change language
usted está en: home - ecumenis...diálogo - encuentr...r la paz - roma 201...go y paz newslettercómo contactarnoslink

Ayuda a la Comunidad

  

Liturgia de Acción de Gracias por el 50 aniversario de la Comunidad de Sant'Egidio

10 de febrero, a las 17.30 h Basílica de San Juan de Letrán

Más dificultades para los más pobres para encontrar, conservar o quedarse en una casa

Presentación de la guía DÓNDE 2018

Llegan a Italia los primeros corredores humanitarios de 2018. La nueva fase del proyecto que se ha convertido en un modelo de acogida e integración para Europa


 
versión para imprimir
29 Septiembre 2013 17:00 | Auditorio Conciliazione

Discorso del Cardinale Agostino Vallini all'Assembela di Apertura del Meeting Il Coraggio della Speranza



Agostino Vallini


Cardenal, vicario general de Su Santidad para la Diócesis de Roma

Cari  amici ,
1. A tutti loro un cordiale saluto, espressione di stima e di sincera amicizia, a nome del Vescovo di Roma, il Papa Francesco, e della comunità cattolica di questa città, che a distanza di 17 anni è lieta di ospitare nuovamente il Pellegrinaggio annuale per la pace dei Leaders religiosi, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. 

2. Siamo a Roma, terra intrisa dal sangue dei martiri della fede cristiana, città a vocazione universale,  di arte e di cultura, dove la difesa e la promozione della dignità dell’uomo, della solidarietà  e del dialogo tra le religioni  hanno casa.   
3. “Il coraggio della speranza”: è un tema che ad uomini, non credenti, ma retti e pensosi sullo svolgersi delle vicende umane, suona come un invito a leggere il termine “speranza” quasi come sinonimo  di   “rivoluzione”; parola che evoca non più le ideologie del novecento, ormai superate, ma un appello al cambiamento profondo, al capovolgimento di valori e di assetti.
    Il sistema vigente – essi dicono - è giunto a una crisi senza rimedi: l’economia, l’organizzazione sociale e del lavoro, la qualità della vita dei popoli confliggono con la continuità del sistema stesso. Rivoluzioni come quelle socialiste, ad esempio, oggi sarebbero impossibili: la classe operaia, organizzata in grandi fabbriche, impegnata in un lavoro anonimo e alienante, come quello della catena di montaggio, (almeno in occidente), non esiste più. Essa è sostituita quasi sempre da macchine computerizzate e affidate a competenze diverse. Lo stesso concetto di classe, come pure di massa, non ha più riscontro nella società attuale. Oggi non si parla nemmeno più di popolo, ma di individui, che si aggregano sulla rete, senza  conoscersi e senza vere regole. Nell’era tecnologica è possibile trasmettere idee e informazioni con la velocità e l’espansione inimmaginabili solo qualche anno fa, le quali determinano aggregazioni di sconosciuti. Si pensi poi a  coloro che detengono il controllo finanziario, i quali  possono comandare i flussi di capitali senza mostrarsi, forse anche senza conoscersi. 

4. Se dunque questo passato non ha prodotto un cambiamento   dei rapporti tra gli uomini che potesse dare sostanza ad una  speranza    credibile, vuol dire che la  speranza non è riducibile a visioni puramente mondane.  E’ necessario collegare la speranza, anzi l’uomo stesso e il suo destino, a più alte sorgenti. L’uomo incapsulato nell’immanenza non spiega se stesso, non salva se stesso: l’orizzonte è troppo angusto, le energie sono deboli, il cuore è infermo, se non malato di egoismo o di narcisismo.
Dinanzi alle sfide della post-modernità, in un mondo segnato dalla secolarizzazione e dall’indifferentismo, non vale più né deplorare, né rimpiangere. L’uomo ha bisogno di comprendersi a partire dalla trascendenza, ha bisogno di entrare nel mistero,  solo radicandosi in una profonda dimensione di interiorità, solo in Dio può trovare ispirazione e   risposte ai grandi interrogativi dell’esistenza, dando significato alla storia. 
Le grandi religioni o quanti sono sinceri cercatori di verità, nonostante le differenze, hanno in comune – per così dire - un elemento genetico: sono portatori di una scintilla dell’origine che li sprona a lavorare per la pace e la giustizia tra i popoli1.
E’ in questa lucida consapevolezza, che non attenua le difficoltà e gli ostacoli, che desideriamo ancorarci come ad un fondamento per il comune operare che favorisca l’unità tra i popoli e la costruzione della pace.

