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September 10 2015

Le lezioni di Albania e Comunità di Sant'Egidio

 
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La paura per gli immigrati non ispira politiche all'altezza delle sfide. Lo abbiamo forse dimenticato: negli anni novanta avevamo paura dell'invasione albanese. Allora in migliaia vennero nel nostro Paese. Fuggivano da un regime comunista chiuso e durissimo, in cerca di futuro e libertà. Oggi non ci si ricorda più di quella storia, anche perché in questi anni c'è stata una vicenda di integrazione molto positiva, di cui sono testimoni tante realtà locali del Veneto. Ora addirittura gli albanesi ritornano, per le crescenti opportunità di sviluppo del loro Paese. È un segnale positivo.
In questi giorni aTirana, 400 esponenti delle grandi religioni partecipano all'incontro internazionale "La pace è sempre possibile: religioni e culture in dialogo", promosso dalla Comunitàdi Sant'Egidio, alla presenza dei ministri italiani Gentiloni e Orlando. La scelta di seguire l'intuizione di San Giovanni Paolo II, che convocò i capi religiosi mondiali nel 1986 ad Assisi per pregare per la pace, trova in Albania una tappa emblematica di come la storia possa cambiare scenari pensati immutabili.
Questo Paese è terra in cui le religioni hanno tanto sofferto nel XX secolo, perché schiacciate dalla dittatura comunista e dall'ateismo di stato. Tanti cristiani diedero la vita per la loro fede. Oggi in Albania c'è libertà religiosa e soprattutto c'è la volontà di vivere insieme, tra cristiani delle diverse confessioni e musulmani: questo è un messaggio molto importante. A Tirana, uomini e donne di tutte le religioni, uomini di cultura ma anche del pensiero laico, si ritrovano con Sant'Egidio a dialogare, per cercare nuove vie di pace, consapevoli che la guerra è madre di tutte le povertà. Non ci sono alternative al dialogo e le religioni possono svolgere un ruolo fondamentale per la costruzione e il mantenimento della pace. Non sembra che le risposte militari degli ultimi anni abbiano portato benefici. Ecco perché cercare vie di pace è essenziale: per contrastare il pessimismo che circonda i conflitti, per contribuire a porre fine al grande esodo che si sta svolgendo sotto i nostri occhi ogni giorno.