- 11 dicembre 2001
DONNE VIOLENZA
Storia di Safiya: verrà lapidata perché hanno abusato di lei
Maraini Dacia
Nigeriana, sposa bambina a 12 anni, quattro figli. Viene violentata. E la legge
islamica la condanna a morte Storia di Safiya: verrà lapidata perché
hanno abusato di lei di DACIA MARAINI Safiya Husaini Tungar Tudu, della gente
Fulani, nigeriana, è la quinta di dodici figli di un contadino che a tempo
perso fa anche il guaritore. A 12 anni la bambina Safiya viene sposata a un ragazzo
amico di un villaggio vicino, Yusuf I brahim. I due sembra che si conoscessero
dalla prima infanzia e si amassero. Insieme fanno quattro figli, tre bambine e
un bambino. Ma il matrimonio non dura.
La ragazza, come raccontano i giornali francesi che sono andati a trovarla, dice
che filava di buon accordo con il marito, ma le rispettive famiglie litigavano
in cont inuazione. Tanto che, dopo sette anni di convivenza, i due sono costretti
a separarsi. Poco dopo si presenta un altro pretendente, a cui la famiglia Husaini
Tungar consegna la ragazza di 19 anni. Ma il marito, dopo pochi mesi, se ne va
lasciandola so la, senza soldi, con quattro figli da mantenere. Per due anni Safiya
torna con i suoi bambini, a vivere in famiglia. Dove, a suo dire, le facevano
continuamente pesare le tante bocche da sfamare. E così, quando arriva
un altro possibile marito, i suo i la spingono velocemente ad accasarsi. Safiya
si marita per la terza volta, ma anche questo matrimonio dura poco. Evidentemente
non è facile per un uomo, anche se di buona volontà e innamorato,
mantenere dignitosamente quattro bambini che stanno cre scendo a vista d' occhio.
L' uomo finisce per andare via lasciandola ancora una volta sola con i figli da
mantenere.
A quell' epoca, come racconta la giovane donna, un amico del padre, un certo Yacubu
Abubaker, di 60 anni, prende a insidiarla. Lei lo tiene a bada, ma una mattina
che si trova sola con lui, l' uomo, con la minaccia di un coltello, la violenta.
In seguito alla violenza nascerà un figlio, Adama, che l' uomo riconoscerà
come suo.
Ma proprio dopo il parto, nel febbraio del 2001, Safiy a viene arrestata per adulterio.
E la cosa avviene nel modo più grottesco: la giovane donna si presenta
al posto di polizia per chiedere che l' uomo che l' ha violentata e da cui ha
avuto un figlio sia costretto a darle dei soldi per mantenere il bam bino. Lei
non ha niente e, dovendo badare agli altri quattro figli, non può lavorare.
A questo punto la polizia si accorge che la sua posizione è illegale e
l' arresta. Secondo la sharia infatti una donna sposata, anche se poi divorziata,
commette ad ulterio se si accoppia con un altro uomo ed è condannata alla
lapidazione.
Il figlio in questo caso è una prova a carico della donna. "Non capisco",
dice Safiya. "Devo morire per essere stata violentata e l' uomo che l' ha
fatto è libero". Dopo la co ndanna, che viene subito conosciuta in
tutto il mondo per merito di alcuni coraggiosi giornalisti francesi, il primo
marito si rifà vivo e le propone di tornare a vivere con lei. "E'
un uomo buono", commenta Safiya, "sarei felice di tornare nella sua
casa". Ma la legge islamica la punisce con la lapidazione: il rito consiste
nello scavo di una buca nel terreno appena fuori il villaggio, lì dentro
viene piantata la donna come fosse un albero, in piedi, ma in modo che sporga
dalle spalle in su, le braccia rimanendo sepolte anche loro come l' emblema dell'
impossibilità a proteggersi e a muoversi.