5. Che cos’è dunque il coraggio della speranza? O meglio, per quale speranza dobbiamo impegnarci con coraggio?  La nostra speranza “è l’incontro con il Signore di tutti i signori, l’incontro con il Dio vivente e ..  per questo trasforma dal di dentro la vita e il mondo” (Spe salvi, 4). 
In questa luce ci aiuti a riflettere la grande figura di Abramo, padre delle tre grandi tradizioni monoteistiche. 
Invitato a “uscire dalla sua terra” per “andare verso” una mèta promessa che si realizzerà in futuro, si sente dire: «Farò di te una grande nazione e ti benedirò e renderò grande il tuo nome»,  (Gen 12,2).  «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo» (Gn 15, 1).
Qui sta  la radice della speranza di Abramo: la promessa   si realizzerà,  ma la certezza che si realizzerà poggia non su presupposti umani, che ne lascino ragionevolmente presagire il compimento,  ma sulla parola di Dio nella quale Abramo deve imparare a riporre completamente la sua fiducia. Dalla fede nasce la speranza.
Ed Abramo «credette in YHWH, che glielo accreditò come giustizia» (Gen 16, 6). San Paolo dirà che Abramo ha raggiunto  qui il livello più alto: “credette, saldo nella speranza contro ogni speranza” (Rom 4, 18).  
Questa è la speranza che non delude, che è in grado di illuminare, orientare, condurre oltre le fatiche, le angosce, il dubbio, le paure, oltre la stessa morte. La fede dà sostanza alla speranza, perché non è soltanto apertura della vita all’Onnipotente, è protendersi verso un futuro che cambia il presente, imprime coraggio e rafforza la pazienza.

6. Permettete che io ponga ancora una domanda: questa speranza riguarda solo l’individuo?  No; essa ha a che fare con la costruzione del mondo, secondo i vari contesti storici, le diverse culture, le attese dei popoli. Gli uomini speranzosi percepiscono di avere  un compito per il mondo. Nel medioevo Bernardo di Chiaravalle, parlando della vita nei monasteri, affermava che ai monaci si può applicare la parola dello Pseudo-Rufino: “Il genere umano vive grazie a pochi; se non ci fossero quelli, il mondo perirebbe…” (Sententiae III,118). La responsabilità per il mondo deve dunque tradursi in servizio al bene comune, non solo con l’apporto della scienza, ma soprattutto con l’orientamento di forze  che sono  motivate dalla speranza. Il Papa Benedetto XVI ha scritto nell’Enc. Spe salvi, 26: “Non è la scienza che redime l’uomo. L’uomo viene redento mediante l’amore” (Spe salvi, 26). 
In un tempo in cui la “globalizzazione dell’indifferenza” porta ad un immiserimento delle coscienze e ad un’incapacità di  mettersi nei panni degli altri, siamo chiamati  ad impegnarci, ciascuno nella propria comunità religiosa, a che la globalizzazione diventi un’opportunità per avvicinare i popoli, integrare le diversità verso  un mondo più giusto e più unito.
Le parole che Papa Francesco ha rivolto ai rappresentanti delle Chiese e di altre religioni all’inizio del pontificato, il 20 marzo scorso, costituiscono un riferimento prezioso per i lavori di questi giorni: “La Chiesa cattolica è consapevole dell’importanza che ha la promozione dell’amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose .... Essa è ugualmente consapevole della responsabilità che tutti portiamo verso questo nostro mondo, verso l’intero creato, che dobbiamo amare e custodire. Noi possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione, per costruire la pace. Ma, soprattutto, dobbiamo tenere viva nel mondo la sete dell’assoluto, non permettendo che prevalga una visione della persona umana ad una sola dimensione, secondo cui l’uomo si riduce a ciò che produce e a ciò che consuma: è questa una delle insidie più pericolose per il nostro tempo”.
Proviamo dunque ad indagare le coordinate di una “rivolta spirituale”, con la quale affrontare la crisi e superarla, con il coraggio della speranza. Saranno i temi della crisi ambientale, che tanto alimenta i nuovi movimenti di protesta in tutto il mondo, o la sfida della fame,   oppure i disagi delle periferie “esistenziali” in società sempre più urbanizzate, ad interrogarci sulla sofferenza umana,  e sarà il coraggio della speranza la chiave interpretativa unificante a dare ad essi un’impronta nuova, radicata sul valore della gratuità come antidoto al rinserramento nell’io. Il nostro tempo ha nuovamente  bisogno di messaggi positivi che contrastino con il pessimismo e la sfiducia assai diffusi in mezzo alla gente e dentro le istituzioni.   L’umanità sembra entrare in un nuovo ordine di cose, come i segni di risveglio religioso indicano con chiarezza.
 
