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1 Ottobre 2013 19:00 | Piazza del Campidoglio

Contributo di Alganesh Fessaha


Alganesh Fessaha


Presidente della “Associazione Gandhi”, Eritrea

 

Porto la testimonianza di dialogo e di pace che vivo ormai da 5 anni nel deserto del Sinai.

Sono eritrea e vivo in Italia da 35 anni. Da vari anni vengo chiamata a qualsiasi ora della notte e del giorno da profughi eritrei, etiopici e sudanesi che fuggono dai loro paesi per salvarsi la vita e che vengono rapiti durante il viaggio dai trafficanti. 

I profughi, quando arrivano nei campi che si trovano in Sudan, vengono rapiti dai beduini sudanesi che li rivendono ai beduini egiziani del Sinai per circa 3000 dollari a persona. I beduini li tengono incatenati sotto terra in prossimità delle loro case e chiedono ai familiari un riscatto che può variare dai 30 ai 50 mila dollari.

Per costringere i familiari a pagare il riscatto, poi, li torturano e violentano le donne.      

In questa situazione drammatica si è aperta una  via di speranza attraverso una collaborazione molto significativa con uno Sheik  salafita del Sinai .

Quattro anni fa ho incontrato lo Sheik Mohammed perché me ne hanno parlato i rifugiati cristiani e musulmani. Mi dissero: “C’è un uomo di religione islamica che ci aiuta a fuggire dalle mani dei trafficanti”.

Sono andata a trovarlo, abbiamo parlato ed è iniziato un dialogo e una collaborazione pacifica per la liberazione dei rifugiati senza il  pagamento del riscatto. Negli ultimi due anni abbiamo liberato 480 prigionieri dalle mani dei beduini. Lo Sheik tutti i venerdì parla alle famiglie dei beduini che hanno fatto prigionieri i profughi.  Dice loro che per il Corano e per la religione non è ammissibile fare violenza alle persone e non si può guadagnare sulla vita delle persone. Anche io che sono cristiana mi sono ritrovata nello stesso spirito.  Spirito di coraggio e di speranza. Lo Sheik mi protegge come se fossi sua sorella e difende la vita dei cristiani come se fossero suoi parenti.  Il dialogo, l’incontro tra persone di fedi diverse per difendere la vita dei poveri ci fa trovare uniti nello spirito. La preghiera accompagna sempre i miei viaggi e trovo la forza della fede nell’incontro con i rifugiati e nell’incontro con lo Sheik Mohamed. Oggi nel Sinai il fenomeno della tratta delle persone si è ridotto del 30%.  Credo che possiamo debellare totalmente questa piaga attraverso il lavoro collettivo, attraverso la preghiera, la fede e il Coraggio della Speranza. Ringrazio la Comunità di Sant’Egidio per aver organizzato questi giorni di preghiera e di speranza perché mi rinforzano nel mio percorso. Porterò la prossima settimana lo spirito di questi giorni allo Sceik Mohammed che invia i suoi saluti a tutti voi e particolarmente alla Comunità di Sant’Egidio.   

 

 

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