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10 Мая 2012

Viaggio tra le radici cristiane dell’Europa

Intervista Cesare Zucconi, Comunità di Sant’Egidio, Membro del Comitato di orientamento di “Insieme per l’Europa”, la manifestazione organizzata a Bruxelles il 12 maggio e che vedrà coinvolte tante città del Continente

 
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Cos'è Insieme per l'Europa e chi vi partecipa?

“Insieme per l’Europa” è un libero convergere di nuove comunità e movimenti cristiani appartenenti a diverse confessioni, che mantenendo la loro autonomia, agiscono insieme per promuovere e sostenere il processo di unità europea. Lo fanno innanzitutto testimoniando essi stessi questa unità, attraverso una fraterna amicizia e il comune impegno evangelico nelle società europee e nel mondo. “Insieme per l’Europa” è un’espressione della società civile europea, cristiani, di diversi Paesi e diverse confessioni, che sentono l’unità europea come una necessità, una priorità del nostro tempo e intendono sostenerla con passione. La storica giornata di Pentecoste del 1998, voluta da Giovanni Paolo II, che ha visto numerosi movimenti cattolici raccogliersi in piazza S.Pietro con il papa, è stata anche una spinta ad una maggiore comunione e collaborazione tra movimenti cattolici, diversi per storia e carisma. Una giornata che Benedetto XVI ha voluto ripetere nella Pentecoste del 2006. Questa corrente di simpatia e questo spirito di collaborazione, su iniziativa in particolare di Chiara Lubich e Andrea Riccardi, si è allargata al mondo protestante tedesco, poi agli anglicani e agli ortodossi in diversi Paesi europei. E ora ci stiamo preparando al 12 maggio a Bruxelles, nella capitale delle istituzioni europee. La crisi economica che sta attraversando il nostro Continente e provocando molta sofferenza e paura ci interroga e ci coinvolge come europei e come cristiani. C’è bisogno di un messaggio forte, di un impegno forte e rinnovato. Solo insieme possiamo uscire da questa crisi, che è anche crisi politica, crisi di futuro e di visioni.

Perché la necessità di mettersi insieme per il Continente?

E’ vero: essere uniti, mettersi insieme è una necessità del nostro tempo, di un tempo non facile. Oggi in Europa c’è come paura del futuro, perché temiamo sia un tempo di crisi maggiore. Abbiamo paura del futuro, perché noi europei siamo invecchiati. Soprattutto temiamo il futuro perché mancano le visioni: Karol Wojtyla, in un verso dei grigi anni polacchi, diceva: «L`uomo soffre soprattutto per mancanza di visione». Mi sembra sia proprio questa la sofferenza europea, la mancanza di visione. Manca la visione perché si è bloccati nella paura. Cosa sarà il domani? Dobbiamo ritrovare la speranza e una visione del futuro. “Insieme per l’Europa” è una realtà, ma è anche una visione: donne e uomini europei uniti. La visione è un’Europa unita: cioè un modo europeo di essere tedeschi, francesi, italiani, spagnoli, austriaci, polacchi, romeni, britannici... Se le istituzioni sono rigide, se i processi ritardano, se i politici esitano, se l’un gruppo getta la responsabilità dei ritardi sugli altri, noi, cristiani europei, dobbiamo avere il coraggio di promuovere un comune sentimento europeo, capace di abitare cuori e menti.

Talvolta le Istituzioni europee sembra abbiano perso il senso delle radici cristiane del Continente. Perché accade questo?

Io credo che questo vada anche letto in una più generale crisi della memoria. Non c’è solo paura del futuro, ma c’è una crisi del passato. Non sappiamo da dove veniamo. Manca il senso della storia e del passato. Spesso non ci si proietta verso il futuro perché non si ha memoria. E’ da qui che può scaturire un sentimento di insieme, unitivo, che divenga per l’oggi e per il futuro una corrente vitale tra i nostri concittadini europei, cristiani e non cristiani, credenti o non credenti, il senso di una missione nel mondo.

Quali sono le emergenze dell'Europa attuale?

C’è la crisi economica con tutto il suo bagaglio di sofferenza, nella crescita dei disoccupati, nell’impoverimento di tanti e soprattutto di chi già aveva poco. A questo dedicheremo una parte della giornata di “Insieme per l’Europa” con alcune testimonianze. Ci sono sette “Sì” ai quali ci siamo impegnati come movimenti cristiani. Uno di essi è il “Sì” ad un’economia equa. Ma c’è anche il “Sì” alla solidarietà e alla responsabilità verso tutta la società, c’è il “Sì” alla famiglia, che è fondamento di una società solidale e aperta al futuro. Dalla crisi si può uscire solo insieme, non ognuno pensando a sé. Gli anziani sono una grande risorsa del nostro continente che viene spesso sprecata. C’è poi il discorso dei giovani in Europa, che è una vera e propria emergenza. Una generazione precaria che sembra non avere prospettive, alla quale vogliamo dare voce nella giornata di Bruxelles. Occorrono politiche ed interventi adeguati per ridare fiducia ai giovani.

Quanto ritiene che sia stata educativa la crisi, e quindi occasione di rifondazione dell'Europa su valori di maggiore equità?

Diceva Benedetto XVI parlando al corpo diplomatico quest’anno che “La crisi può e deve essere uno sprone a riflettere sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione etica, prima ancora che sui meccanismi che governano la vita economica”. Nell’immediato la crisi produce sofferenza, ma anche indurimento, chiusura, paura. E certo non scegliamo e non vogliamo la crisi. Ma la crisi può essere anche occasione di “purificazione”, di riscoperta di ciò che è essenziale, può indurre molti ad uno stile più sobrio, meno opulento, meno sprecone, più solidale di vivere.

Come realizzare un dialogo tra la testimonianza Cristiana e i messaggi che provengono dalle altre confessioni religiose?

L’Europa è una ma molteplice: abbiamo lingue diverse, tradizioni diverse, culture diverse, religioni diverse, odori e sapori diversi. Pensiamo concretamente anche alla realtà dell’immigrazione nei nostri Paesi, delle nostre città. Pensiamo a Rosarno, per parlare della Calabria, che è uno dei punti dolenti della vicenda dell’immigrazione in Italia. Come vivere insieme? Come integrare gli immigrati che vogliono vivere nel nostro Paese e che sono indispensabili per il nostro presente e futuro? Rosarno è anche l’esempio di una mobilitazione civile, di una società, di giovani che si impegnano a costruire ponti. L’Europa, nelle sue diversità, se unita, se solidale, realizza la civiltà del vivere insieme. Ed è davvero la civiltà che manca al mondo.

La tutela dell'ambiente. Perché l'Europa non riesce a dire un no definitivo alle armi nucleari?

Questo è un altro dei sette “Sì”,  il “Sì” al Creato “difendendo la natura e l’ambiente, doni di Dio da tutelare con rispettoso impegno per le generazioni future”. E’ questo un punto nodale per il nostro futuro, così come lavorare per l’unità della famiglia umana, per la pace che noi europei non possiamo tenere solo per noi stessi.



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