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il Foglio

27 Febbraio 2013

Mani pulite in Vaticano

La mistica papale della croce, la scelta di Ratzinger, la diffidenza del mondo anglosassone verso di lui, gli attacchi alla Santa Sede (vacante). Ma "la Chiesa non può farsi dire chi è dagli altri"

 
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"Accipio in crucem" - così il card. Pacelli rispose nel Conclave del 1939 quando gli chiedevano se avrebbe accettato l`elezione a Papa in un tempo di guerra. Da Pio XII a Giovanni Paolo II, il pontificato romano è segnato dalla mistica della croce, che si manifesta soprattutto con la vecchiaia e la malattia dei papi. Con Papa Wojtyla, questa mistica è divenuta quasi quella del martirio, soprattutto con l`attentato del 13 maggio 1981: bisogna resistere sulla cattedra di Pietro, divenuta croce e talvolta causa della proprio morte. La rinuncia dí Benedetto XVI è sembrata smentire questa tradizione radicata nell`animo dei fedeli. Da qui lo sconcerto e lo spaesamento dei primi giorni. Papa Ratzinger, uomo della grande tradizione, ha fatto valere nella sua decisione elementi significativi: la vecchiaia e la carenza di energie di fronte all`investimento umano che il suo ministero richiede. I cattolici stanno cominciando a capirlo, anche se bisognerà comprendere meglio le reazioni in America latina e in Africa. Benedetto XVI ha rappresentato, come lo fu Celestino V, un`eccezione spirituale nella lunga catena dei papi morti sulla cattedra petrina; non ha voluto essere una contraddizione.
Indubbiamente, alla gran parte degli osservatori esterni, la rinuncia è sembrata un fatto di modernizzazione della chiesa. Il grande storico e sociologo francese, Emile Poulat, ha sempre sottolineato come la chiesa ottocentesca e novecentesca di fronte alla modernità viva una domanda: adattarsi o no? La risposta dei papi, pur nella simpatia per la vicenda umana e la sua storia, è stata rifiutare di farsi dettare nelle
cose essenziali l`agenda dal tempo in cui si vive. Giovanni Paolo II l`ha fatto con originalità, senza rinunciare a stare nella storia e senza indulgere a un`antipatia tradizionalista per il tempo presente. Ratzinger ha rifiutato l`interpretazione del Vaticano II come adattamento alla modernità. Questo rifiuto lo si può giudicare in modi diversi: è profezia per i papi e i loro seguaci, anacronismo per chi si aspetta una chiesa che si omologhi al tempo.
Naturalmente le dimissioni del Papa non toccano il cuore duro, dottrinale e spirituale della chiesa di Roma. Eppure, da un punto di vista emotivo e simbolico, hanno un grande valore. Tanto che - lo si sta scrivendo in questi giorni - se non sono adattamento alla modernità, manifestano la fragilità del capo della chiesa. Anche Ratzinger concorda, ma intende la fragilità come fatto dell`età. Per tanti osservatori
la rinuncia papale evidenzia invece una fragilità intrinseca alla chiesa e alla curia: insomma l`"anacronismo cattolico" non regge più alla pressione dei tempi e si scompone. Non regge, perché è contraddittorio, predicando il regno di Dio e praticando una chiesa e una curia piene di veleni e correnti, nonché di debolezze umane. Le dimissioni papali mostrerebbero il fallimento della chiesa, espresso da uno dei suoi uomini migliori, Ratzinger, teologo del Vaticano II, vescovo di Paolo VI, grand commis della curia di Giovanni Paolo II.
Secondo tanti osservatori, la chiesa deve cambiare, umanizzandosi, divenendo trasparente, adattandosi alla società contemporanea.
Eppure la si attacca per essere umana, fatta di uomini e donne normali, quindi peccatori, oppure dalle posizioni differenti. Gli "scandali" del Vaticano sono costante oggetto di comunicazione, tanto da far apparire la curia un "nido di vipere". Si sta affacciando nell`opinione pubblica
un`idea giustizialista: non è l`ora di "Mani pulite" nella chiesa? Questa domanda viene posta in un tempo delicatissimo, la Sede vacante, considerato un passaggio di grande esposizione del cattolicesimo alle pressioni esterne.
Che ci siano motivi di dolersi nella vita ecclesiale è evidente. Lo storico sa però che questi motivi ci furono in altri pontificati. Lo scontro personale e di visione tra Ottaviani e Montini fu forte, tanto che quest`ultimo fu allontanato da Roma per Milano. La repressione della crisi modernista con Pio X (santificato dalla chiesa) fu di grande pesantezza. Precedenti ai casi di Paolo Gabriele ci sono stati in Vaticano.
Miserie umane e opportune diversità di visioni abitano nella curia, nella chiesa, come dovunque vivano gli uomini. Ma oggi, con occhio penetrante, i media mettono in luce tutto questo. Prima al massimo veniva sussurrato. Del resto, prima dei conclavi, dossier spinosi sui cardinali sono sempre circolati. Il card. Agagianian, armeno, candidato sfortunato nel confronto con Giovanni XXIII, fu indebolito da un dossier dei servizi segreti che lo accusava di avere intese con i sovietici.
Quali allora gli elementi di novità oggi? C`è la potenza dell`informazione globale che vuole tutto illuminare. Wojtyla aveva giocato d`attacco con l`informazione della fine del Novecento e dell`incipiente globalizzazione: bisognava essere aperti ai media ma non farsi dettare l`agenda. Del resto lui era Papa, ma anche un grande leader mondiale, vincitore del comunismo, saldamente collocato nella classifica dei top ten del suo tempo. La sua figura, per anni, è stata messa in una zona di sicurezza mediatica, dopo un inizio molto duro.

