- 5 gennaio 2001
Diritti
Umani � Spuntano nuove prove: condannato salvato in extremis in Oklaoma. Ma
in gennaio le vittime saranno 7
�Via
la pena di morte dal mondo�
Marazziti
(Sant�Egidio): nel 2001 la moratoria delle esecuzioni.
Antonellla
Mariani
Oklahoma
City. Un paio di calzettoni insanguinati, una tuta di lavoro e un
coltello, scomparsi misteriosamente e ritrovati in extremis in uno
scaffale del pubblico ministero, hanno, almeno per il momento,
salvato la vita di un detenuto nel braccio della morte dello Stato
dell�Oklaoma. Mancavano infatti poche ore all�esecuzione di
Robert Clayton, prevista per oggi, quando � arrivata la telefonata
del vice governatore. Mary Fallin che concedeva la sospensione di
30 giorni. Il tempo necessario per effettuare i test del DNA che
potrebbero scagionare Clayton, condannato per l�omicidio avvenuto
del 1995, di una ragazza di 19 anni.
In
Oklahoma erano state messe in calendario otto esecuzioni per
gennaio: un record. Il primo sarebbe stato Clayton. Tra una
settimana (11 gennaio) sar� messa a morte Jean Allen, la prima
afro-americana a essere giustiziata negli Stati uniti dal 1954. La
Allen � mentalmente ritardata.
A
dare ragione agli abolizionisti, che sostengono quanto sia alto il
rischio di mandare a morte un innocente, arriva un�altra notizia
dalla Luisiana. . Marted� un detenuto da 13 Anni Nel braccio della
morte, Albert Ronnie Burrel, � stato scarcerato; una settimana fa
la stessa sorte � capitata a Michael Roy Graham. Entrambi sono
stati rilasciati per la �totale mancanza di prove credibili�.
Nessun condannato a a morte del penitenziario dello Stato aveva mai
riguadagnato la libert�.
Per
due che tornano liberi, un altro uomo attende la morte, fissata tra
15 giorni, e spera di poter coronare prima di quella fatidica data
il suo sogno di amore. E� Bobby Lee Harris, in attesa di una
iniezione letale nella carolina del Nord il 19 gennaio. La sua
aspirante moglie, Dagmar Polzin, si � innamorata di lui dopo aver
visto la sua foto su un poster dalla Benetton, affisso in Germania,
nell�ambito della campagna improntata alla denuncia della pena di
morte in USA.
C��
un disegno di un condannato a morte in cui l�autore allarga le
braccia e tocca con entrambe le mani le pareti della cella. Una
rappresentazione forte di uno spazio tanto limitato quanto lo � il
futuro di un dead man walking, un morto che cammina. Questo disegno � stato una
delle molle che ha fatto scattare l�impegno di Mario Marazziti,
tra i fondatori storici della Comunit� trasteverina di
Sant�Egidio. Quarantottenne, dirigente Rai, da anni lavora sul
fronte dell�abolizione della pena di morte nel mondo, o, almeno,
di uno stop alle esecuzioni.
Tutto
� cominciato da quel disegno e da altre lettere arrivate da un
condannato afro-americano, Dominique Green-El, con cui alcuni suoi
amici avevano casualmente intrecciato una corrispondenza. La
battaglia � stata impegnativa, ma tra mille ostacoli oggi il
traguardo � pi� vicino rispetto a dieci anni fa. All�inizio di
dicembre Marazziti ha consegnato nelle mani del segretario dell�Onu
Kofi Annan un appello per una moratoria universale delle
esecuzioni, corredata da 3,2 milioni di firme raccolte in 145
Paesi. �Annan ci ha detto: �Sono anch�io della partita�. �
stato il suo regalo pi� bello�, commenta Marazziti.
Oltre
tre milioni di firme costituiscono un buon risultato. Siete
riusciti a sfondare anche il muro cinese?
Non
proprio. Abbiamo raccolto adesioni a Hong Kong e a Macao. Dalla
Cina continentale sono arrivati fogli con qualche centinaia di
nomi.
E
in Arabia Saudita, altro Paese impermeabile alle richieste delle
organizzazioni di difesa dei diritti umani?
No,
l� non siamo riusciti a entrare. Ma in Congo s�.
Comunque,
il Duemila ha offerto grandi soddisfazioni alle organizzazioni come
la vostra.
S�,
quattro Paesi hanno rinunciato alla pena di morte: Albania,
Bermuda, Ucraina e Turkmenistan. Lo Stato americano dell�Illinois
e le Filippone hanno firmato una moratoria. � una tendenza
positiva: negli ultimi quattro anni i Paesi che hanno cancellato
dalla loro legislazione la pena capitale sono passati da 58 a 75. I
Paesi abolizionisti di fatto, cio� che non danno pi� corso a
esecuzioni, sono arrivati a 110. La met� del mondo intero.
Resta
l�altra met�...
C��
un problema di tempi: in alcune zone del mondo sembra che ci
vogliano ere geologiche per scalfire la cultura di morte. Ma alcuni
segnali ci lasciano sperare. In Cina, ad esempio, si � passati
dalle 4 mila alle 1.200 esecuzioni l�anno.
I
volontari della Comunit� di Sant�Egidio intrattengono
corrispondenza con decine di condannati. Che desideri esprimono?
Scambiamo
lettere con 350 detenuti nei bracci della morte di Stati Uniti,
Russia e Ucraina. � l�aspetto pi� toccante del nostro lavoro.
Sono persone � colpevoli o non colpevoli, per noi non fa
differenza � ricche di umanit�. Alcune chiedono del denaro per
acquistare una tomba al di fuori del carcere, perch� aborriscono
l�idea di essere sepolte nei cimiteri delle prigioni, senza una
lapide che le ricordi. In generale, per�, con le loro lettere
chiedono di far ancora parte della famiglia umana.
Quali
sono gli obiettivi per il 2001?
Intensificare
la raccolta di firme per la richiesta all�Onu di una moratoria
delle esecuzioni. Lavoreremo soprattutto negli Stati Uniti, dove
abbiamo avuto solo 200 mila firme: vogliamo arrivare a un milione.
Poi, tra ottobre e dicembre, in occasione della prossima Assemblea
generale dell�Onu, ci auguriamo che l�Europa possa presentare
una posizione unitaria a sostegno dello stop alle esecuzioni. Lo
scorso ottobre proprio la debolezza interna del fronte europeo ha
fatto s� che altri Stati sostenessero che la richiesta di
moratoria costituiva una sorta di �neocolonialismo�. Con il
risultato che la mozione � stata ritirata.
Con
Bush a Washington, la battaglia abolizionista negli Usa � pi�
difficile.
Questo
� vero solo in parte. Abbiamo segnali incoraggianti anche dagli
Stati Uniti: un senatore ha presentato una proposta di legge per
una moratoria a livello federale. Quattro Stati dell�Unione
stanno studiando la stessa possibilit�. Inoltre l�umore
dell�opinione pubblica sta cambiando: fino a qualche anno fa
l�80% degli americani sosteneva la pena capitale, oggi siamo al
60%. Di fronte a un�alternativa alla sedia elettrica, ad esempio
una detenzione certa o la possibilit� di risarcimento ai parenti
della vittima, il consenso scende al 50%. C�� un altro dato che
fa riflettere: 8 americani su dieci sono convinti che negli ultimi
cinque anni siano stati giustiziati degli innocenti. Insomma, la
sfiducia nell�efficacia della pena di morte cresce. � questo il
nostro grimaldello per il 2001.
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