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28 September 2016

Roma. Benedetto XVI, l'umiltà di un grande pastore

Presentata a San Gallicano la biografia di Elio Guerriero Lombardi: «Aiutare il cammino della teologia dall'interno» Parolin: «Ecumenismo, strada irreversibile verso la comunione» Riccardi: «Un grande uomo di cultura europea»

 
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Un uomo umile, un pastore sempre attento alle persone e alle cose della Chiesa, esercitando la cura con la volontà di ispirare in ogni situazione i sentimenti della riconciliazione e della pace. È il Joseph Ratzinger che non ti aspetti quello che è emerso ieri sera dalle parole dell'ex direttore della sala stampa valicarla padre Federico Lombardi, attuale presidente della Fondazione Ratzinger-Benedetto XVI, e da quelle del cardinale Pietro Parolin che (essendo lui impegnato in Colombia per la storica pace fra governo e Farc) sono state lette dall'assessore alla Segreteria di Stato vaticana monsignor Paolo Borgia. L'occasione è stata la presentazione, al Complesso San Gallicano di Roma, del libro di Elio Guerriero "Servitore di Dio e dell'umanità". La biografia di Benedetto XVI edita da Mondadori. Una tavola rotonda coordinata da Marco Impagliazzo e che ha visto anche l'intervento di Andrea Riccardi.
Lombardi, nel raccontare la lunga frequentazione con Benedetto, ha fra tante cose ricordato un recentissimo incontro con lui al monastero Mater Ecclesiae in Vaticano. Sempre attento all'evoluzione della speculazione teologica, «mi ha detto che bisogna aiutare il cammino della teologia in modo positivo perché continui a crescere nella Chiesa. E per fare questo bisogna aiutare la teologia dall'interno, perché dall'esterno serve a poco». E questo stile umile di attenzione e di cura pastorale che il cardinale Parolin ha ricordato partendo dalle prime parole di Benedetto dalla loggia di San Pietro: «Dopo un grande papa i cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore della vigna del Signore».
Quel suo essere un operaio della vigna ne ha segnato l'intero pontificato, che lui stesso, ha spiegato Parolin, ha caratterizzato come quello di un pastore che ama le sue pecore e per esse è pronto a soffrire, ma è anche consapevole che amare significa pascerle col nutrimento di Dio. Umile, ha proseguito il cardinale, anche nella continua richiesta ai fedeli di essere aiutato nella preghiera «affinché non fugga davanti ai lupi». Allo stesso modo va considerato quel suo rifarsi al monachesimo benedettino proponendo (inascoltato) al mondo l'urgente equilibrio fra scienza, fede e carità. Così anche il suo impegno in favore dell'ecumenismo considerato, ha sottolineato Parolin, «come la strada irreversibile verso la comunione voluta da Gesù, mettendo al primo posto la preghiera incessante per chiedere al Signore il dono dell'unità». E «non si stancava mai di dire che la pace è un dono di Dio che si può ottenere solo con la preghiera».
Parlando della biografia di Guerriero, Riccardi ne ha sottolineato la completezza e la capacità di far emergere Joseph Ratzinger come «un uomo dal pensiero vigoroso, un grande uomo di cultura europea», capace di «comunicare la fede in modo ragionato» e dialogante e attento alle capacità di ognuno. In questo senso «i suoi libri su Gesù sono una grande innovazione per il papato». Benedetto XVI può «essere considerato il primo papa moderno o, se si vuole, il primo postmoderno». Una modernità che tutti oggi riconosciamo a Francesco per quel modo di giungere al cuore delle persone, ma della quale Benedetto è stato il precursore proprio nell'umile dedizione al ministero petrino.
Lombardi porta come esempio le catechesi del mercoledì e quella particolare capacità di trasmettere fede, spiritualità e mistero nelle omelie: «Ancora adesso, prepara quella della domenica per le cinque o sei persone che l'ascolteranno all'Ecclesia Mater, meditando la Parola tutta la settimana».


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