7. Cari Amici, nel mondo di oggi è ancora tanto presente la cultura dello scontro e della guerra. E’ necessaria una grande alleanza per la pace. Cooperiamo con questo incontro ad allargare lo spirito di Assisi a ogni popolo e a farlo penetrare nel cuore di tante situazioni di sofferenza e di sospetto, perché fiorisca la pace.


EVENTOS CONECTADOS
en el mundo

PROGRAMMA
PDF

RETRANSMISIONES VÍDEO
Programa

NOTICIAS RELACIONADAS
23 Octubre 2013

La valentía de la esperanza: tres vídeos


Desde Costa de Marfil hasta Roma, las imágenes de los encuentros de este año entre hombres y religiones se han transmitido por televisión
IT | EN | ES | DE | FR | PT | CA | ID
3 Octubre 2013
SAN ANTONIO, ESTADOS UNIDOS

The Courage to Hope. El espíritu de Asís en Texas


Líderes religiosos y estudiantes han participado en el encuentro de San Antonio que ha seguido el encuentro de Roma
IT | EN | ES | DE | PT
2 Octubre 2013
ABIDJAN, COSTA DE MARFIL

También en África, "La valentía de la esperanza"


Encuentro con las religiones en Abiyán en conexión con Roma
IT | EN | ES | DE | FR | PT | CA | ID
1 Octubre 2013

Mensaje del Papa Francisco a los participantes del Encuentro Internacional por la Paz "La valentía de la esperanza"

IT | EN | ES | DE | FR | PT | CA | ID
1 Octubre 2013
Deslegitimar el terrorismo religioso

El intelectual indio Kulkarni: El terrorismo religioso divide in primis las religiones de las que nace.

IT | EN | ES | DE | PT | CA | ID
1 Octubre 2013
Deslegitimar el terrorismo religioso

El teólogo católico Armand Puig: "El terrorismo en nombre de Dios es un ataque a cada creyente"

IT | EN | ES | PT | CA | ID
todas las noticias relacionadas

NOTICIAS DESTACADAS
6 Febrero 2018

Sant'Egidio, 50 años al servicio de la paz - entrevista a Marco Impagliazzo


"Satisfecho de haber hecho descubrir a muchos la alegría del Evangelio"
IT | ES | CA | ID | HU
4 Febrero 2018 | MACERATA, ITALIA
Comunicado de prensa

Macerata, solidaridad de Sant'Egidio con las víctimas: una delegación visita a los heridos en el hospital


“Al lado de quien ha sufrido el odio y el racismo. No al desprecio que provoca violencia”
IT | ES
1 Febrero 2018 | IRAK

Iraq: preocupación de Sant'Egidio por el recurso a la pena de muerte

IT | ES | DE | FR

PRENSA RELACIONADA
6 Septiembre 2015
Shekulli
“Takimi i paqes”, krerët botërorë të feve mblidhen në Tiranë
11 Noviembre 2013
Herder Korrespondenz
Religion und Frieden: Internationales Treffen der Gemeinschaft von Sant'Egidio
29 Octubre 2013
Roma sette
Preghiera e condivisione fondamenta della pace
13 Octubre 2013
SIR
Insieme scegliamo il coraggio della pace
6 Octubre 2013
La Vita del Popolo (Treviso)
La pace delle religioni
todo relacionado con la prensa