Papa Ratzinger è arrivato al Papato con un`immagine di inquisitore (un vero falso mediatico, tanto che poi lo si è accusato di debolezza). Fin dall`inizio, ha perso le battaglie con i media. Il Papa ovviamente - se non vuole cedere - ne perde alcune, ma deve vincerne altre, affermarsi come leader e riferimento. Il grande mondo mediatico di lingua inglese (per cui Wojtyla era vincitore del comunismo) non ama questo Papa e forse lo stesso cattolicesimo.
Pesa l`immagine della chiesa cattolica americana. Pesa il dissenso sulle questioni antropologiche. E non ci sono contrappesi in altro
senso. Oggi, paradossalmente, la rinuncia di Ratzinger piace, ma interpretata in senso diverso da quello datogli da lui stesso, come l`allontanamento da una chiesa vecchia, corrotta e contraddittoria. Se così fosse, allora, non si capisce perché, qualche giorno fa, Benedetto XVI ha ringraziato la curia per la sua collaborazione. Ma, per le luci mediatiche, sono dettagli.
Il quadro è intensamente emotivo. Le appartenenze alle scuole teologiche, a conservatori o progressisti, sono allentate o finite nella chiesa. I cattolici sono talvolta spaesati. Lo saranno i cardinali? La spinta, volontaria o involontaria, della pressione mediatica è in questo senso. Si
spiega la reazione vaticana che ha paragonato lo scandalismo all`ingerenza dei principi sul Conclave. Ma c`è differenza:
allora si voleva favorire un candidato per legarlo a un principe che aveva un volto. Oggi cresce un`atmosfera che ridiscute l`identità
della chiesa e la sua alterità al nostro tempo.
In questa transizione al nuovo Papato, manca il dolore che accompagna la morte del Papa unendo i fedeli, come una grande famiglia
orfana del padre. Il cattolicesimo è molto vasto, ben al di là di quello occidentale che è più interno alla visione dei media. C`è il grande mondo latino-americano, africano, asiatico, toccati solo parzialmente dalle correnti che attraversano l`opinione occidentale. Ed è anch`esso chiesa, spesso in angoli difficili. Mi diceva con sorpresa, anni fa, Danielle Mitterrand, moglie del presidente francese e anticlericale: "Come mai quando vado negli inferni del mondo trovo sempre una suora o un cattolico?". Per la chiesa, questi cristiani non sono e non debbono essere marginali.

Eppure in occidente, talvolta nel dolore sincero, nello spaesamento, nel giustizialismo, nella miscela di tanti sentimenti affiora l`idea che la chiesa sia ormai un anacronismo. Ma la chiesa non può farsi dire chi è dagli altri. C`è bisogno di saldi riferimenti. Il Concilio Vaticano II, grande momento di autocomprensione della chiesa, resta come un roccioso monumento dell`identità della chiesa. La costituzione Lumen gentium per prima. C`è poi però bisogno di una narrazione dí quello che avviene alla chiesa, di fronte a un vasto popolo in tanti continenti e in diverse situazioni. E manca in parte. Così tutte le interpretazioni possono accreditarsi in un clima emotivo. Ma, durante la Sede vacante,
solo i vescovi possono darla. Forse la darà il nuovo Papa. Il passaggio è grave.
C`è chi vi vede imminente la fine del cattolicesimo o, almeno, di un tipo di cattolicesimo. Antonio Gramsci, dimenticato pensatore comunista, aveva previsto un "suicidio" del cattolicesimo. Almeno, oggi, si dice che non sarebbe più possibile ìl Papa come lo si è inteso finora, come Giovanni Paolo II, Paolo VI, Giovanni XXIII, i grandi padri del cattolicesimo novecentesco.

Un Papa-padre non è più possibile? La realtà è molto più complessa. La chiesa sta facendo i conti con la globalizzazione, con il suo scenario mediatico, con le sue forze, con una nuova forma di modernità. Che senso avrebbe, in un mondo globale, il Papa-padre? Per i cattolici è segno di unità; per molti un arcaismo da vecchia Europa. In realtà, nel contrasto sulla figura del Papa, si giocano a tutto campo visioni molto profonde del futuro non solo della chiesa. E la battaglia non è guadagnata da nessuna delle parti.


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