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6 Agosto 2012

SIRIA - Accordo di pace a Qalamoun sulla linea tracciata dagli oppositori a Roma

I villaggi cristiani si collocano nella stessa linea e si uniscono all'appello stilato a Sant'Egidio

 
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Damasco (Agenzia Fides)- Nuovo successo dell’iniziativa “Mussalaha” (Riconciliazione) che si sta adoperando per dimostrare che esiste una “terza via” possibile, alternativa alla guerra e alle armi, quella della società civile.
Secondo quanto riferiscono fonti locali all’Agenzia Fides, il 30 luglio è stato firmato un “accordo storico tra le forze dell’opposizione di Qalamoun e i rappresentanti di Mussalaha di Yabroud, Qâra, Nebek e Deir Atieh e dintorni”. La regione di Qalamoun è un’area di altopiani situata tra Damasco ed Homs che comprende i villaggi cristiani di Maaloula (dove si continua a parlare l’aramaico, la lingua vernacolare di Gesù) e di Saydnaya (dove è collocato il Santuario della Madre di Dio) oltre agli antichi monasteri di Santa Tecla, Mar Touma, Mar Moussa e Mar Yakoub. La popolazione è in maggioranza sunnita ma vi è pure una forte presenza cristiana che è rispettata grazie ad un patto che risale di tempi di Saladino.
Da mesi diversi villaggi della regione, si erano proclamati "indipendenti" e avevano paralizzato le istituzioni statali (comuni, stazioni di polizia, tribunali) e della vita civile (con scioperi diffusi e permanenti). Questa fase di disobbedienza civile è stata accompagnata da una insurrezione armata con miliziani che attaccavano postazioni dell'esercito, ma anche alcuni civili ritenuti vicini al governo o troppo concilianti con il regime. Ai miliziani si sono aggiunte le bande criminali che hanno approfittato del disordine e della mancanza di sicurezza per rapire persone a scopo di estorsione ed effettuare rapine contro fabbriche, depositi, negozi.
L’accordo si unisce alla dichiarazione di Roma dei gruppi dell'opposizione riuniti dalla Comunità di Sant'Egidio (vedi Fides 27/7/2012). In base a tale accordo l'opposizione rinuncia all’opzione militare, e, quindi, vieta ai suoi membri di attaccare le forze governative, militari o di sicurezza e i civili. Essa depone le armi e rimette la sicurezza nelle mani dello Stato. Da parte sua il governo continua a dare alla popolazione civile la libertà di esprimersi democraticamente attraverso manifestazioni e sit-in .
Grazie all’accordo, riferiscono le fonti di Fides, i prigionieri politici che non si sono macchiati di delitti di sangue sono stati liberati e le persone rapite a scopo politico o di lucro sono state rimesse in libertà. “Le famiglie sunnite divise tra oppositori e lealisti oltre tra oppositori di diverse fazioni si ritrovano riunite da questo accordo che dimostra ancora una volta la forza di persuasione della società civile che ricostruisce a partire dai capi tribali e di clan, con l'accompagnamento delle autorità religiose, un patto sociale che non può essere completo finché il rumore delle armi non si sarà spento in tutta la Siria” concludono le fonti di Fides. (L.M.) (Agenzia Fides 31/7/2012)


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