| 5 Maggio 2010 |
DAVANTI AL CARLO FELICE ESPLODE UN APPLAUSO FRAGOROSO |
Passeggiata imprevista, l'abbraccio dei genovesi |
Napolitano a piedi in via Roma fuori cerimoniale: «Viva Giorgio, resisti» |
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DALLA marcia di Radetzky alla marcia di Napolitano. La prima è il valzer, in programma nel concerto del Carlo Felice, che fa arrabbiare la signora Maria Icardi, settantenne in attesa del presidente della Repubblica nell'atrio del teatro: «Ma come, celebriamo l'unità d'Italia e suoniamo l'inno di un austriaco che fu il più fiero avversario della nostra patria? Bisogna studiarla, la storia».
La seconda è il fuori-programma che il presidente concede ai genovesi, poco prima delle sette di sera. Una passeggiata dalla sede della Prefettura al Carlo Felice, lungo tutta via Roma. Un'idea che per poco non fa rizzare i capelli agli uomini dell'imponente servizio di sicurezza. Giorgio Napolitano aveva appena finito di salutare (altro fuori programma) un'ottantina di bambini studenti delle "Scuole della pace" genovesi portati dalla Comunità di Sant'Egidio. Indossano una maglietta con scritto "made in Italy" e a giudicare dall'aspetto i loro genitori vengono da ogni parte del mondo. Consegnano al Presidente una lettera per chiedere una revisione della normativa per la cittadinanza.
Quando Napolitano finisce di parlare con loro («siete molto bravi, spero che l'abbiate scritta tutti insieme») gli uomini della scorta aprono le porte della Lancia Thesis grigio fumo con le bandiere sul cofano.
Ma lui, dopo una giornata di pioggia e di auto, decide di fare quattro passi. La scorta lo marca stretto ma lo lascia libero di stringere qualche mano. Il traffico in entrata in via Roma viene bloccato praticamente all'improvviso.
La strada era già stata perlustrata in ogni anfratto, compresi i contenitori della spazzatura, tutti aperti. Il Capo dello Stato fa un saluto e riceve applausi e grida di incoraggiamento, «Bravo presidente!», «Resisti!», «Viva Giorgio!». Una ragazza esce dal portone proprio mentre sta passando il Presidente, sgrana gli occhi basita e mormora un «salve». Saluti anche per i negozianti e i commessi del lato sinistro della via. L'applauso più convinto attende Napolitano all'ingresso del Carlo Felice, dove si è radunata una piccola folla di curiosi. Gli spettatori del concerto invece lo attendono già dentro, da quasi un'ora. La breve passeggiata è l'unico momento in cui il presidente si concede ai genovesi. Ma i cittadini hanno ricevuto la sua visita con piacere. Nessuna plateale contestazione. Gli orchestrali e il coro del Carlo Felice affidano a una lettera la loro protesta per il decreto Bondi. Una lettera consegnata al commissario Giuseppe Ferrazza in cui si chiede al Capo dello Stato di prendersi cura «della loro voce che potrebbe presto essere ridotta al silenzio».
Al massimo si ascolta qualche mugugno, tra le colonne fuori dal teatro lirico: «Secondo me firma un po' troppo, magari potrebbe essere un po' più duro con il governo» dice Giorgio Pini, ex deputato (nel 1969) che sedeva proprio dalla stessa parte della Camera di Giorgio Napolitano, «ma lui è sempre stato più saggio».
Rossi Emanuele
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