| 23 Dicembre 2009 |
Nuova offensiva dei finiani: cittadinanza a 500 mila bambini |
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ROMA — Forse al voto si arriverà solo tra qualche mese, dopo le Regionali, per non per farne un argomento di campagna elettorale, ma la novità è che sarà soprattutto sui bambini, nati in Italia da genitori immigrati, la battaglia per la nuova legge sulla cittadinanza, avviata ieri con il dibattito in Aula alla Camera. Lo chiedono innanzitutto loro, i ragazzi che hanno manifestato, nonostante la pioggia battente, davanti a Montecitorio. Lo chiede la Comunità di Sant'Egidio «preoccupata» per il testo base in discussione, soprattutto perché «non sono minimamente considerati» i minori nati e cresciuti in Italia. Per questo il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo, ha lanciato un appello a tutti i parlamentari: «In Italia ci sono 800 mila bambini immigrati, il 23% del totale degli immigrati, e tra loro — afferma — oltre 500 mila sono nati in Italia: perché continuare a trattarli da «stranieri»?». Già, perché i bambini «naturalizzati italiani» possono diventare un vero e proprio fattore moltiplicatore della integrazione: a partire dai loro genitori e parenti, potranno essere positivamente coinvolti da questa novità, circa due milioni di immigrati. La proposta di Sant'Egidio è stata fatta propria da gli ex di An. Il vicecapogruppo pdl Italo Bocchino ha detto che così i ragazzi rafforzano la loro identità nel momento importantissimo dell'adolescenza. Tanti minori «non possono essere lasciati in una pericolosa terra di mezzo», sostiene anche Granata, finiano doc, cofirmatario insieme al pd Sarubbi di un progetto di legge bipartisan appoggiato dalla Cisl e dal suo segretario Bonanni, anche lui in piazza Montecitorio. Anche il ministro La Russa ha aperto alla possibilità per i bambini di diventare italiani a partire dai dieci anni di età «con una valutazione della scuola, al termine delle elementari». Continuerà, dunque, su questo tema il confronto nella maggioranza tra l'ala finiana e quella più «ortodossa», rappresentata dalla relatrice Bertolini e supportata dal capogruppo Cicchitto. La Lega conferma la linea dura: «La cittadinanza non fa parte del programma di governo». E Casini dell'Udc ribatte: «È nel programma del Paese».
Il Pd cerca di testare la volontà di dialogo. «La cittadinanza», dice il capogruppo Franceschini, «sia il primo banco di prova del clima di dialogo e delle conclamate riforme».
M.A.C.
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