuovo israeliano si può riconciliare con i palestinesi e solo un vecchio palestinese si può riconciliare con gli israeliani. Ci sono un vecchio protestante, un vecchio cattolico, un vecchio ortodosso che devono morire, affinché nascano un nuovo protestante, un nuovo cattolico, un nuovo ortodosso che abbiano il coraggio della riconciliazione senza accontentarsi del buon vicinato, e che sentono dietro e dentro di sé questa spinta di Cristo che ci rimette in cammino verso la riconciliazione. Abbiamo bisogno di questa spinta.
Amen

Paolo Ricca

Dal 18 al 25 gennaio le preghiere e gli incontri ecumenici con i cristiani delle diverse confessioni. Gli appuntamenti con Sant'Egidio


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