NO alla Pena di Morte
Campagna Internazionale 

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  12/05/01

"Voglio che viva, anche se ha ucciso la mia Julie"

Parla il padre di una vittima dell'attentatol'intervista

Bud Welch aveva un appuntamento a pranzo alle 11,30 di quel maledetto 19 aprile del '95. Aspettava di vedere Julie Marie, sua figlia, interprete di Spagnolo per l'Amministrazione dello Stato a Oklahoma City. Julie Marie non and� a mangiare con il padre, n� quel giorno, n� mai pi�: la bomba di Timothy McVeigh l'aveva uccisa a soli 23 anni, seppellendola fra le macerie dell'Alfred Murrah Building. Ma dopo lo strazio e la rabbia delle prime ore, Welch ha maturato una sua posizione contraria alla pena di morte. E ora gira gli Stati Uniti per parlare contro l'esecuzione dell'assassino di Julie Marie ed � diventato un simbolo della battaglia abolizionista. Repubblica l'ha raggiunto al telefono per chiedergli di illustrare i motivi di questo cambiamento.Signor Welch, che cosa ricorda di sua figlia?"Tutto. Era la mia unica figlia, ed eravamo molto vicini. Rivedo ogni minuto del giorno in cui � stata uccisa. Mangiavamo assieme ogni mercoled� in un ristorante greco che stava davanti al Palazzo federale. Ricordo Julie sempre allegra, di buonumore. Collaborava con Amnesty International e si batteva contro la pena capitale".Riesce a rivivere quella giornata?"E' molto duro per me. Nella prima settimana non riuscivo a capire nulla".Quando � riuscito a realizzare quello che era successo, ha provato rabbia?"Certo: rabbia, e desiderio di vendetta".Ma poi ha cambiato idea. Come mai?"Ho capito che uccidere Tim McVeigh � solo un atto di vendetta e rabbia, e vendetta e rabbia sono i motivi per cui Julie � stata ammazzata. Ora battermi contro questa esecuzione � il mio modo di onorare la sua memoria".Se potesse parlare a McVeigh prima dell'esecuzione, che cosa gli direbbe?"Cercherei di spiegargli chi era mia figlia. Mi basterebbe questo, fargli capire com'era".(g.cad.)