A questo punto i suoi compaesani sono chiamati a raccogliere da una montagna di
pietre quelle più grosse e spigolose per lanciarle contro di lei. Do vranno
colpirla finché morirà, prendendola possibilmente sulla fronte e
sulle tempie. Sarà una gara di destrezza e di forza. Si tratta di una pratica
spietata e orribile. Che fa balzare prepotentemente ai nostri occhi la amara condizione
di tante don ne che vivono fuori dalle zone più ricche e avanzate. Troppo
spesso ci siamo crogiolati nel pensiero che in questo inizio di millennio avevamo
raggiunto la parità, che le donne erano diventate "uguali" per
diritti e posizione agli uomini e che ormai il problema era risolto.
Ma chi si guarda intorno, chi ha avuto modo di viaggiare, sa che l' Europa è
un piccolo giardino fortunato rispetto ai tanti Paesi in cui le donne ancora sono
trattate come schiave, considerate spesso incapaci di intendere e di volere, scambiate
e messe all' asta come carne da macello, assoggettate e tenute segregate nelle
case come serve a vita, senza diritti e senza dignità. Nessuno parla dei
due milioni di bambine che vengono escisse ogni anno nel mondo, soprattutto i
n Africa. Per alcune si tratta del taglio della clitoride, per altre di tutti
i genitale esterni, grandi e piccole labbra asportate con un coltello, da una
anziana del villaggio, senza anestesia.
Dopo l' operazione, ogni accoppiamento risulterà per l a donna un dolore
intollerabile, e la nascita di un figlio una vera tortura. Forse l' orribile evento
delle due torri di New York, che ha portato tanti lutti e tanto dolore, che ha
sconvolto il nostro modo di pensare e di guardare Paesi e culture div erse, in
mezzo a tanto orrore ha prodotto una sola buona cosa: ha spezzato le sicurezze
di chi si sentiva al centro del mondo ed ha acuito lo sguardo verso altre culture
e altre condizioni di vita, cominciando da quella delle donne orientali, finora
assolutamente invisibile alla pubblica opinione occidentale. Sono anni che i movimenti
delle donne vanno denunciando ciò che i Paesi poveri, tenuti sotto il dominio
di regime militare o religioso, fanno alle donne.
Ma nessuno sembrava volere ascoltar e. Solo ora, nell' impeto di una guerra che
pretende di chiamarsi di liberazione dal terrorismo, si scopre l' indignazione
per il grado di sottomissione e di infelicità in cui sono tenute le donne
in molte parti del mondo. Non si tratta soltanto dell ' Afghanistan, infatti,
ma di quasi tutta l' Africa, un continente intero, di buona parte dei Paesi dell'
Est, usciti mortificati e spogliati dallo stalinismo, di intere zone depresse
dell' America Latina, di una parte della Cina, della Corea e altri Paesi.
Ovunque il potere politico e militare si instaura, stabilisce per prima cosa regole
severe per il controllo della vita e della morte dei suoi sudditi. Per controllare
le nascite dovrà sorvegliare il ventre delle donne, creando regole e leggi
punitive. Per appropriarsi del diritto di dare la morte, bisognerà tenere
in pugno l' esercito e la polizia.
Senza il controllo di questi due importanti gangli sociali, nessun potente si
sentirà mai del tutto sicuro. In questi giorni ho firmato decin e di appelli
per Safiya. Il grande parlare che si è fatto sui giornali di tutto il mondo
ha fermato la crudele legge della lapidazione. Ma non per sempre. L' ha solo posticipata.
A questo punto chiediamo che non ci si nasconda dietro il rispetto dell e diverse
culture e si chieda apertamente la fine di certe pratiche antiche, nel semplice
nome della sacralità del corpo umano, della sua integrità e della
sua libertà di esistere.
Dacia Maraini
La scheda
LA STORIA
Safiya Husaini Tungar Tudu, nigeria na di 30 anni, a dodici anni sposa un ragazzo
con cui ha quattro figli. Dopo sette anni, i due si separano. Safiya si sposa
altre due volte. Quando anche il terzo marito se ne va, la donna viene violentata
da un amico del padre, di 60 anni. Rimane incinta
LA CONDANNA Safiya va alla polizia per chiedere che l' uomo l' aiuti a provvedere
al bambino. Ma la polizia la arresta per adulterio e la condanna alla lapidazione.
Secondo la sharia, una donna sposata, anche se divorziata, commette adulterio
s e si accoppia con un altro uomo. |