| 4 Novembre 2011 |
Roma, in cucina per vincere l'handicap |
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Hanno investito su loro stessi e dopo un anno ce l'hanno fatta. Ventitre ragazzi disabili hanno concluso il corso "Cucina inclusiva" organizzato dalla Cornunità di Sant'Egidio con il sostegno della fondazione Telecom Italia. «E dodici di essi hanno già trovato lavoro nella ristorazione romana e due sono in trattativa», ha spiegato il portavoce della Comunità, Mario Marazziti, durante la tavola rotonda "Sapori diversi" svoltasi ieri nella sede della camera di Commercio di Roma. Chef, esperti di enogastronomia e di ristorazione hanno insegnato per oltre un anno ai ragazzi come ci si cornporta, ad esernpio, con i clienti e come preparare i piatti della cucina tipica laziale. Ma l'idea che inserire nel rnondo lavorativo giovani disabili non sia impossibile nasce da un'esperienza un po' particolare. «Nel 1998, abbiamo aperto la Trattoria degli amici a Trastevere. Inizialmente - ha detto Filippo Sbrana della Comunità di Sant'Egidio - eravamo un locale piccolo ma poi ci siamo ingranditi: diamo lavoro a tredici persone disabili. Vogliamo dare I idea che non hanno bisogno di assistenzialismo ma possono divenire soggetti attivi della società». E durante "Sapori diversi", questa urgenza condivisa anche dai ventitre giovani allievi è stata rnostrata anche attraverso il documentario di Maite Carpio "Valgo anch'io". Un sorridente Pierluigi Domenici rivela così «che il suo sogno è di avere una farniglia» oltre che lavorare nel mondo della ristorazione. 11 breve filrnato rivela anche corne questi ragazzi abbiano desiderio di impegnarsi senza avere sconti da nessuno. Paola Scarcella della Sant'Egidio nel video cornmenta che «durante il corso di formazione ci sono state pochissime assenze e tutte recuperate». A conclusione della manifestazione, l'assessore al Lavoro e alla Formazione della Regione Lazio, Mariella Zezza, si è impegnata a «sottoscrivere un'altra "trattoria degli amici", magari in un'altra provincia della regione». Una proposta simile ha fatto lo chef Angelo Ttroiani. «Si potrebbe immaginare una scuola di cucina per ragazzi disabili con molta parte pratica, dove s'insegneranno tutte le rnanualità del mestiere», ha detto il ristoratore.
Jacopo D'Andrea
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